Nicola Di Gioia: una vita spesa per la passione dell’Europa

Nicola Di Gioia: una vita spesa  per la passione dell’Europa

Presso la sede della Rappresentanza dell’Unione Europea di Roma è stato ricordato un grande europeista. Nicola Di Gioia, prematuramente scomparso dieci anni fa. Si è trattato di un ricordo commovente ma non pietistico perché lui così proprio non l’avrebbe voluto. Anzi, sarebbe stato proprio contento ci fosse stata una festa vera e propria. Nicola Di Gioia nel corso dei suoi decenni di impegno per far conoscere l’Europa aveva raccolto migliaia di manifesti e poster perché attraverso di essi erano delineate, in gran parte, le tappe principali del cammino della Comunità prima e dell’Unione Europea, poi.

Manifesti che davano il senso del grande impegno con cui venivano legati lo sviluppo comunitario a temi concreti propri della vita e della cultura delle genti europee. Così attraverso questi poster è possibile seguire i convegni sull’ambiente, l’impegno per la diffusione del concetto di cittadinanza europea, il sostegno alle culture delle tante nostre genti, l’amore per la musica e per il cinema, così come numerosi altre questioni che hanno sempre più interessato la politica e le istituzioni comunitarie.

Gran parte di questi manifesti riguardano il suo impegno diretto di comunicatore. Grazie alla passione dei due figli, Fabio e Lamberto, e della moglie Rossella, che li hanno conservati gelosamente. Sono stati raccolti ed esposti presso la sede della Rappresentanza di Via Nazionale. Adesso offrono la possibilità di seguire un filo rosso rivelatore della poliedricità di cui Nicola Di Gioia sapeva riempire il proprio impegno europeista.

digioia3 Manifesti2_nicola[5]Nicola, io, lo ricordo come un amico prezioso e, in qualche modo, insostituibile e non sostituito. Non solo come lo storico responsabile della comunicazione europea in Italia e, quindi, sempre pronto a collaborare per quella notizia o quel servizio che potevo essere chiamato a realizzare.

Lo avverto come un italiano nel miglior senso della parola. Quello che all’estero onora tutti noi per le sue non comuni doti umane e per l’impegno professionale profuso. Un italiano “non comune” e che, invece, dovrebbe essere del tutto “ comune” incontrare sempre in mezzo a noi.Preparato, preciso, appassionato ma, anche intelligentemente disincantato. Ne aveva viste tante. A Bruxelles, come a Roma, o in altri parti del mondo dove lo aveva portato il suo lavoro.

Ma il fatto di averne viste tante non lo aveva né inaridito né gli aveva tolto la voglia di fare, d’inventare, di provare a far conoscere meglio a tutti, a partire dai giovani, l’Europa. Soprattutto, insisteva sulle grandi occasioni che l’Europa avrebbe portato a tutti noi, anche nella nostra vita pratica, se solo noi italiani avessimo voluto coglierle.

Enorme era il suo rammarico per il fatto che, ad un europeismo retorico e di facciata, non seguisse da parte di tutte le nostre istituzioni un impegno più forte. Sincero era il suo dispiacere nel vedere la scarsa ed affaticata partecipazione degli italiani a bandi e concorsi comunitari. “Sono soldi anche nostri – mi disse una volta – sono tasse sudate da tutti noi e noi non ne approfittiamo. Per sciatteria, per i limiti della lingua, per superficialità e provincialismo”.

digioia2 Manifesti8_Nicola[2]Nicola era aperto al mondo come poche persone che ho avuto la ventura di incontrare lo erano. Pronto a seguire, per capire più a fondo, ciò che in questo mondo stava muovendosi dinanzi ai suoi occhi. Senza per questo perdere la facoltà di discernimento e senso critico delle cose.

Forse è proprio per tutto ciò che lui è sempre stato un lavoratore per “ l’Europa”. Lo ha fatto dalla postazione che doveva occupare a seconda di quel che veniva disposto da Bruxelles. Sempre marciando qualche minuto avanti, a volte anni avanti, di una struttura che, per forza di cose, enorme com’é, ha bisogno di tempo per metabolizzare ed essere convinta sulla bontà di un certo tipo di comunicazione da fare, su un tema da sviluppare e così via.

Per tanti anni a Roma si è impegnato per fare tutto il possibile affinché la consapevolezza dell’essere parte, anche noi, di un progetto più ampio migliorasse gli italiani e facesse recuperare il tanto tempo perduto nei confronti degli altri paesi europei.

Poi, tornato a Bruxelles, si è confermato un prezioso collaboratore del Commissario italiano Carlo Ripa di Meana il quale ricordando Nicola di Gioia ha voluto rendere un omaggio, a tutti quei dirigenti e funzionari cui si deve gran parte della realizzazione del progetto europeo degli anni passati.

digioia5 Piano2_Nicola[3]Ripa di Meana, così, ha voluto riconoscere il merito di tante idee nate dal gruppo dei funzionari europei di Roma e poi spostati e gestiti in sede politica comunitaria: l’uso delle nuove tecniche e dei nuovi mezzi di comunicazione, i programmi sulle donne, il grande progetto Media e così via. Tutte idee cui dette il proprio contributo generoso anche Nicola di Gioia.

Al termine dell’incontro, la pianista Cristiana Pegoraro, si è esibita in un concerto la cui scelta dei brani è voluta essere, assieme, un omaggio alla grande passione musicale di Nicola Di Gioia e alle principali opere ispirate dall’anelito all’unità europea.

Beatrice Zamponi