Napolitano e Letta al Quirinale per trovare una soluzione. Nonostante tutto, c’é lo spiraglio per legge stabilità e quella elettorale

Napolitano e Letta al Quirinale per trovare una soluzione. Nonostante tutto, c’é lo spiraglio per legge stabilità e quella elettorale

Giorgio Napolitano torna a Roma da Napoli dove ha partecipato alle cerimonie per le celebrazioni delle “Quattro Giornate” di 60 anni fa. Nella Capitale, dove incontra il Presidente del Consiglio, Enrico Letta, il Presidente della Repubblica sa di avere dinanzi a sé ben altro che solo quattro giorni di duri combattimenti tra i partiti. Napolitano, il più vecchio politico in servizio permanente effettivo, sa benissimo che, in realtà, è iniziata una lunga ed insidiosa campagna elettorale.

Non si sa quando potrà finire perché troppe sono le variabili di cui devono tenere conto, giorno dopo giorno, i tre che hanno in mano, al momento, il bandolo della matassa.

Nel suo incontro al Quirinale con Enrico Letta, i perimetri del “triangolo” della crisi, aperta dalle dimissioni dei ministri del Pdl, sono così delimitati.

Lato Berlusconi L’ex Presidente del Consiglio, proprio il giorno del suo settantasettesimo compleanno, spara ad alzo zero perché intenzionato, ufficialmente, ad andare alle elezioni anticipate. “Queste elezioni le vinceremo”, sostiene al telefono con suoi sostenitori. Poi, però, via Internet, lancia una ciambella di salvataggio a napolitano e a Letta: potremmo votare la Legge di stabilità e tutte le leggi utili all’economia italiana.

Senatori e deputati del Pdl hanno annunciato le dimissioni dal Parlamento. Contemporaneamente, esce allo scoperto l’avanguardia della pattuglia del Pdl in totale ed esplicito disaccordo con Berlusconi su di una linea estremista. Si dimettono tutti dal Governo, ma ben tre ministri, Gaetano Quagliariello, Beatrice Lorenzin e Maurizio Lupi dicono esplicitamente di farlo solo per obbedienza. Alfano non commenta in alcun modo i passaggi più forti del leader.

Quagliariello e la Lorenzin, in realtà, le dimissioni non le hanno ancora formalizzate. Annunciano addirittura di non avere intenzione di aderire alla neonata Forza Italia. Quagliariello è estremamente duro e conferma che la decisione del Pdl è stata presa da una sola parte del partito.
lorenzin quagliariello
Con una riunione cui non hanno partecipato né il Segretario del Partito, Vice Presidente del Consiglio, capo delegazione Pdl al Governo e Ministro dell’Interno, Angelino Alfano, né i due capogruppo al Senato ed alla Camera, Renato Schifani e Renato Brunetta. Lupi inviata Alfano ad un’assunzione di responsabilità. C’é una voragine più profonda che non viene ancora alla luce?

La conferma, dunque, che la decisione di Berlusconi é stata maturata solamente con personaggi come Daniela Santanché, Denis Verdini, Sandro Bondi e oramai immancabile Niccolò Ghedini. I famosi “falchi”, insomma, che tra poco dovranno dimostrare di aver avuto davvero la vista migliore e più lunga.

Anche Fabrizio Cicchitto si prende la briga di esprimere a voce alta quello che pensa una consistente parte del gruppo dirigente: sono stati tagliati fuori da ogni decisione.

Lato Pd Guglielmo Epifani dice che il suo partito non accetterà un “governicchio”. Non si contenterebbe di raggiungere, comunque, una maggioranza basata su pochissimi voti in più al Senato. Su questo, eventualmente, se la dovrebbe vedere con Giorgio Napolitano, al quale interessa solo non sciogliere le camere. Il Segretario del Pd, però, anche lui, accenna ad uno spiraglio molto simile a quello riverberato da Silvio Berlusconi. Epifani parla della possibilità di fare almeno la Legge di stabilità e la riforma del sistema elettorale.
epifani napoletani
Uno spiraglio atteso da Napolitano che potrebbe appigliarvisi per rattoppare la situazione. Magari, dando vita ad un Letta bis in grado di trovare i voti di ci sta e far durare l’esecutivo fino alle elezioni da tenere il prossimo Febbraio, Marzo. O, addirittura, provare a giungere al 22 Maggio quando in tutta l’Europa si apriranno i seggi per il rinnovo del Parlamento dell’Unione.

Lato dei contrari alle elezioni. Il primo su tutti: Giorgio Napolitano. Anche a Napoli lo ha ricordato. Le elezioni anticipate sono un’anomalia. Il suo compito, ha detto, è quello di verificare che il Parlamento esprima una maggioranza in grado da consentire la formazione di un Governo. Il resto non conta. Che il Presidente non pensi ad una maggioranza “politica” è nelle cose. Vi sono gli stessi presupposti che portarono a fargli conferire l’incarico a Letta: i risultati elettorali dello scorso Febbraio.

Con il Presidente della Repubblica, se proprio dobbiamo dire come stanno le cose, é schierata la pressoché totalità dei mille eletti di Senato e Camera. Lo scioglimento fa correre a tutti il rischio di non rientrare. Solo in pochi possono dormire sonni tranquilli ed essere sicuri che i loro capi li rimettano in lista.

Grillo chiede con continuità le elezioni dallo stesso giorno in cui si sono aperte le urne a Febbraio. L’impressione, però, è che alcuni dei suoi faranno di tutto per non accontentarlo. Nessuno sa esattamente quanti sono, ma in Parlamento tutti dicono che ci sono.
casini monti 1
Scelta Civica non vuole davvero le elezioni, adesso. Un partito diviso tra Monti e Pierferdinando Casini che, dopo aver annunciato l’addio all’Udc, lo ha appena “scongelato” per rimettere il simbolo alla guida delle sue assottigliate schiere. Finiranno per rimettersi insieme, ma è chiaro che l’esperienza non ha funzionato ed i sondaggi non incoraggiano per niente. Ad oggi, non ritornerebbero al Senato.

Nel Pd, è molto probabile che le elezioni farebbero molto piacere a Matteo Renzi che potrebbe provare a vincere le primarie. Non solo quelle per la Segreteria, già previste per l’8 Dicembre, ma anche quelle per la candidatura a Palazzo Chigi. Obiettivo cui, forse, il grosso dell’apparato storico del partito potrebbe provare a portare anche Enrico Letta.

C’è poi l’indistinto “pattuglione” dei “peones” del Pdl. Un indistinto gruppo di personaggi, dai più sconosciuti, che potrebbero finire per dare a Berlusconi una grande delusione. Gente che sta valutando tante cose. Su tutto la riflessione che, salvo un miracolo, su cui non scommette più nessuno, con il 16 Ottobre, Silvio Berlusconi perderà la cosiddetta “agibilità” politica. Se loro lo tradiranno non potrà neppure rimproverarli di persona fino al 15 Ottobre 2014, visto che dai “domiciliari” non potrà più neppure fare una telefonata.

Domenico Scilipoti, massimo esperto in cose di questo genere, sembra abbia già sintetizzato lo stato d’animo di tutti costoro dicendo di non credere nella pratica e nell’opportunità delle dimissioni. Su queste esternazioni é già stato preceduto anche da altri. Da alcuni siciliani e da Carlo Giovanardi.
scilipoti
E’ forse per questo che Berlusconi ha fatto una piccola “virata” prospettando la possibilità che Napolitano e Letta, lavorando di cesello, inventino una soluzione “ponte”. Il Pdl esce, ma prova a portare a casa dei provvedimenti giudicati fondamentali in vista delle elezioni: Imu ed Iva.

Il leader del Centro destra, infatti, continua a sostenere che la crisi non è provocata dalle sue vicende personali, bensì, perché dal fatto che quello di Letta si è rivelato il ministero delle tasse. Che ne dice di questo la pattuglia dei suoi nel Governo, a partire da Angelino Alfano?

Giancarlo Infante