Le consultazioni di Matteo Renzi finiscono come sono iniziate: si prosegue con la stessa maggioranza di Enrico Letta

Le consultazioni di Matteo Renzi finiscono come sono iniziate: si prosegue con la stessa maggioranza di Enrico Letta

Matteo Renzi conclude le consultazioni e sale al Colle del Quirinale per riferire  al Presidente  della Repubblica su come stanno andando le cose. Lungo la strada si é fermato a parlare con il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nella vicina sede dell’Istituto in Via Nazionale. Ovviamente hanno parlato di economia e del posto del Ministro dell’Economia.

Le consultazioni di Matteo Renzi sono finite dal punto dove erano cominciate. Dalla costituzione della stessa maggioranza di governo formata all’indomani dall’uscita dalla coalizione da parte della neonata Forza Italia di Silvio Berlusconi. Del resto, non c’era alternativa credibile dopo le dichiarazioni rese dal Segretario del Pd dinanzi alla Direzione del principale partito del Centro sinistra la scorsa settimana allorquando è stato consumato il “fratricidio” ai danni di Enrico Letta.

Sono passati pochi giorni e sembra che si tratti di un secolo. Si apre, adesso, una nuova vicenda. Restano, però gli stessi attori sulla scena e gli stessi problemi.  Non poteva essere altrimenti viste la dimensione e la complessità delle questioni che riguardano l’Italia del Governo Renzi.

Si riparte, dunque, da una cosa nota: la maggioranza costituita da Pd e dai “piccoli” partiti del Nuovo Centro destra e del “centro”. La famosa liberazione dai partitini deve dunque attendere. Renzi, anzi, intanto li ha rassicurati. La compagine di Governo cambierà, ma non a danno loro. Ha pur sempre bisogno dei loro voti,ma solo nelle prossime ore ne avremo la conferma.

Beppe Grillo e Silvio Berlusconi, invece, accettano il loro ruolo di oppositori perché, evidentemente, preferiscono puntare sul loro “no” piuttosto che su altre ipotesi.

renzi grillo

Grillo, a differenza di quanto fatto con il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ha accettato il confronto con  Matteo Renzi. E’ sembrato, però, che ciò fosse dovuto più alla necessità di recuperare altro spazio mediatico, sulla scia del “comizio” sanremese, piuttosto che a portare un contributo all’uscita  dal Paese dalla situazione in cui si trova. Forse non è andato al Quirinale perché Napolitano non gli concedeva lo “streaming”? Grillo ha la sua strategia e fa bene a seguirla, se ci crede.

Berlusconi ha approfittato dell’incontro con il Presidente incaricato per ribadire ancora una volta quanto creda nell’accordo raggiunto con Renzi in materia di riforma elettorale e costituzionale. Si vedrà se la salita a Palazzo Chigi del Segretario del Pd faciliterà o complicherà il percorso riformatore impostato dai due di fronte al Parlamento.

Renzi, ora, è nella fase destinata a rivelarsi sempre la più tormentata con la nascita di un governo. Siamo entrati, infatti, nella discussione serrata dei posti e dei nomi. La coperta è corta. Tutti resteranno delusi e tutti i partiti, poi, brinderanno all’avere  evitato“mali maggiori”.  Ad esclusione di chi verrà estromesso senza tanti complimenti e perderà incarico e prerogative ministeriali. Ci potrebbero essere, però possibili ripescaggi con le presidenze di alcune commissioni parlamentari per lenire le loro sofferenze.

Nelle ultime ore sembra che al centro del ring sia finita la contesa per il Ministero dell’Economia. Il ministero chiave. La figura principale dell’esecutivo e, persino più determinante, in taluni casi, persino del Presidente del Consiglio. Almeno fino a quando ci si ostinerà a voler unificare tre dicasteri che, per loro natura, dovrebbero svolgere compiti e funzioni diverse: Tesoro, Finanze e Bilancio e Programmazione economica.

Bisognerebbe avere il coraggio di andare contro la demagogia corrente e dire come stanno le cose: un ministero solo che accorpa tutte queste funzioni non solo non è un bene, ma non è neppure opportuno.

saccomanni (1)

Ma in Italia non si fa sempre quel che è bene. Semmai quello che fa ricevere applausi a buon mercato da gente  che crede di risolvere i problemi con quattro chiacchiere da bar. Oltre a non rendersi conto delle manovre che spesso si svolgono dietro la cosiddetta “antipolitica”.

Il Ministro Fabrizio Saccomanni ha annunciato che non parteciperà al G20 di Sydney. Sarebbe dovuto partire in queste ore e,invece, è costretto a restarsene a Roma. Segno che sarà sostituito? Se così non fosse stato, probabilmente, Renzi gli avrebbe detto di andare perché il posto non glielo avrebbe tolto nessuno.

Giancarlo Infante