LA VICENDA DI ROMA IMPLICA UNA RIFLESSIONE SULLA QUALITÀ DELLA CLASSE DIRIGENTE. È NECESSARIO CHE SI CAMBI DAVVERO ALTRIMENTI SAREMO COSTRETTI A RIMPIANGERE LA PRIMA REPUBBLICA – di Giorgio Merlo

LA VICENDA DI ROMA IMPLICA UNA RIFLESSIONE SULLA QUALITÀ DELLA CLASSE DIRIGENTE. È NECESSARIO CHE SI CAMBI DAVVERO ALTRIMENTI SAREMO COSTRETTI A RIMPIANGERE LA PRIMA REPUBBLICA –  di Giorgio Merlo

Il Domani d’Italia pubblica il seguente articolo di Giorgio Merlo che volentieri pubblichiamo

Le vicende politiche legate al Comune di Roma hanno nuovamente riproposto, seppur con analisi e ricette diverse, il nodo di come oggi viene selezionata la classe dirigente politica e amministrativa nel nostro paese. Un dato ormai evidente a tutti, almeno per chi non si limita a fare lo struzzo, e che rischia se non adeguatamente affrontato di allontanare ulteriormente i cittadini dalla politica e ridurre la stessa credibilità delle istituzioni democratiche.

E la questione di una nuova e più credibile classe dirigente questa volta l’ha sollevata, giustamente, mons. Vallini parlando a nome, come evidente, della stessa Chiesa di Roma. Certo, il riferimento era al Comune della Capitale e alla incredibile vicenda che si è dipanata in queste ultime settimane in quei palazzi. Ma è indubbio che attorno a questi temi, che non si fermano a Roma, entrano in gioco molti elementi: la democrazia nei partiti, la credibilità dei partiti, il riconoscimento della competenza e della professionalità – non del professionismo – della politica, la concessione demagogica e populista al nuovismo e la capacità di attenuare la sola propaganda effimera e controproducente. Insomma, sulla qualità e sulla autorevolezza della classe dirigente si gioca anche e soprattutto la credibilità e la serietà  della politica italiana. Al netto degli slogan, delle promesse e degli ormai noti e collaudati imbonitori.

Ecco perché, al di là della contingenze, delle mode e delle rincorse dell’ideologia nuovista, adesso si tratta di mettere finalmente in campo gli ingredienti che da sempre caratterizzano una buona e credibile classe dirigente: e cioè, autorevolezza, competenza, radicamento territoriale, rappresentatività culturale e capacità politica. Il tutto passa attraverso le primarie? Ben vengano le primarie. Si può fare a meno delle primarie per centrare questi obiettivi? E allora lasciamo le primarie al loro destino. Non si può sempre e solo essere succubi e schiavi dei meccanismi regolamentari. Come è già apparso evidente in quasi tutta Italia…. Se la politica vuole realmente ritornare protagonista, deve mettere in campo una sola categoria: il coraggio. Un coraggio che può crearti dei problemi a breve scadenza ma che, se il progetto è serio, credibile e onesto, non può che produrre buoni risultati. Anche se non incrocia la moda del momento. Che, comunque sia, è sempre passeggera e transitoria.

E la stessa vicenda, incredibile, inguardabile e devastante, del Comune di Roma può essere paradossalmente una ghiotta occasione per far ripartire la macchina. Senza limitarsi alle beghe su chi è più nuovo, più rinnovatore e più eticamente in regola. Se è vero, com’è vero, che “c’è sempre un puro più puro che ti epura”, è anche vero che adesso – dopo la sbornia nuovista e rottamatrice degli ultimi mesi – si tratta di allestire una classe dirigente politica ed amministrativa che non faccia sempre rimpiangere quella della prima repubblica. Che, detto fra di noi, continua ad essere – seppur fra molti errori e sbandamenti – quella che più ha lasciato il segno nel nostro paese.

Giorgio Merlo