La Russia bombarda in Siria, in un vero e proprio caos diplomatico

La Russia bombarda in Siria, in un vero e proprio caos diplomatico

La Russia ha fatto il primo bombardamento contro le milizie contrarie al Presidente Bashar al-Assad nella zona di Homs. Mosca sostiene che si è trattato di un’azione compiuta contro postazioni dell’Isis e comunica di aver distrutto un punto di comando del Califfato islamico. Il bombardamento è stato effettuato dopo pochi minuti che la Duma, il Parlamento russo, aveva approvato il piano d’intervento militare in Siria presentato dal Presidente Vladimir Putin.

I russi sostengono di aver informato in precedenza gli Stati Uniti sulle operazioni che si accingevano a fare per evitare possibili incidenti o interferenze con analoghi interventi degli occidentali. E su questo c’è un mezzo giallo perché le autorità americane danno versioni controverse su questo aspetto: c’è un ufficio che nega e un altro che conferma.

L’opposizione siriana al Governo di Damasco sostiene, però, che i russi hanno bombardato dappertutto ad esclusione delle aree dove si trovano gli uomini dell’Isis. Anche in questo caso gli statunitensi storcono la bocca e chiedono chiarimenti. Qualche funzionario si fa sfuggire che i russi non stanno mantenendo la linea concordata tra i due presidenti, Barack Obama e Vladimir Putin, freschi freschi di un incontro in sede Onu.

Irritati anche i francesi che credono alla versione delle opposizioni siriane e vogliono una riunione del Consiglio delle Nazioni Unite per far cessare i bombardamenti che, in ogni caso, gli aerei di Damasco stanno operando da tempo sulle forze avversarie, Isis o meno che siano.

La Francia, anzi, ha preso un’iniziativa di cui devono essere valutati sia i fondamenti giuridici, sia i risultati pratici, oltre che l’influenza sul clima diplomatico relativo ad una situazione già abbastanza incandescente. A Parigi, infatti, è stata avviata un’inchiesta giudiziaria per crimini di guerra contro Bashar al-Assad che, certo, non servirà nè a distendere gli animi, né a favorire la ricerca di un’intesa che, in ogni caso, deve realisticamente prevedere anche la soluzione delle questioni personali d’interesse per il leader di Damasco.

La Russia, intanto, va avanti per la propria strada. Rafforza la  presenza in Siria con il continuo invio di uomini e mezzi. E’ di oggi la notizia dell’arrivo di uno squadrone di caccia bombardieri SU-34 russi  è giunto all’aeroporto di Latakia. Proprio nel cuore del bastione degli Alawiti di cui fa parte la famiglia al-Assad. Putin dichiara che preferisce fare la guerra all’Isis in Siria piuttosto che dovere affrontare il Califfato islamico a casa propria.

Il Presidente russo, comunque, si è legalmente cautelato facendosi inviare una formale lettera da Bashar al-Assad che, a nome del Governo siriano, chiede ufficialmente alla Russia l’intervento tra le proprie pareti domestiche.

Un’altra mossa che il leader del Cremlino utilizzerà quando, bloccando in sede Onu ogni iniziativa occidentale non gradita, sarà lui a contestare ad americani e francesi il fatto di commettere qualcosa di illegale bombardando in Siria senza alcuna autorizzazione da parte di Damasco che è, pur sempre, l’unica autorità  riconosciuta in sede internazionale, quale rappresentante ufficiale del paese mediorientale.