La lunga marcia delle donne – di Giuseppe Careri

La lunga marcia delle donne  – di Giuseppe Careri

E’ stata chiamata per anni “l’angelo del focolare”. In realtà, la donna ha subìto nel corso dei secoli umiliazioni, maltrattamenti, stupri, femminicidi, emarginazione nel mondo del lavoro, disuguaglianze economiche, impedimenti a occupare posti di responsabilità nelle imprese.

Dopo la fine della seconda guerra mondiale le donne, soprattutto al sud, erano ancora relegate in casa ad accudire il marito e una nidiata di bambini. Erano donne per lo più analfabete e la loro professione dichiarata nei documenti di riconoscimento era definite ” donna di casa”.

Il primo balzo in avanti lungo la via dell’emancipazione femminile fu la conquista del diritto al voto da parte delle donne per la prima volta in occasione del Referendum Monarchia Repubblica del 1946, grazie anche all’appoggio determinante di alcuni politici illuminati.

Un altro significativo balzo avanti per la parità uomo-donna  è rappresentato dalla composizione della Costituente alla quale parteciparono 21 donne, su 556 eletti, per partecipare alla stesura definitiva della Carta Costituzionale.

Ci fu poi la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani,  promulgata dall’Assemblea Generale dell’Onu del 1948, con la quale vennero stabiliti i diritti e le libertà fondamentali cui hanno accesso sia gli uomini, sia le donne.

Ma la lunga marcia delle donne si delineò ancor di più il 25 marzo del 1957 con i Trattati di Roma che segnarono la nascita della Comunità Economica Europea, (CEE),  cui aderirono inizialmente sei paesi, tra cui  l’Italia.

“Io sono mia” era lo slogan gridato da migliaia di donne nelle manifestazioni di protesta giovanile del 1968 per ottenere più autonomia e più parità di diritti rispetto allo strapotere degli uomini nell’ambito della magistratura, nel campo scientifico, ingegneristico e matematico. Persino la Commissione Europea, dopo uno studio approfondito della società, rilevò che le donne erano “ fortemente sotto rappresentate”.

Con i primi passi dell’Unione Europea si diede impulso alla parità di genere fino ad allora scritta solamente sulla carta. Si trattava  di applicare alle donne gli stessi diritti degli uomini, negati loro da una società fortemente maschilista. Per la futura Unione Europea si profilava, quindi, una lunga battaglia per ripristinare la giusta parità di riconoscimento per  le donne,  a lungo loro negato.

Ancora nel 2015, malgrado molteplici battaglie condotte in quegli anni in tutti gli stati membri dell’Unione Europea, “i tassi di occupazione delle donne sono risultati inferiori a quello degli uomini con gravi ripercussioni nella pensione”. La Commissione Europea sottolinea, infatti, che nel 2014 la pensione percepita dalle donne era in media del 40 per cento inferiore a quella  degli uomini, e, in certi paesi, un terzo delle donne anziane non percepiva nessun tipo di stipendio alla fine del periodo lavorativo.

Per quanto riguarda il lavoro, ancora oggi, in otto stati membri, il tasso di occupazione delle donne è inferiore addirittura del 60% rispetto a quello dei colleghi in pantaloni.

In questa situazione di disuguaglianza in tutti i settori della società civile, gli Stati Nazionali e l’Unione Europea hanno condotto per anni battaglie epocali per restituire alle donne europee ciò che loro così a lungo era stato impedito di usufruirne: la dignità innanzitutto,  un’autentica parità con gli uomini, l’accesso al mondo del lavoro, come recita, del resto, l’art. 8 del Trattato dell’Unione Europea.

Malgrado la presenza delle donne nei consigli di amministrazione delle imprese sia ancora bassa, si registrano progressi a partire dal 2010: la loro presenza nelle imprese quotate in borsa è salita dal 12% al 22% nell’ottobre del 2015.

Nel 2015 il Consiglio Europeo ha adottato nuove decisioni con il Piano d’Azione sulla parità di genere da realizzare entro il 2020. Nel nuovo Piano d’azione si sottolinea, tra l’altro, la necessità di “realizzare pienamente il godimento, pieno e paritario, di tutti i diritti umani e le libertà fondamentali da parte delle donne e delle ragazze e il conseguimento della loro emancipazione e della parità di genere”.

Con il Trattato di Lisbona, entrato in vigore nel dicembre del 2009, “l’Unione Europea e gli Stati membri sono impegnati a lottare contro tutte le forme di violenza domestica per sostenere e proteggere le vittime”

In conclusione, sono certamente positive, per la parità dei diritti umani, tutte le delibere che il Parlamento Europeo ha varato dalla sua formazione.  avvenuta a Roma nel 1957, fino ai nostri giorni. Occorre però, un’informazione capillare a carico di tutti i media per far arrivare ai cittadini il significato e lo scopo delle delibere europee poste a salvaguardia del mondo femminile e, soprattutto, della civiltà di un paese moderno. In definitiva, si tratta della difesa della donna dalle ingiustizie.

Solo allora potremo dire che La lunga Marcia delle donne si è conclusa.

Giuseppe Careri