La gaffe di Netanyahu conferma che i politici dovrebbero tenersi lontani dalla Storia – di Giancarlo Infante

La gaffe di Netanyahu conferma che i politici dovrebbero tenersi lontani dalla Storia  – di Giancarlo Infante

Forse Netanyahu non poteva fare una gaffe più grave di quella commessa quando l’ha sparata grossa sostenendo che l’idea della Soluzione finale della questione ebraica sarebbe stata data ad Adolf Hitler dal Gran Mufti di Gerusalemme, Haj Amin al-Husseini, grande sostenitore dei nazisti e, ovviamente, altrettanto grande nemico degli ebrei.

Si sono subito inalberati gli storici, a partire da quelli ebrei che hanno studiato per decenni l’Olocausto, le sue genesi, le sue basi ideologiche ed  il suo drammatico sviluppo, feroce e concreto.

Poi, sono intervenuti molti politici israeliani che hanno subito bollato le dichiarazioni del loro Primo ministro, fatte nel corso del Congresso dei sionisti, con epiteti di tutti i generi, da menzognere, a deliranti, denunciandone anche la possibile conseguenza di rinfocolare la violenza tra i palestinesi, invece che di cercare di abbassarla.

E’ chiaro che tutti hanno capito come la dichiarazione di Netanyahu sia stata una “iperbole” propagandistica diretta, addirittura, ad addossare ai palestinesi la responsabilità dello sterminio di massa perpetrato dai nazisti e dai loro fiancheggiatori nel corso della Seconda guerra mondiale.

Gli storici, del resto, hanno sufficientemente indagato per sapere che le stragi degli ebrei non avevano certo bisogno di essere suggerite ai nazisti dal Gran Mufti. Hitler e camerati avevano cominciato a pensare da soli sin da subito, quando Hitler scrisse il suo Main Kampf, seguito poi dalle Leggi di Norimberga del 1935 e da una serie di uccisioni già segnalate non appena Hitler salì al potere nel 1933.

Certo, la decisione di avviare uno sterminio di massa cominciò a concretizzarsi soprattutto con il 1940 ed il 1941 quando però l’organizzazione dei campi di concentramento stava già diventando, di fatto, una rete di campi di sterminio dove il boia non imbracciava fucili o usava la corda per le impiccagioni, ma utilizzava la fame e le malattie che decimavano i prigionieri per eliminare il più velocemente possibile gli ebrei e con loro, zingari, polacchi, russi ed oppositori politici.

Insomma, Hitler non aveva assolutamente bisogno di consigli per fare quello che inevitabilmente era scritto nel suo programma fin dai primi esordi sulla scena politica tedesca ed europea.

Sarebbe bene che i politici, e la cosa vale anche per molti dei nostrani, lasciassero la Storia agli studiosi veri perché l’ignoranza e l’uso strumentale e propagandistico dei fatti finiscono solo per creare confusione e, persino, per andare contro coloro che provano a strumentalizzarli.

Giancarlo Infante