La Coppa America: uno stacco con il passato

La Coppa America:  uno stacco con il passato

E’ rimasta solo lei. La vecchia brocca d’argento. La Coppa America. Tutto il resto è cambiato, trasformato, ingigantito, velocizzato. Spettacolarizzato. Verrebbe da dire: troppo. La Coppa America non è più la stessa, una metamorfosi totale. Uno stacco impressionante con il passato. Sono rimaste poche cose del vecchio mondo: qualche skipper, qualche ingegnere. Niente capelli bianchi, tutta gente giovane. Al massimo 24 anni con tante idee da scombinare ogni certezza. La passione invece è rimasta la stessa. Questo gioco non esisterebbe senza di lei. Si perdono i riferimenti a lavorare nel magico ambiente della Coppa America. Si lavora senza timbrare il cartellino, di giorno e di notte, fino a esaurimento delle energie. Sono i missionari del vento, ispirati da un fuoco sacro. Pronti a trasferire la propria famiglia dall’altra parte del mondo per inseguire il sogno di vincere la Coppa. Il rischio è che tutto il resto appaia tremendamente scontato.

La prima edizione si disputò nel 1851 intorno all’isola di Wight, nel canale del Solent. Tredici imbarcazioni britanniche contro una sola degli Stati Uniti. Era una trappola ma vinsero gli americani grazie ad uno scafo planante le cui linee della carena erano sconosciute in Europa. Progetti innovativi, invenzioni e tecnologia. Questa è la storia. Affascinante.

Nelle trentaquattro edizioni disputate i regolamenti sono cambiati almeno una dozzina di volte. AC72 Sail 4 / Foiling / ORACLE TEAM USA / San Francisco (USA) / 01-10-12Hanno tentato di vincere la Coppa personaggi della finanza e del mondo economico come la famiglia Rothschild, il barone Bic, Sir Thomas Lipton, il costruttore di aerei Sopwith, Ted Turner. Per l’Italia: Gianni Agnelli, Raul Gardini, Vincenzo Onorato e Patrizio Bertelli. Con il loro spirito, la personalità e con la voglia di sfidare il mondo questi uomini hanno contribuito a creare una leggenda. Un sogno. Alcuni hanno dilapidato intere fortune, altri si sono salvati ma hanno speso comunque il doppio di quanto previsto. Succede così in Coppa America.

Ci s’innamora. Della barca, dell’idea, del proprio equipaggio. Nessuno vuol fargli mai mancare nulla, come fosse un figlio. E quindi ogni giorno si aggiunge qualcosa. Una vela, una chiglia. Soldi. Per non parlare della sperimentazione. C’è un vecchio proverbio inglese, abbastanza cinico, che ammonisce: “se chiedete quanto costa una barca significa che non potete permettervela”. Rispettando la tradizione degli oltre 160 anni di storia il “Difensore”, il team campione in carica, decide le regole del gioco. Un vantaggio enorme, riuscire a strappargli la coppa appare come un sfida impossibile. Artemis Racing, 15 November 2012, Alameda, USAQuesto è il motivo per cui gli americani sono stati gli unici depositari della coppa per ben 132 anni. Nessuno è riuscito a batterli ma poi sono arrivati gli australiani e i neozelandesi grandi maestri di questo sport

Stavolta la Coppa America ha subito un cambiamento totale. Barche avveniristiche, regolamenti di regata completamente stravolti per avvicinare il pubblico più giovane, per trasformare uno degli sport più snob in un rave. Cambio generazionale. Soltanto a settembre quando inizieranno le regate a san Francisco sapremo se i nuovi padroni di questo trofeo hanno avuto ragione.

Ha deciso tutto Russell Coutts, skipper e responsabile della sfida di Oracle. Il sindacato che ha vinto l’ultima Coppa America a Valencia nel 2010 contro gli svizzeri di Alinghi. Più che una regata, una scommessa tra due degli uomini più ricchi al mondo. Ernesto Bertarelli e Larry Ellison. Un catamarano contro un trimarano. Non ci fu competizione. Troppo diverse le barche.

La prossima sfida si correrà con un nuovo tipo di imbarcazioni. Emirates Team New Zealand . Testing on the Hauraki Gulf. 27/11/2012AC72, che significa “America’s Cup 72”, il numero indica la lunghezza degli scafi in piedi. Mega catamarani dall’aspetto feroce. Oltre ventidue metri, 14 di larghezza e un albero che supera i quaranta metri di altezza. Più grandi di un campo da tennis. Niente più vele tradizionali di tessuto ma ali rigide come quelle di un aeroplano, una specie di obelisco che si erge minaccioso verso il cielo. Questi mostri del mare sono in grado di raggiungere gli 80km/h. Una follia adrenalitica.

A bordo non ci sono più le scotte (le cime, chiamatele come volete) ma bottoni da spingere per gestire la navigazione. Non ci sono più neanche i famosi “grinders”, i grossi e potenti uomini addetti ai verricelli. Al loro posto displays, computer e ingegneri. Indossano tutti il casco e una speciale muta protettiva superimbottita, come fossero giocatori di hockey su ghiaccio.

I nostalgici hanno criticato il passaggio dalla vela tradizionale a quella supertecnologica. Dicono che la Coppa abbia perso il suo antico fascino. In verità quando il prossimo 4 settembre inizieranno le regate della Louis Vuitton Cup, l’atmosfera tornerà quella di una volta anche senza i flessuosi ed eleganti scafi di una volta. Questi catamarani hanno forme spigolose e dimensioni spropositate ma sono velocissimi. In mare si muovono con la leggerezza di una ballerina. Per virare basta un semplice tocco sul joystick e l’albero alare ruota su stesso scomponendosi in una serie di lamelle che si dispongono a ventaglio per sfruttare il vento. Un’astronave. Il segreto sembra racchiuso nelle forme delle derive laterali. Enormi pinne infilate come coltelli nei due scafi.Il campo di regata sarà la baia di San Francisco battuta dal vento del Polo Nord e solcata da fortissime correnti.

Nello scorso mese di ottobre gli americani di Oracle si sono ribaltati ed hanno distrutto il catamarano perdendo10 milioni di dollari ma soprattutto sei mesi di lavoro e sperimentazione. Ora sono indietro rispetto agli sfidanti. Hanno perso il vantaggio del difensore e la sfida è apertissima.
Gli americani di Oracle sono il team che difende la Coppa. Gli sfidanti sono quattro. La Nuova Zelanda, l’italiana Luna Rossa, gli svedesi di Artemis con Paul Cayard e la Corea del sud.

La vecchia Coppa sta tornando. Sarà come un rock’n roll sulle onde. Accelerazioni impressionanti, barche sbandate in equilibrio su di un solo scafo. Ogni barca avrà a bordo ben 5 telecamere. Uno spettacolo da condividere attraverso i canali tematici dei social network. You Tube, Facebook e Twitter. Mai avere paura del nuovo, mai avere troppe certezze. Curiosità, voglia di imparare e mettersi in discussione. Ecco il nuovo vento della Coppa America

Paolo Cecinelli