La Camera conferma la fiducia ad Enrico Letta con 379 si e 212 no.

La Camera conferma la fiducia ad Enrico Letta con 379 si e 212 no.

La Camera dei deputati dà una fiducia netta al Governo di Enrico Letta: 379 sì, 212 no e due astenuti. Un risultato più che scontato, ma che comunque serve per ribadire la consistenza del nuovo quadro politico emerso a seguito del disimpegno di Silvio Berlusconi e dei suoi di Forza Italia. Adesso tocca al senato dove la maggioranza si rivelerà meno ampia.

Enrico Letta si è  ripresentato alla Camera per ottenere quella fiducia che non è mai stata in discussione. Dopo l’abbandono della maggioranza da parte di Forza Italia, però, questa maggioranza doveva essere consolidata con un esplicito dibattito parlamentare da cui potesse uscire un quadro più chiaro sulle prospettive dell’esecutivo, sia per quanto riguarda i numeri della maggioranza, sia per i contenuti del programma.

Letta non si è limitato ad un discorso di circostanza. Non ha ridotto il suo intervento al mero “compitino” pieno di formalità e di cose scontate utili alla mera sopravvivenza. Si può dire, invece, che nei limiti posti dalla situazione, il Presidente del Consiglio ha parlato prefigurando un progetto organico. Magari limitato nel tempo, egli ha sempre parlato di un orizzonte fissato ai 18 mesi del 2015, ma non per questo meno cospicuo ed articolato.

“Sono qui a chiedere la fiducia per un nuovo inizio”. Questo l’esordio di un discorso durato quasi due ore con il quale Letta ha, per prima cosa, subito chiarito i suoi intendimenti: “Ho la determinazione a lottare con tutto me stesso per evitare di rigettare nel caos tutto il Paese proprio quando sta rialzandosi: l’Italia è pronta a ripartire ed è nostro obbligo generazionale aiutare a farlo”.

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Il Presidente del Consiglio ha rivendicato l’impegno profuso nei primi sei mesi di attività periodo nel quale ha detto: ” ho lavorato con con dedizione nonostante aut aut e minacce da cui ho cercato di tenere il governo al riparo”.

Letta ha ribadito la sostanza del suo progetto di governo che riguarda le riforme della struttura dello Stato  in modo ha detto di “avere istituzioni che funzionino e una democrazia più forte e più solida”. In questo quadro Letta crede nella necessità di avviare una riforma elettorale che raccorci la distanza tra elettori ed eletti ed ha indicato in questo senso il sistema maggioritario come soluzione dei problemi della governabilità. Poi, ha ribadito la necessità di operare per l’eliminazione delle province e del finanziamento pubblico dei partiti.

 

Per quanto riguarda un’altra delle questioni sempre in cima all’agenda di Letta, e cioè il grande tema del lavoro, Enrico Letta annuncia il “completamento della riforma degli ammortizzatori sociali, in un clima di dialogo sociale, andando verso un sistema che privilegi il lavoratore rispetto al posto di lavoro. Per la riduzione del costo del lavoro abbiamo cominciato con la legge di stabilità e qui alla Camera abbiamo deciso l’automatismo per cui i proventi della revisione della spesa e del ritorno dei capitali dall’estero vanno nella riduzione del costo del lavoro e lo inseriremo dopo il confronto con le parti sociali”.
Letta ha anche indicato un’altra priorità del suo progetto di governo: istruzione e ricerca per le quali egli ha annunciato una vera e propria “costituente della scuola entro giugno”. Quindi ha preannunciato un piano di dismissioni di beni pubblici che in taluni casi non significano una cessione di controllo, bensì di quote e diretto in massima parte a ridurre il debito pubblico.

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Letta ha espresso un chiaro impegno sull’Europa:  “Oggi tracciamo linea netta, senza sfumature: di qua chi ama l’Europa, ne riconosce le contraddizioni e vuole riformarla ma sa che senza Ue ripiombiamo nel medioevo. Di là chi vuole bloccare l’Ue. Chiedo un mandato per un’Europa migliore, chi vuole isolare l’Italia, chi cerca consenso con il populismo non voti la fiducia”, dice Letta. “Il nostro semestre europeo – prosegue – deve ridare energia a un’Europa con le batterie scariche”.

RomaSettRed