L’ Intervista / Roberto Leoni

Incontriamo Roberto Leoni, Presidente della Fondazione Sorella Natura, che lancia l’idea di definire una “Agenda Ambiente della Legislatura 2013-2018 – La Questione Energetica e Riforma del Titolo V della Costituzione”. Sorella Natura nasce come Associazione nel 1992 con l’incoraggiamento di Papa Giovanni Paolo II. Si trasforma in Fondazione nel 2002. L’ispirazione è al Cantico delle Creature di Francesco d’Assisi. Si tratta, però, di un’organizzazione laica, aperta anche ai non credenti purché codiviso sia il ritrovarsi sui valori etici. Questi sono comuni a tutti mentre la coscienza religiosa assume contorni intimi e privati.

Voi lanciate una proposta ambiziosa. Cioè sostenere una “Agenda Ambiente della legislatura 2013-2018”, il che significa avviare, finalmente, uno sforzo organico e globale a favore dell’ambiente…

“Riteniamo importante operare affinché in una legislatura così difficile, una delle più difficili dal Secondo dopoguerra, si riesca a richiamare e avviare una più ampia e sentita attenzione da parte di tutto il Paese ai problemi della tutela del territorio. Una tutela che non deve solo essere vista come un intervento per rimediare ai guasti prodotti da quello che, con una generica definizione, possiamo definire inquinamento ambientale, ma anche per dare un contributo potente ad un intervento di cultura ed azione che potremmo definire di saggia ecologia. Oggi, scienza e tecnologia consentono risparmio energetico, trattamento dei rifiuti, produzione di energia pulita, mobilità non inquinante. Occorre, però, che queste potenzialità si concretizzino, da un lato, favorendo ciò che la tecnologia può dare di positivo, dall’altro, evitando che gli interventi concreti possano essere bloccati da un contenzioso ideologico-emotivo. Da qui parte la riflessione su come possa la questione ambientale fare parte della modifica del Titolo V della Costituzione”.

Cosa significano in pratica queste modifiche di natura costituzionale?

“La linea è quella di fare in modo che le problematiche ambientali siano considerate elemento strategico di rilievo nazionale in modo da sottrarle a tutte le litigiosità localistiche. Non è possibile che le competenze sui problemi ambientali coinvolgano una congerie di competenze che vanno dai singoli municipi, come a Roma, ai Comuni, Province, Comunità Montane e chi più ne ha, più ne metta. Ovviamente, i costituzionalisti ci diranno, nel dettaglio e nella stesura delle modifiche, come fare. Così come, sotto il profilo pratico, dovranno essere gli scienziati e gli esperti di tecnologia avanzate a dirci, per esempio, come trattare i rifiuti per evitare di mandarli in Germania. La riforma costituzionale deve servire a impedire, ad esempio, che interventi approvati, scientificamente e tecnologicamente validi, vengano bloccati da comitati solo del no che, magari in assoluta buona fede, finiscono per fare gli interessi solo di chi vuole le discariche, cioè la malavita organizzata”.

Dopo decenni di disinteresse, all’improvviso, anche gli italiani hanno scoperto le questioni ambientali. Spesso in maniera molto emotiva e facendo la morale sul rispetto del proprio territorio, ma non di quello degli altri….

“Non abbiamo avviato nel nostro Paese una corretta ed equilibrata educazione ambientale. Anche se, a macchia di leopardo, si fanno delle cose davvero ottime. Mi limito a fornire un dato su tutti: l’ultimo intervento istituzionale e organico è costituito da una circolare congiunta del Ministero della Pubblica Istruzione e di quello dell’Ambiente che risale al 12 Dicembre 1993. Stanno per scadere esattamente i venti anni! Allora, dobbiamo fare qualcosa. Noi di Sorella Natura, all’interno del nostro progetto “Agenda Ambiente” inviteremo il Ministero dell’Ambiente e quello degli Interni a proporre alle scuole, ma in un senso più largo, all’intera società italiana, il concetto di educazione ambientale come fattore di educazione alla legalità. Troppi, infatti, sono i legami che dalla violenza contro il territorio corrono ai gruppi criminali nazionali ed internazionali”.

Come valuta Lei la situazione di Roma in relazione alla questione dei rifiuti? Non rischiamo di vedere per le strade della Capitale quanto abbiamo visto a Napoli e a Palermo? Tutti continuano a parlare ancora solo di discariche…

“E’chiaro che da non romano non posso che limitarmi ad una valutazione, diciamo, politica. Intanto deve essere incrementata la raccolta differenziata. E’ anche un fatto di educazione diffusa da sostenere anche e soprattutto con il coinvolgimento pratico ed effettuale di tutti i cittadini. In più, si deve spingere per impostare un cambiamento degli stili di vita, con scelte meno consumistiche. Poi, si deve puntare sui termovalorizzatori. Ma devono essere fatti bene. Usando le tecnologie più all’avanguardia e, soprattutto, ben gestiti. Facendo seguire la loro costruzione da una manutenzione continua ed oculata.

Come quelli della Germania e degli altri paesi del nord Europa dove mandiamo…

“Sì, proprio quelli verso cui mandiamo a bruciare la nostra immondizia. Vienna, Montecarlo, Copenaghen, e dell’intera Germania. Si trovano nel centro delle città e nessuno si scandalizza. Producono energia elettrica, riscaldamento d’inverno, condizionamento d’estate. Il paradosso è che noi compriamo energia elettrica prodotta con i rifiuti che siamo pure costretti a pagare per spedirgliela e fargliela bruciare”.

Pensa che la nostra classe politica sia in grado di sviluppare nuove strategie in campo ambientale?

“La Speranza è l’ultima cosa che rimane nel Vaso di Pandora. E’ quindi l’ultima a morire. Con queste nostre iniziative vogliamo contribuire affinché la classe politica governi meglio”.

Intervista di Giancarlo Infante