Kerry: non si può lasciare impunito un crimine come quello commesso in Siria Ma non sarà un nuovo Iraq

Kerry: non si può lasciare impunito  un crimine come quello commesso in Siria  Ma non sarà un nuovo Iraq

Gli Stati Uniti sanno per certo che l’attacco chimico da parte delle truppe siriane c’è stato provocando la morte di 1429 persone di cui 426 bambini. Il Segretario di Stato Americano Kerry ha anche aggiunto che gli Stati Uniti hanno prove certe che i gas sono stati usati anche in precedenti occasioni.

John Kerry dichiara che non ci sono dubbi al riguardo e che, pertanto, c’è il dovere di intervenire “per la sicurezza e la credibilità degli Stati Uniti e dei nostri alleati. E per gli altri paesi che ci stanno guardando, e che aspettano di vedere se la Siria la passerà liscia. Sappiamo quali sono i rischi di non fare niente”. Non si possono lasciare impuniti crimini del genere.

Il Segretario di Stato Usa ribadisce comunque il concetto che non si tratterà di ripetere l’esperienza dell’Iraq. E la cosa può essere interpretata sia come conferma che l’intervento non prevede alcun coinvolgimento di truppe di terra, sia per il fatto che, questa volta, esistono prove documentabili e non inventate o costruite di sana pianta. Kerry ha comunque precisato che alcune di queste prove di cui sono in possesso gli Stati Uniti non possono essere rese di completo pubblico dominio.
morti damasco
E’ ovvio che l’intervento di Kerry, trasmesso in diretta da tutte le televisioni del mondo, ha un solo significato: gli Usa interverranno, prima o poi. Sabato 31 Agosto gli ispettori inviati in Siria voleranno indietro verso New York dove il Segretario Generale dell’Onu, Ban Ky-moon, riceverà un primo sommario rapporto, in attesa delle conclusioni più dettagliate dopo più complete analisi di laboratorio. E’ quindi molto probabile che il lancio missilistico di cui si parla potrebbe scattare da un momento all’altro dopo la partenza degli ispettori Onu.

Alle quattro cacciatorpediniere Usa, armate di missili Tomahwah, già pronte al largo delle coste siriane se ne è aggiunta un’altra. Forse in sostituzione di un mezzo britannico che, visto il voto di Westminster non può più partecipare alla “punizione “ di Bashar al-Assad.
navi usa siria
La Russia, intanto, ha mosso due unità navali verso le stesse acque siriane e, soprattutto, continua ad onorare il contratto di fornitura di armi alla Siria firmato tra i due paesi nel 2011. Tra le armi in questione vi sono anche i missili da difesa S-300 che secondo l’Agenzia russa Novosti sarebbero in grado di provocare non pochi problemi all’attacco americano.

John De Giorgi