Italia e Francia ai ferri corti per la questione migranti. Esplodono le stazioni italiane

Italia e Francia ai ferri corti per la questione migranti. Esplodono le stazioni italiane

Cresce la tensione tra Francia e Italia dopo che le autorità di Parigi hanno chiuso le loro frontiere ai migranti provenienti dall’Italia.

Matteo Renzi fa sapere che è già programmato un suo incontro con il Presidente francese Hollande già prima del vertice europeo del 25 e 26 giugno prossimi per vedere se e come è possibile risolvere una situazione che sta diventando esplosiva.

Le stazioni delle principali città italiane si stanno trasformando in veri e propri bivacchi dei migranti che non riescono più ad attraversare la frontiera con la Francia dopo la decisione delle autorità parigine di sospendere l’applicazione del Trattato di Schengen e non consentire più l’automatico ingresso nel proprio territorio di chi proviene dall’Italia.

La situazione è particolarmente drammatica a Ventimiglia dove la tensione sale ogni ora che passa nei pressi del confine italo-francese perché da diversi giorni le autorità francesi sbarrano il confine ai migranti provenienti prevalentemente dalla disastrata regione del Corno d’Africa e dalle regioni sub sahariane. Alcuni immigrati hanno persino inscenato uno sciopero della fame per protesta. Sono intervenuti i volontari della Croce Rossa per distribuire cibo e bevande.

Questa situazione fa crescere gli attriti diplomatici tra Francia e Italia anche perché gli immigrati clandestinamente in Francia accusano le autorità d’oltralpe di averli riportati da Nizza a Ventimiglia dopo passaggio del confine.

Cresce così l’attesa per le decisioni attese in sede di Unione europea mentre circolano voci altalenanti su ciò che la Commissione sta per definire in materia di migranti. In particolare, sulla delicata questione del sistema delle quote che si intendeva introdurre per redistribuire gli immigrati con criteri di equilibrio fra tutti i paesi dell’Unione europea.

A Bruxelles sembra trionfare l’opposizione al sistema di redistribuzione dei migranti proposto dal Presidente della Commissione Juncker, anche se fonti ufficiose dei vertici dell’Unione negano alcun passo indietro e ricordano come proprio Junker abbia appena ribadito il concetto della ripartizione “in modo equo e solidale” degli immigrati cui è stato riconosciuto il diritto di asilo. “Persone – ha precisato Junker-che non possono essere lasciate alle sole cure di Italia, Grecia, Spagna e Malta. E’ un problema di ciascun europeo”.

Come si nota, però, è scomparso ogni esplicito riferimento al sistema delle quote contro cui si sono espressi numerosi paesi, quasi la totalità, anche in vista del previsto vertice europeo in materia per il 25 ed il 26 giungo prossimi.

In queste ore, il fronte del No è guidato dalla Polonia, che insieme ai Paesi baltici e dell’Europa centro-orientale, non ha niente da guadagnare da una riformulazione del Trattato di Dublino e giudica “eccessiva” l’attenzione indirizzata dall’Unione verso il Mediterraneo.

Le polemiche non mancano e sembrano coinvolgere anche gli aspetti di gestione della questione migranti a livello istituzionale. Da un lato, il polacco Donald Tusk, Presidente del Consiglio europeo, accusa Juncker di essere andato ben oltre il suo mandato. Dall’altro, Italia e Grecia ritengono che la presidenza di turno lettone abbia rallentato volutamente il processo di definizione e di attuazione delle decisioni di massima assunte nel corso del vertice straordinario dei Capi di stato e di governo tenuto a Bruxelles alla fine di aprile, all’indomani dell’affondamento nel Canale di Sicilia di un barcone con 900 migranti a bordo, che giacciono ancora in fondo al mare.

A questo punto, appare chiaro che solamente un accordo franco-tedesco possa superare l’ostacolo rappresentato dalla posizione dei paesi centro- orientali e nordici, ma la Francia di Hollande non sembra proprio aver modificato la linea di rifiuto delle quote fissate da Junker secondo criteri che tengono conto della ricchezza, dell’estensione, e delle popolazione dei diversi paesi dell’Unione.

La questione non sembra neppure più tanto essere seguita in Francia, dal momento che il governo ha fatto propria la posizione dell’opposizione nazionalista e quest’ultima non ha più alcun interesse a parlarne. I socialisti al potere vogliono evitare di mettere troppo l’accento sul rifiuto opposto, giudicato da molti un vero e proprio voltafaccia rispetto alle intenzioni espresse nei primi giorni successivi alla sciagura avvenuta nel Mediterraneo.

L’attenzione della pubblica opinione si è spostata, invece, sulla febbrile attività repressiva messa in atto delle autorità francesi, caratterizzata negli ultimi giorni dall’eliminazione di quattro campi abusivi in dieci giorni nella sola Parigi.  Contemporaneamente, le autorità francesi, hanno chiuso la frontiera con l’Italia ai migranti provenienti dal nostro Paese.

Il risultato finale è la messa in crisi di uno dei pilastri della costruzione comunitaria: lo spazio Schengen, e la reintroduzione dei vecchi sistemi di controlli alla frontiera destinati a limitare il diritto della libera circolazione delle persone all’interno dell’Unione europea.

Luca Bertuzzi