Ispettori Onu nonostante una sparatoria raggiungono il luogo dove furono usati i gas vietati. Soldati Hezbollah in ospedale. Accusa ai ribelli di usare i gas

Ispettori Onu nonostante una sparatoria  raggiungono il luogo dove furono usati i gas vietati.  Soldati Hezbollah in ospedale. Accusa ai ribelli di usare i gas

Gli ispettori dell’Onu, anche se presi di mira da alcuni cecchini all’inizio del loro viaggio, hanno raggiunto Mouadamiya, nei sobborghi di Damasco, dove cinque giorni fa sono stati usati dei gas, a dispetto delle norme internazionali che li vietano, nel corso dei combattimenti tra le truppe ufficiali siriane ed i rivoltosi. Gli esperti dell’Onu hanno raggiunto la moschea di Rawda dove hanno visitato i feriti e raccolto campioni dai miseri resti delle vittime.

Un medico siriano, che si trova nella parte controllata dai ribelli, ha parlato telefonicamente con l’agenzia stampa Reuters confermando l’avvenuta sparatoria contro i convogli dei funzionari delle Nazioni Unite, a proposito della quale la tv di Stato siriana ha espressamente incolpato i ribelli.

Successivamente, le Nazioni Unite hanno diramato un comunicato confermando che degli uomini armati hanno sparato al primo dei sei veicoli componenti il convoglio degli esperti internazionali danneggiandolo al punto che il team ha dovuto fermarsi e trovare una vettura sostitutiva.

hezbollah mitraIl primo veicolo della Chemical Weapons Investigation Team- dice il comunicato- è stato deliberatamente fatto segno da colpi di arma da fuoco sparati più volte da cecchini non identificati nella zona cuscinetto. Va sottolineato ancora una volta che tutte le parti devono assicurare la loro cooperazione in modo che la squadra dell’Onu possa eseguire in modo sicuro il suo importante lavoro.”

Nel frattempo il “Daily Star”, giornale in lingua inglese di Beirut, sostiene che quattro, cinque militanti dell’esercito Hezbollah, le milizie sciite che sostengono il governo di Damasco, schierate a fianco dei siriani sui campi di battaglia, sono stati trasportati in un ospedale di Beirut dopo essere rimasti vittime degli effetti di gas letali. Gli Hezbollah stavano controllando alcuni tunnel utilizzati dai rivoltosi siriani nel sobborgo Jobar di Damasco.

La tv cinese e quella siriana, nel corso del fine settimana, hanno messo in onda immagini relative a truppe siriane siriani sottoposti a cure dopo essere entrati in contatto con agenti chimici. Non è quindi facile capire cosa stia succedendo davvero e se, eventualmente, queste sostanze di distruzione di massa siano utilizzate da entrambi i contendenti sul campo.

Bashar al- Assad, il Presidente siriano ha ripetuto nel corso di una intervista rilasciata al quotidiano russo Izvestia, che le accuse rivolte contro le sue forze per l’utilizzazione di armi chimiche sono solo pretesti politici ed ha ancora una volta messo in guardia gli Stati Uniti contro l’intervento nel suo Paese.” Chi farebbe uso di sostanze chimiche- si è chiesto polemicamente al-Assad- o qualsiasi altro tipo di armi di distruzione di massa in un luogo in cui si concentrano le proprie forze? Ciò va contro ogni logica più elementare”.

I siriani continuano, al momento, ad essere fortemente sostenuti dalla Russia e dall’Iran. Anche i cinesi, morti dichiaratisi contrari ad ogni uso di armi chimiche, auspicano che si trovi una soluzione politica del conflitto che, oramai, da oltre due anni affligge la Siria al costo momentaneo di almeno 100.mila morti ed oltre un milione di profughi.

Il fronte occidentale, comunque, non è unito. Se francesi e britannici insistono con durezza per un intervento militare, gli statunitensi sembrano più cauti, consapevoli della dimensione internazionale che potrebbe assumere un conflitto impossibile oggi da realizzare se non sotto la copertura della Nato visto che Mosca è già pronta a porre il veto nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Anche l’intervento Nato, però, non è di facile organizzazione. Non perché manchino volontà e mezzi. Bensì perché, a parte Londra e Parigi, ad oggi, non vi sono altre capitali europee pronte ad autorizzare a scatola chiusa un intervento militare in Siria. Germania, Italia e quasi tutti gli altri paesi dell’Unione, infatti, sono molto tiepidi al riguardo ed aspettano di avere dai funzionari dell’Onu la conferma, al di là di ogni ragionevole dubbio, che i gas siano stati effettivamente utilizzati dall’esercito siriano.

Si è anche in attesa delle conclusioni del vertice militare organizzato ad Amman, in Giordania, cui partecipano i rappresentanti di numerosi stati occidentali, tra cui l’Italia, ed altri arabi e mediorientali coinvolti nella crisi siriana, come è il caso della Turchia.

Beatrice Zamponi