In attesa della definizione certa del piano migranti della Ue si accende il dibattito sull’opzione militare

In attesa della definizione certa del piano migranti della Ue si accende il dibattito sull’opzione militare

Il piano europeo elaborato dalla Commissione dell’Unione europea sui migranti del Mediterraneo è stato accolto con particolare enfasi da noi italiani, dai nostri politici e dai nostri giornali. Forse, andando anche al di là della sua reale portata.

Intanto, perché riguarda solamente 20.000 immigrati di cui dovrà essere riconosciuto lo status di rifugiato politico. Sappiamo che nella sola Libia sono al momento pronti a cercare un barcone su cui tentare l’avventura almeno 200.00 sventurati, se non più del doppio.

Qui si apre tutto il problema relativo ai meccanismi relativi alle strutture d’allestire, in una dimensione europea, per le necessarie operazioni di identificazione, riconoscimento dello status, eventuale inserimento in un paese o, al contrario, eventuale, probabile e possibile espulsione, vista l’ampiezza dei numeri sopra citati.

Se ora riflettiamo sulle condizioni in cui sono ridotti i centri di identificazione dei migranti, a proposito dei quali non è stato fatto molto, c’è da chiedersi se e quando un progetto di dimensione europea prenderà mai sostanza, oltre che corpo.

C’è quindi dal riflettere pure sul fatto che le nostra grida di gioia, giustificate perché finalmente siamo riusciti ad aprire le orecchie dell’intera Europa e a farla ridestare da un decennale torpore, dovranno scontare la verifica degli altri paesi. Già sappiamo che Regno Unito, Irlanda e Danimarca sono esentati dall’accollarsi le loro quote parte dei migranti da accogliere e che Polonia, Ungheria, Slovenia, Slovacchia, Repubblica Ceca hanno già espresso il loro malumore, se non la loro ostilità, ad ogni ipotesi di introduzione di quote obbligatorie.

Infine, ma in realtà vi sarebbero numerosi altri quesiti, vi è la questione dei controlli e degli eventuali provvedimenti da assumere sulle acque e sulle coste del Mediterraneo.

L’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione, Federica Mogherini, è volata a New York per ottenere la copertura dell’Onu su uno dei punti qualificanti che hanno concluso il vertice dei Capi di stato e di governo recentemente tenuto straordinariamente a Bruxelles, in base al quale sono previsti interventi operativi per distruggere la rete di trafficanti di essere umani che gestiscono questa vergognosa tratta dei tempi moderni. Lei ha negato che si tratti di bombardare qualcuno. Ha negato l’esistenza di progetti in tal senso e, men che mai, l’ipotesi di un intervento via terra da organizzare in Libia.

Peccato che il solito ficcanaso del The Guardian di Londra abbia pubblicato le 19 pagine di un piano elaborato, invece, dagli esperti militari per dare corso ad interventi veri e propri basati su coinvolgimento di mezzi aerei, mezzi navali e, infine, possibili azioni terrestri, magari finalizzate alla distruzione di barconi e di depositi di carburanti utilizzati da trafficanti e scafisti.

Nelle prossime ora sapremo veramente come stanno le cose perché le riunioni a livello europeo sono continue. Vedremo quale linea prevarrà. Soprattutto come si proverà a dare un risposta ad un problema epocale a proposito del quale si assiste ad un paradosso. Quello che vede proprio i paesi poco interessati alla suddivisione dei migranti cui sarà riconosciuto il diritto all’accoglienza, come ad esempio il Regno Unito, in prima linea nel voler bombardare tutto e tutti.

Anche il Governo italiano mantiene una linea ambivalente, come stanno facendo un po’ tutti. Gli esponenti del Pd plaudono al coinvolgimento europeo mentre Angelino Alfano è anche soddisfatto per gli eventuali interventi, che lui chiama di polizia, che già intravede delinearsi fuori e dentro le coste libiche. Così, più ci si avvicina al dunque e più si rischia di vedere accendersi il dibattito interno alla maggioranza parlamentare su cui conta il Governo Renzi.

Fauttilli_federico

Il gruppo parlamentare Per l’Italia, ad esempio, in cui confluiscono anche molti rappresentanti del mondo cattolico democratico, che collabora con il Pd, ma non vi ha al momento aderito, come hanno invece fatto i compagni di Scelta Civica, con cui erano nati ai tempi del Governo Monti, sono sempre stati molto chiari e lo ricorda a Ultima Edizione l’on. Federico Fauttilli di Democrazia Solidale, che fa parte del gruppo Per L’Italia, e componente della Commissione parlamentare Shengen: “noi non abbiamo mai sposato l’ipotesi di alcun intervento in Libia, che del resto Federica Mogherini ha smentito ancora una volta. Noi siamo dell’opinione che dobbiamo, intanto, interloquire con tutti i paesi dove c’è il transito dei migrati, e dove c’è un governo certo, per realizzare là degli interventi a favore dei migranti. Io non so se il piano pubblicato dal The Guardian sia vero o meno. Di sicuro non ci appartiene perché noi restiamo contrari ad ogni ipotesi di soluzione militare che, del resto, sono complicate e destinate ad aggravare le situazioni invece di risolverle. E’ certo però che è stato molto importante vedere come l’azione del Governo Renzi e di Federica Mogherini abbia portato ad una assunzione di responsabilità da parte dell’intera Unione europea. Cosa che prima non c’era. Questa assunzione di responsabilità, però, adesso deve essere sostenuta con proposte realistiche e valide che non possono non vedere al centro del “territorio” in cui svilupparsi quello dove i migranti già si trovano adesso. Del resto, a me risulta che ottimi risultati li stia ottenendo Sant’Egidio con una prima concreta iniziativa messa in essere in tal senso in Marocco”.