Il Papa vuole una famiglia di migranti in ogni parrocchia. Gli austriaci li trasportano in macchina. Regno Unito pensa alla guerra

Il Papa vuole una famiglia di migranti in ogni parrocchia. Gli austriaci li trasportano in macchina. Regno Unito pensa alla guerra

L’Austria mobilitata per aiutare i migranti, in gran parte siriani, che attraversano il paese diretti dall’Ungheria alla Germania. Prima che fossero chiuse nuovamente le frontiere, un gruppo di automobilisti privati si è recato in colonna fino a Budapest per trasportare un consistente numero di rifugiati a Vienna evitando loro di farsela a piedi come è toccato ad altre migliaia.

Papa Francesco, intanto,  ha chiesto a tutte le parrocchie, a tutti i monasteri, a tutte le strutture religiose d’Europa di accogliere una famiglia di migranti a testa. A partire, come ha detto esplicitamente il Pontefice, dalla “sua” diocesi di Roma e dalle due parrocchie interne al Vaticano. L’intervento del Papa amplia gli appelli che già la settimana scorda erano giunti dall’Arcivescovo di Torino, Nosiglia, e da quello di Milano, Scola, e costituirà certamente un elemento importante per l’accoglienza dei profughi che premono alle frontiere europee giacché le strutture religiose presenti nel Vecchio Continente sono decine e decine di migliaia.

Secondo dei calcoli provvisori, così, solo le strutture religiose potrebbero assicurare l’ospitalità ad oltre 100. 000 persone.

A Monaco di Baviera sembra che siano giunti circa 10 mila rifugiati a favore dei quali si stanno prodigando numerosi volontari subito intervenuti dopo che le autorità tedesche hanno aperto le frontiere.

La signora Merkel ha comunque definito la decisione un provvedimento straordinario che non consiste in una violazione del Trattato di Dublino, ancora valido nel definire le procedure di identificazione ed accoglienza di quanti giungono in Europa nella qualità di emigrante. Si tratta, insomma, di un caso eccezionale cui è stato dato seguito per motivi umanitari.

La Gran Bretagna, intanto, prova a muoversi lungo una propria linea che prevederebbe l’autonoma accoglienza di circa 15 mila profughi siriani. Sarebbero scelti e selezionati tra i milioni  al momento accolti nei campi allestiti principalmente in Giordania, Libano e Siria. Contemporaneamente, Londra sarebbe intenzionata ad avviare una campagna di bombardamenti diretti, insieme,  contro l’Isis e contro le truppe di Bashar al-Assad.

Questo è un vecchio pallino del primo Ministro britannico David Cameron. Egli era intenzionato ad intervenire già nel corso della crisi che fece pericolosamente fronteggiare il regime di Bashar al-Assad con Barack Obama e che si risolse, grazie alla mediazione di Russia ed Iran, con la decisione siriana di procedere alla distruzione dell’arsenale di bombe chimiche in possesso di Damasco. In quel caso, però, Cameron dovette incassare un bruciante voto contrario a Westminster, dove l’allora partito alleato Liberal democratico fece mancare i voti necessari al sostegno all’intervento.

Oggi Londra deve contrastare altre obiezioni su di una propria autonoma iniziativa militare. In primo luogo, quella degli Usa che non gradiscono cose del genere nell’area mediorientale neppure da parte di paesi alleati; della Ue che, allo stesso modo, non può accettare iniziative singole proprio nel momento in cui tutti insistono per la ricerca di una politica comune.

Su tutte, comunque, e dalle conseguenze potenzialmente molto più pericolose, spiccherebbero le obiezioni della Russia che sta, invece, allargando e potenziando il proprio impegno a favore di Bashar al-Assad. E’ certo che proprio nei giorni scorsi Mosca ha spostato in Siria 6 Mig 31 per controbilanciare l’invio di altrettanti jet statunitensi in Turchia. Ha poi fornito modernissimi lanciamissili a Damasco e, secondo fonti vicine ai servizi segreti israeliani, sarebbe in corso l’invio di truppe di terra in Siria, facendo diventare la Russia il primo paese non arabo, o mediorientale, ad essere presente sul terreno con propri uomini in armi.