Il “lungo” addio a Mandela da parte del mondo intero che celebra l’uomo della lotta per la libertà e del perdono

Il “lungo” addio a Mandela da parte del mondo intero che celebra l’uomo della lotta per la libertà e del perdono

Nello stadio di Soweto, quello dove Nelson Mandela aveva parlato per la prima volta dopo la scarcerazione, e lo stesso dove nel 2010, in occasione dei campionati mondiali di calcio, fece la sua ultima apparizione pubblica, si è assistito allo spettacolo più incredibile che si potesse immaginare. Circa cento tra capi di stato e rappresentanti di tutti i paesi, decine di migliaia le persone comuni presenti, e milioni quelli che spiritualmente da tutto il resto del mondo si sono ritrovati per commemorare il “grande vecchio”, senza differenza di colore di pelle, di razza, di religione .

La cerimonia non è iniziata all’ora stabilita, ma né il ritardo di un’ora, né la pioggia hanno fatto desistere i partecipanti dal cantare, pregare e ricordare con vera stima e affetto l’incredibile uomo che è stato Rolihlahla Nelson Mandela.

Dopo una preghiera interreligiosa il cerimoniere, il vice presidente del NAC, il partito di Mandela, Cyril Ramaphosa , ha dato inizio alla commemorazione.

Mlangeni,  suo compagno di carcere per tanti anni,  è stato il primo a ricordarlo, sottolineando la sua grandezza nell’unire tutti con rispetto e gentilezza. Ban Ki-Moon, il Segretario generale dell’Onu,  ha ricordato “il grande potere del perdono” mostrato da Nelson Mandela nel trattare le persone con il massimo rispetto, lo ha definito “un albero di baobab le cui radici hanno raggiunto l’intero pianeta”.

Sicuramente il discorso più atteso è stato quello del Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, accolto dagli applausi dei presenti in piedi.

Nel suo intervento Obama, oltre alla manifestazione di gratitudine per l’esempio di Mandela o a quegli stessi apprezzamenti che tutto il mondo ugualmente gli tributa, descrivendolo come un uomo e non un’icona, un gigante della storia, ha detto che ci sono troppi leader nel mondo che manifestano da un lato solidarietà con la sua lotta per la libertà, ma non  tollerano il dissenso dei loro stessi popoli.

obama per mandela

Certo,  non ha fatto nomi, però tra i presenti c’erano il vice presidente cinese Li Yuanchao, Robert  Mungabe il presidente dello Zimbabwe e Raul Castro. Il presidente del Sudan Omer Hassan Al-Bashir non era presente, forse per evitare conseguenze dopo la sua condanna da parte della Corte Penale internazionale.

L’atto più significativo è sembrato la mano che Obama ha teso a Castro, che in un clima di riconoscimento della grandezza dell’uomo della riconciliazione, potrebbe far pensare a successivi incontri tra i due, e a una svolta nelle difficili relazioni tra Cuba e gli Stati Uniti che durano ormai da più di mezzo secolo.

Raul Castro, fratello di Fidel che ha sostituito al potere dal 2006, ha detto che la “vita di Mandela insegna che solo il dialogo e gli sforzi comuni di tutte le nazioni permettono all’umanità di affrontare le sfide”, ha ricordato le parole che Mandela disse in visita a Cuba nel 1991 rivolgendosi al popolo cubano che “ ha un posto speciale nei cuori dei popoli dell’Africa”. Castro ha definito Mandela “un esempio di integrità e perseveranza che ha lavorato per ridurre povertà e disuguaglianza”.

La chiusura di questa che è solo la cerimonia ufficiale, tra tutte quelle che dal giorno della morte di Mandela si sono tenute, è stata affidata al vescovo anglicano Desmond Tutu, grande amico di Mandela.

Il prelato ha invitato tutti i presenti che continuavano a cantare e che purtroppo avevano anche fischiato Zuma il presidente del Sud Africa, a mostrare al mondo la loro disciplina e quel comportamento che grazie all’esempio  di Mandela e per lui i sudafricani devono impegnarsi a mantenere.

Il lungo addio all’uomo che ha cambiato una nazione intera, continuerà con tre giorni di camera ardente e poi la sepoltura nel paese in cui era nato.

Lucilla Verticchio