Il giorno dopo la fine del “porcellum” é tutto più confuso. Cambiano scenari ed il peso delle forze in campo

Il giorno dopo la fine del “porcellum” é tutto più confuso. Cambiano scenari ed il peso delle forze in campo

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il giorno dopo il funerale del cosiddetto “porcellum” interviene per dire che, contrariamente a quanto gridato da alcuni,  non siamo anche al funerale di questo Parlamento e della legislatura. Il Presidente sottolinea che è stata la stessa Corte Costituzionale a sostenere la piena legittimità dell’attuale assetto parlamentare quando ha ricordato che le Camere possono procedere all’adeguato intervento legislativo per una modifica coerente ed organica della legge elettorale.

Il giorno dopo la tumulazione della legge definita una “porcata” dal suo stesso creatore, Roberto Calderoli, e sostenuta con passione smodata da quello che allora era un unico Centro destra, ancora unitissimo, con Fini ed Alfano assieme nel Pdl di Silvio Berlusconi, il “porcellum” non ha più nessuno che versi una sola lacrima per la sua dipartita. Sembra ce l’abbiano portata dei marziani in regalo.

Si sa il popolo italiano ha la memoria corta e, diciamocelo, siamo spesso ingrati verso tutto quello che abbiamo detto di amare ed esaltare acriticamente il giorno prima.

Nel Transatlantico di Montecitorio, il giorno dopo, i deputati del Movimento 5 Stelle pensano di avere già vinto la partita e continuano con la scaramuccia iniziata subito, non appena si è avuto notizia della decisione della Corte. Sentono di essere in un Parlamento decaduto  ed illegittimo. Il giorno dopo fa fine del “porcellum” vorrebbero sciogliere questo Parlamento per incassare il dividendo del famoso “ve lo avevamo detto noi”. I seguaci di Grillo, però, forse,  sottovalutano che tutti stanno dicendo le loro stesse cose contro questa legge abbandonata come un vecchio arnese.

berlusconi altri forza italia

Gli altri, quelli della maggioranza e quelli di Forza Italia, stanno a rimuginare. Non sanno cosa potrà accadere. Non sono ancora in grado di valutare le conseguenze della fine del “porcellum”. I loro “esperti” si sono messi al lavoro per capire le proposte da avanzare. Ciascuno pensando, ovviamente, a proposte che facciano loro aumentare i voti. Intanto, devono fare i conti con un fatto ineludibile: la fine del “porcellum” significa il ritorno al sistema proporzionale. Un vero e proprio “Vent’anni dopo” che neppure Dumas avrebbe saputo inventare in modo così realistico.

L’incertezza é dunque totale. “Senza conoscere le motivazioni della Consulta non possiamo dire niente sul futuro che ci attende. Né fare previsioni. Certo è che le conseguenze potrebbero essere drammatiche”, mi dice a Montecitorio un parlamentare del Pd che affonda la sua esperienza in quella tanto maltrattata “Prima Repubblica” durante la quale, però, non avremmo mai vissuto una situazione del genere.

Persino i vertici dei partiti sono finiti nella confusione più totale. Si è arrivato all’assurdo che i partiti della Camera cerchino di scippare l’avvio della discussione della nuova legge ai partiti del Senato. Che, poi, sempre loro stessi sono. Là, a palazzo Madama, da tempo, langue l’attività in materia. Ma è pur vero che i senatori hanno incardinato il dibattito per primi in commissione. Sembra che i partiti, così, non siano più neppure in grado di coordinare la loro attività  tra i loro gruppi nelle due camere. Segno che, nonostante tutto, si sono fatti trovare impreparati per quella che, invece, era sempre indicata da molti come la soluzione più probabile da attendersi dalla Consulta.

In questo momento, tutti sono costretti ad attendere il dispositivo della sentenza dei giudici della Corte Costituzionale per rivedere con oculatezza le loro strategie. In ballo c’è davvero il loro futuro.

Sotto l’effetto della prima impressione, c’è chi sprizza gioia da tutti i pori. Soprattutto il Movimento dei 5 Stelle che, però, anche considerando i lusinghieri voti di Febbraio non riuscirebbe comunque a governare da solo. Condannato all’opposizione più che mai. Altro che funerale dei partiti tradizionali.

C’è chi, dopo un primo momento di eccitazione, teme concretamente di averci rimesso. E’ il caso del Pd e di Forza Italia. Senza il premio di maggioranza, entrambi,  non sarebbero più le corazzate delle ultime elezioni. La loro presenza in Parlamento uscirebbe fortemente ridimensionata. Nessuno avrebbe, infatti,  la maggioranza da solo.

letta berlusconi

Torna la maledizione della “grande coalizione”, insomma. Una vera e propria spada di Damocle! La recente uscita di Forza Italia, anche se provocata solamente dalla decadenza di Silvio Berlusconi, sta a dimostrare che a noi italiani la politica piace invece sanguigna e pugnace. L’idea che si possa ricercare più le ragioni che uniscono invece di quelle che divaricano

proprio a  non ci suona familiare.

Eppure, all’analisi fredda dei dati, il giorno dopo la fine del “porcellum” questa è la prospettiva: essere costretti a creare delle coalizioni. Un’altra occasione per ripetere: “Vent’anni dopo”!

La fine del “porcellum” pone un problema inatteso anche ad Alfano e soci. Adesso, se si votasse subito, quelli del Nuovo Centrodestra sarebbero proprio costretti ad allearsi nuovamente con Forza Italia. A meno che non fossero in grado da soli di costruire un partito in pochi mesi,  capace di superare quegli sbarramenti che la decisione della Consulta non ha eliminato, né alla Camera, né al Senato.

I problemi, così, giungono anche per i tanti tentativi in corso nel cosiddetto “Centro”. Forse, anche loro, se non verrà la legge giusta saranno costretti a rimettersi tutti insieme. Eppure,  abbiamo già visto come è andata a finire con la rottura tra Mario Monti e Mario Mauro.

C’è ovviamente una precisazione da fare. Tutti questi ragionamenti valgono solo se, davvero, i risultati delle politiche dello scorso Febbraio restano un valido punto di riferimento. Sono infatti passati pochi mesi e sembra di vedere una storia di tanti anni fa. Ecco perché  siamo di fronte ad una cosa  tutta da valutare. L’esaltazione del Movimento 5 Stelle, infatti, sarebbe giustificata solamente se la perdita dei voti registrata dalla primavera in poi, in alcuni casi una vera e propria caduta libera,  fosse tamponata. Vedremo!

Nell’immediato, sono i due partiti con più voti in Parlamento a dover fare le prime mosse. Il Pdl vi sarà costretto dai prossimi sviluppi del “caso” Berlusconi il quale ogni giorno che passa si avvicina sempre più all’appuntamento  fissato dal Tribunale. Oggi, dopo il pronunciamento della Consulta, forse, neppure Berlusconi ha più interesse a correre verso le urne. Chi gliela darebbe più la maggioranza  che lui era convinto di riconquistare fino a ieri?

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Il Pd si sta avviando alle primarie dell’8 Dicembre con un quadro di riferimento completamente mutato in poche ore. I democratici, se si dovessero tirare oggi i conti  si ritroverebbero con la metà dei deputati e con il fiato sul collo dei seguaci di Grillo. La carta Renzi sarebbe sempre così spendibile? Non c’è il rischio che la fine del “porcellum” faccia ritornare in prima fila il peso dei partiti piuttosto che  quello dell’idea “dell’uomo solo al comando”?

Giancarlo Infante