Altri morti e feriti in varie parti dell’Egitto Si sparerebbe sulla folla dagli elicotteri Fratellanza Musulmana senza leadership Governo e militari in crisi con Occidente

Altri morti e feriti in varie parti dell’Egitto  Si sparerebbe sulla folla dagli elicotteri  Fratellanza Musulmana senza leadership  Governo e militari in crisi con Occidente

Il giorno della preghiera diventa il “Venerdì della collera” e continua ad essere un altro giorno di morte. Come era prevedibile, se le forze dell’ordine egiziane sono riuscite a sgomberare le due piazze del Cairo, il simbolo della frattura aperta nel Paese dalla rimozione dalla Presidenza di Mohamed Morsi, non riescono ad impedire che le proteste si riproducano con tanti altri rivoli di sangue lungo tutto l’Egitto.

Il bilancio delle vittime aumenta anche se, non sembra ripetere l’impressionante escalation delle 36 ore precedenti, anche se testimoni riferiscono di spari sulla folla dagli elicotteri. Il nostro Ministero degli Esteri invita intanto gli italiani a non recarsi in Egitto.

La BBC riferisce di almeno sette morti al di fuori di una moschea Cairo dove migliaia di manifestanti continuavano a chiedere la liberazione di Morsi essere tornato al potere. Altre quattro persone uccise ad Ismalia ed otto a Damietta. Voci di altri nove morti ad Alessandria.

Solo nella capitale sono state organizzate 28 marce e sembra, come riferisce un altro quotidiano britannico, “The Daily Telegraph”, che i cecchini hanno spesso sparato sui cortei. I manifestanti hanno preso d’assalto uno dei ponti centrali del Cairo, quello chiamato ”15 maggio”, prima che le autorità riuscissero a bloccarli, come invece accaduto su di un altro ponte chiamato del “ 6 ottobre”.
ferito cairo 1
Sembra che molti contestatori abbiano finito per gettarsi nelle acque del Nilo, piuttosto che finire di essere colpiti dalle pallottole sparate dalle forze di polizia. Lanci di lacrimogeni sono stati fatti in piazza Ramses in risposta al lancio di pietre e razzi da parte dei manifestanti. Insomma, la sommossa continua.

I Fratelli Musulmani parlano di migliaia di morti. 2.600, almeno. I feriti ammonterebbero ad oltre 10 mila. Buoni motivi per dichiarare di essere intenzionati a continuare le loro proteste e a non rispettare le norme introdotte dai militari con il coprifuoco e lo stadio d’assedio.

Il Governo ad interim di Adly Mansour fornisce cifre notevolmente ridimensionate. Parla ufficialmente di 700 morti e di circa 4.200 feriti. In ogni caso, però, si tratta sempre di numeri notevolmente più bassi di quelli registrati in occasione delle manifestazioni della cosiddetta “primavera araba”. Quelle che portarono alla caduta ed all’arresto di Mubarak.

Le autorità del Cairo rispondono anche ai moniti del Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, che ha interrotto le sue vacanze per condannare lo spargimento di sangue. Lo sostengono che egli non è riuscito a cogliere la natura degli “atti terroristici” dei manifestanti. A loro avviso, anzi, le osservazioni di Obama potrebbero avere l’effetto di “rafforzare i gruppi armati violenti e incoraggiarli a seguire i loro metodi ostili alla stabilità ed alla transizione democratica”.

E’ chiaro che il Governo egiziano sente di aver preso in mano la situazione. Anche perché, mentre si sparava per le strade, i militari procedevano all’arresto di molti quadri intermedi e di guida della Fratellanza Musulmana la quale, al momento, si trova con quasi tutti i leader incarcerati o costretti al silenzio. E militari, dopo la più grande carneficina dell’era moderna egiziana, non mostrano segni di debolezza. Anzi, fanno chiaramente capire di essere pronti a continuare.

La Fratellanza Musulmana non si trova, dunque, in una facile posizione, stretta com’è tra la diffusa paura che sta percorrendo le sue fila e la mancanza di leader capaci di individuare una qualche forma di “risposta politica” alla grave crisi aperta nel Paese e che, chiaramente, essa non é in grado di risolvere vittoriosamente sul piano militare.
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Il Governo ed i vertici dell’esercito, comunque, sanno che devono cominciare ad allentare la stretta con cui hanno preso in mano l’intero Egitto. Non possono certo continuare a fare 700 morti al giorno, se la cifra é veritiera. La pressione internazionale da parte occidentale e da parte di Turchia, ed altri paesi arabi, prima o poi comincerà a far sentire i suoi effetti perché sia il Governo del Cairo, sia i militari sanno di aver bisogno degli aiuti internazionali, in particolare di quelli storicamente garantiti dagli Stati Uniti.

Quello che colpisce in queste ore è il silenzio che sia la Russia, sia la Cina stanno mantenendo sulla crisi egiziana. I giornali russi sembra preoccuparsi più del fatto che, continuando il clima di violenza di queste ore, le conseguenze peggiori sarebbero per i “tour operators” russi. Questi, infatti, hanno già venduto oltre 50.000 pacchetti turistici ai loro connazionali che avevano da tempo programmato di recarsi nella terra del Nilo e delle piramidi.

Giancarlo Infante