IL DOPO-MARINO È TUTTO IN SALITA. RENZI PENSA A RINVIARE LE ELEZIONI. MA ROMA HA BISOGNO DI NORMALITÀ di Lucio D’Ubaldo

IL DOPO-MARINO È TUTTO IN SALITA. RENZI PENSA A RINVIARE LE ELEZIONI. MA ROMA HA BISOGNO DI NORMALITÀ  di Lucio D’Ubaldo

Corre voce che Renzi, temendo la débâcle del Pd, accarezzi l’idea di spostare in avanti il rinnovo del consiglio comunale di Roma. Sarebbe sconsigliato votare durante il Giubileo. A sostegno di questa tesi è  uscito allo scoperto il capogruppo al Senato, Luigi Zanda, accompagnato nell’impresa di preparare la pubblica opinione dal viceministro dell’Interno, Filippo Bubbico. Se Berlusconi chiudesse un occhio, preoccupato per le sorti di Forza Italia e del centrodestra, forse il disegno del rinvio prenderebbe forma. Per adesso la questione appare semplicemente un ballon d’essai.

Intanto si pensa alla scadenza più ravvicinata, supponendo che tutte le possibili manovre del sindaco dimissionario non abbiano la forza di bloccare la procedura di scioglimento.  A tale proposito, Rutelli ha lanciato l’idea di un commissario di altissimo profilo. Ha detto l’ex sindaco che occorre una figura come quella di Azeglio Ciampi, governatore della Banca d’Italia, chiamato agli inizi degli anni Novanta a servire il Paese in una fase tormentata. Viste le condizioni, a Roma servirebbe oggi uno scossone di analoga portata.

È vero, l’uscita dalla crisi non può essere immaginata come una semplice procedura di riordino della vita amministrativa locale. Corre ricucire il rapporto di fiducia con la tra grande maggioranza dei cittadini romani. Tuttavia la soluzione di un super-commissario, magari destinato poi a candidarsi inopinatamente alla guida del Campidoglio, scivola in fretta dal terreno delle buone intenzioni a quello delle improvvide suggestioni. La città non ha bisogno di colpi di scena: Marino ne ha prodotti molti e forse continuerà a farlo nei prossimi venti giorni anche per effetto del sostegno di alcuni volti noti al grande pubblico, come l’attrice Sabrina Ferilli. In ogni caso, il risultato a dir poco deludente della sua esperienza amministrativa è sotto gli occhi di tutti.

Roma ha invece bisogno di normalità. La prima regola è ricostruire, attraverso la nomina di un commissario di provata esperienza, una condizione di regolarità ed efficienza nel lavoro degli uffici e dei servizi  comunali. Meglio un bravo prefetto, capace di assicurare l’efficace collaborazione con il responsabile per il Giubileo, Franco Gabrielli, piuttosto che un improbabile super-commissario pescato chissà dove, costretto per settimane e settimane a imparare il mestiere prima di potersi impadronire dei meccanismi burocratici di un struttura certamente complessa come quella capitolina. Sei mesi passano in fretta e stavolta, più che nel passato, nessuno può pensare di trastullarsi in fantasiose sperimentazioni.

Ciò non significa che una scelta di normalità debba precludere lo spazio a un forte impegno per ripensare il governo della capitale. Sarebbe già un miracolo se il bilancio fosse messo bene in ordine, così da consegnare al futuro sindaco un quadro contabile non inficiato da debiti nascosti. A forza di proporre “effetti speciali”, secondo lo stile imposto dalla politica degli ultimi vent’anni, le istituzioni hanno subito un processo di grave deterioramento. A Roma, con Ignazio Marino, si è giunti al culmine di questo processo degenerativo a causa di tante manifestazioni di superficialità e imperizia..

Sono tante le emergenze. Dai trasporti alla nettezza urbana, dal decoro urbano alla sicurezza, non mancano elementi di preoccupante degrado. È necessario invertire la rotta, perché il Giubileo richiede almeno la capacità di garantire un’accoglienza degna di una grande capitale. Di fatto il ritorno alla normalità, fatta di solerzia e cura per il bene della comunità cittadina, è la premessa di qualsiasi discorso sul futuro della Capitale.

Lucio D’Ubaldo