I palestinesi alla Corte internazionale per il bimbo bruciato vivo dai coloni israeliani

I palestinesi alla Corte internazionale per il bimbo bruciato vivo dai coloni israeliani

Dopo la barbara uccisione di un bambino palestinese di 18 mesi, Ali Saad Dawabsheh, bruciato vivo nell’incendio appiccato alla casa della sua famiglia da estremisti israeliani, probabilmente dei coloni della Cisgiordania, continuano le proteste del mondo arabo e gravi incidenti sono avvenuti tra giovani palestinesi e la polizia di Tel Aviv.

L’Olp, l’Organizzazione per la liberazione della Palestina, ha accusato il governo di Israele per la responsabilità dell’accaduto ed ha deciso di presentare una denuncia alla Corte penale internazionale dell’Aia.

L’attacco incendiario, che ha fatto finire in ospedale i genitori ed un fratellino di quattro anni del piccolo ucciso, è stato fermamente condannato anche da molti leader israeliani, tra cui il Primo ministro Benjamin Netanyahu che dopo averlo definito un “barbaro atto di terrorismo” ha chiamato al telefono il Presidente palestinese Mahmoud Abbas.

Abbas, però, ha deciso di rivolgersi alla Corte penale internazionale perché ritiene che il Governo di Tel Aviv incoraggia “insediamenti ovunque”. Ha concluso sostenendo che “si tratta di un crimine di guerra e una tragedia per tutti noi”.

Negli scontri seguiti al funerale del piccolo Alì un giovane palestinese di 14 anni, Laith Khaldi, è stato ferito da un colpo d’arma da fuoco vicino Ramallah ed è morto successivamente in ospedale.