I migranti. Noi italiani e come vede le cose la Francia

I migranti. Noi italiani e come vede le cose la Francia

68 clandestini, tra cui quindici bambini e due donne incinta, sono stati scoperti, letteralmente stipati dentro un container, nel porto internazionale di Harwich, nella contea dell’Essex, nell’Inghilterra orientale.

E’ molto probabile che questo gruppo di migranti illegali, il più grande scoperto dalle autorità inglesi negli ultimi tempi, proveniente dall’Olanda sia passato precedentemente per l’Italia e la Francia.

E’ la Gran Bretagna, infatti, la meta più ambita da molti clandestini. Secondo le cifre fornite dalla polizia britannica, il numero dei clandestini diretti verso l’isola a bordo di camion sia quadruplicato negli ultimi due anni. La risposta del premier britannico David Cameron, così, è sintetizzata dalla sua eufemistica promessa di voler rendere il lavoro illegale nel Regno Unito meno “attraente”.

Due giorni prima del ritrovamento di questi clandestini, la polizia francese ha smantellato un campo abusivo d’immigrati situato sul Pont le Chapelle, nel quartiere parigino di Montmartre, a pochi minuti da Gare du Nord. Il campo raccoglieva poco meno di 400 migranti, provenienti dalle zone più difficili dell’Africa e del Medio Oriente. La prefettura di Parigi ha motivato lo sgombro con ragioni sanitarie: i servizi igienici erano, infatti, solo tre per tutto il campo e si erano riscontrati diversi casi di dissenteria.

Nonostante la Francia sia ritenuta per lo più una terra di passaggio, il clima che si respira è sempre più pesante nei confronti degli immigrati, come del resto confermano anche i continui respingimenti che avvengono alla frontiera con l’Italia di Ventimiglia.

Complici un tasso di disoccupazione, che stenta a tornare ai livelli precedenti la crisi, e le ricorrenti tensioni fra una sentitissima laicità di Stato ed una delle minoranze mussulmane più numerose d’Europa, cui si sono aggiunti gli attentati del gennaio scorso, la crescita di xenofobia ed islamofobia è testimoniata dalla recente ascesa in termini di voti del Front National della Christine Le Pen. Proprio per arginare il lepenismo, il baricentro della politica francese si sta spostando sempre più a destra.

All’inizio, era solo l’UMP, partito di centrodestra che ha appena cambiato nome in “I repubblicani”. La formazione di Sarkozy, che riunisce gollisti e non, continua reclamare una linea più dura verso i migranti, anche perché sulla base di questa piattaforma politica è riuscita a stravincere alle appena avvenute elezioni dipartimentali.

Oggi, così, vediamo che anche il Partito Socialista del Presidente in carica, François Hollande, continua a muoversi sempre più verso il centro, in cerca di quell’elettore mediano che potrebbe fargli recuperare la popolarità perduta, in vista delle presidenziali del 2017.

Il tutto si riflette sull’improvviso ed inatteso rifiuto opposto dall’Eliseo al sistema delle quote proposto dalla Commissione europea.

Oltre al fatto di non voler mettere una potente arma nelle mani degli avversari, la giustificazione ufficiale dell’esecutivo socialista è che la Francia si sente di aver fatto già tanto, persino troppo, per accogliere i migranti.

Da qui la linea del Primo ministro, Manuel Valls, che rigetta la proposta Juncker delle quote anche sulla base del fatto che la Francia si è già data da tempo una legislazione capace di regolare adeguatamente i flussi degli immigrati e garantire un’adeguata accoglienza.

Resta il fatto che a noi italiani è sembrato di trovarci di fronte ad un autentico “tradimento” francese dopo esserci sentiti sostenere anche da Hollande, come dagli altri leader europei, nel momento in cui era giunta l’assicurazione che l’Europa non ci avrebbe lasciati soli.

C’è anche da considerare che tra gli altri paesi dell’Unione europea non mancano i nostri detrattori perché l’Italia è troppo spesso percepita come un Paese inadempiente, portato a chiudere un occhio al momento di identificare molti migranti per evitare di doversene fare carico nei termini previsti in materia dal Trattato di Dublino.

Vero, almeno in parte. Ma è altrettanto vero che se l’Italia dovesse applicare alla lettera il regolamento di Dublino, i suoi centri d’accoglienza già saturi scoppierebbero. Questa parte della storia, però, all’estero non è considerata, né tanto meno raccontata e da qui nasce l’impressione di trovarci di fronte ad un dialogo fra sordi.

Eppure, se proprio si volesse cercare chi è veramente da considerarsi inadempiente basterebbe leggere l’articolo 2 dell’atto fondante l’Unione, per capire come la solidarietà costituisca uno dei valori fondamentali dell’Europa moderna.

E’ triste pensare che, dopo aver ricevuto moltissime espressioni di solidarietà internazionale per l’opera svolta sulle acque del Mediterraneo, servita a salvare la vita a decine e decine di migliaia di persone, ci si trovi a dover constatare che, dopo l’onda emotiva dell’ultima tragedia, costata la vita a 900 persone, le belle parole siano rimaste di sola mera circostanza.

E’ ormai innegabile che l’Italia, nonostante sia costantemente additata come una delle ultime della classe sul rispetto delle normative comunitarie, per quanto riguarda una questione di civiltà, com’è quella dell’accoglienza di esseri umani allo sbaraglio, è talmente avanti rispetto al resto dell’Europa al punto da potersi guardare intorno e scoprire di essere sostanzialmente sola. Abbandonata anche dalla “sorella” mediterranea, la Repubblica francese.

Luca Bertuzzi