I britannici “occupano” i media Usa

I britannici “occupano” i media Usa

I britannici stanno colonizzando nuovamente gli Stati Uniti. Una vendetta postuma si sarebbe tentati ironicamente di dire. Loro non rispondono alla provocazione e vanno avanti,  partendo dalla testa. Cioè dai media, ai cui più alti posti di controllo sembra stia avvenendo una vera e propria invasione. Occupano tutti gli spazi più importanti, si tratti di informazione o di intrattenimento.

Non c’é più un giornale, una radio o una televisione in grado di andare avanti se non è guidata o fortemente influenzata da un dirigente, un giornalista, da un uomo di spettacolo o un regista proveniente dalla vecchia “casa madre” d’oltre oceano. La spiegazione di un fenomeno che, andando al di là di un commento scherzoso, è rilevante per davvero, viene fatta risalire ad alcune caratteristiche ben precise del sistema dei media britannici.

occupazione1 newspaper-pagesCon una popolazione che è circa un quinto di quella Usa, nel Regno Unito ci sono tre gruppi televisivi indipendenti nazionali, più di una dozzina di grandi giornali ed un sistema informativo diffuso in grado di dare vita ad una grande competizione.

“Per competere con i britannici, allora, o sei sharp o non ce la fai”. Lo “sharp” sta per un miscuglio di “acuto”, “furbacchione” e “appuntito”. La precisazione viene da uno che se ne intende e che è britannico: Emily Bell, professore di giornalismo alla Università americana  “Columbia”, dopo essere stato direttore di uno dei più brillanti giornali londinesi “The Guardian”.

Lui non ha dubbi: il sistema della comunicazione e dello spettacolo mediatico britannico per la sua raffinatezza non può essere minimamente paragonato a quello statunitense che, pure, ha a disposizione un pubblico più vasto. Senza timori conclude: il sistema dei media americani è troppo “grossolano”.

Veronica Gabbuti