I berlusconiani sulle barricate Berlusconi vuole la riforma della giustizia ma calma i suoi: no a “soluzioni immediate”

I berlusconiani sulle barricate  Berlusconi vuole la riforma della giustizia  ma calma i suoi: no a “soluzioni immediate”

A leggere i giornali on line sulla riunione tenuta dai gruppi parlamentari del Pdl, accalcatisi attorno a Silvio Berlusconi, le impressioni sono nettamente diverse perché forniscono immagini completamente opposte sulla reazione dell’ex Presidente del Consiglio alla sua condanna definitiva, stabilita dalla Cassazione.

Secondo Repubblica, considerato dai berlusconiani addirittura un vero e proprio “partito”, ovviamente ostile, il leader del Centro Destra avrebbe minacciato fuochi e fulmini sul Governo Letta e, addirittura, di andare alle elezioni immediatamente. Per vincerle, ovviamente.

Se ne dovrebbe riparlare, in realtà, ad ottobre quando gli scatterà l’applicazione della sentenza e, quindi, lui sarà proprio non candidabile ed impossibilitato a partecipare alla eventuale campagna elettorale.

A leggere il Giornale, il quotidiano di famiglia, invece si avvertono sfumature diverse, meno distruttive. La versione ufficiale è quella che si deve fare la riforma della giustizia o verrebbe meno il motivo della coesistenza attorno all’esecutivo Letta. Lo stesso auspicio del Presidente Napolitano, insomma. Espresso mezz’ora dopo la sentenza della Cassazione all’interno di una dichiarazione che sembrava una vero e proprio “Fine” alla carriera politica di Berlusconi.
berslusconi telefono
Nel corso del dibattito, i suoi si scatenano e dicono di tutto e di più. Ma Silvio Berlusconi sembra, nonostante tutto, almeno seguendo la ricostruzione del Giornale e di Libero, abbastanza diverso da quello raffigurato da Repubblica. Stando al Giornale questo sarebbe il resoconto più corretto: Alfano giura: “Pronti a dimetterci dal governo”. Berlusconi frena: “Niente soluzioni immediate”. E riporta al centro del dibattito politico la riforma della giustizia: “È un dovere attuarla prima di andare al voto”.

Dov’è allora il Berlusconi del fuoco e fiamme della Repubblica? “Dobbiamo chiedere al più presto le elezioni per vincere. Riflettiamo sulla strada migliore per raggiungere questo obiettivo”!

La verità ha mille facce ed altrettanti risvolti. Molte possono essere le interpretazioni di un intervento politico, come è stato quello del Cavaliere Senatore, all’indomani di una sentenza che avrebbe abbattuto chiunque.
Il dato di fatto, oggettivo, che resta evidente, è il tentativo dei seguaci di Berlusconi di fare di tutto perché non scattino nei suoi confronti quei provvedimenti restrittivi che lo sospenderanno al di fuori dall’agone politico per 12 mesi.

Vogliono provare a fermare il corso inevitabile degli eventi che, quando c’è di mezzo la giustizia, come dicono gli inglesi, sono lenti a mettersi in movimento, ma poi diventano inarrestabili.
generale mezzavilla
La Questura di Milano, là si trova il tribunale che l’ha condannato, come primo atto, ha disposto il sequestro del passaporto di Silvio Berlusconi. Un ufficiale di alto grado dei carabinieri, addirittura il Comandante Provinciale dei CC di Roma, generale Maurizio Mezzavilla, si è presentato a Palazzo Grazioli, dove Berlusconi ha eletto la propria residenza romana, per notificargli il decreto di esecuzione della pena.

Il Pm di Milano, Pomarici, ha disposto la sospensione della condanna per i trenta giorni necessari alla scelta tra gli arresti domiciliari e l’affido ai servizi sociali. In considerazione del periodo feriale dei tribunali italiani, questo significa che la scelta Berlusconi potrà farla entro la metà di Ottobre. Ma la sua condanna è definitiva e può solo essere applicata.
schifani
Di questo ne sono consapevoli anche i suoi più strenui difensori. C’è poco da fare! L’unica alternativa, che poi vuol dire un po’ trasformare Berlusconi nel pugile suonato salvato dal getto della spugna, è quella della Grazia presidenziale. La richiesta è venuta addirittura dal Presidente del Gruppo Pdl del Senato, Schifani. L’ex Presidente di Palazzo Madama.

Il Quirinale non può rispondere direttamente, ma, forse, per cortesia fa trapelare poche righe: i soggetti intitolati alla richiesta, secondo la legge, la chiedano. Un modo garbato per rimandare nel campo di Silvio Berlusconi la palla.

Giancarlo Infante