Hard disk: da Backblaze la classifica sulla sicurezza

Hard disk: da Backblaze la classifica sulla sicurezza

Il colosso americano Backblaze analizza la sicurezza degli hard disk: palma d’oro in affidabilità alla Hitachi, mentre per Western Digital la ricerca certifica un tasso di guasti superiore rispetto a quello dei concorrenti. Una notizia che, unita all’allarme lanciato da alcuni esperti in sicurezza informatica, non fa iniziare al meglio l’anno per questa azienda.

Hitachi incoronata regina dell’affidabilità degli hard disk, mentre per Western Digital il 2017 inizia con una doppia criticità: non solo, infatti, il brand statunitense è risultato meno efficiente, secondo i riscontri di Blackbaze, ma in queste settimane sta affrontando anche una minaccia hacker che sfrutta una falla dei suoi dispositivi, mettendo a rischio l’archiviazione dei dati degli utenti. Ma andiamo con ordine.

Un’indagine complessa. Come di consueto, il colosso americano Backblaze – tra i leader mondiali nel campo del backup su cloud – ha pubblicato una analisi statistica sulle performance dei dispositivi di archiviazione di memoria che utilizza all’interno dei suoi sistemi, per arrivare a una sorta di classifica dell’affidabilità dei differenti produttori. Negli storage pod di Backblaze sono impiegati diverse decine di migliaia di hard disk, ovviamente sottoposti a un carico di lavoro superiore rispetto a quelli di un tradizionale utente consumer.

I migliori HDD. Insomma, al di là delle specificità questa indagine rappresenta un pratico spunto per chi cerca informazioni sulle prestazioni dei sistemi fissi di memoria, soprattutto per conoscere quanto i prodotti siano inclini a malfunzionamenti di qualsiasi genere. Ebbene, questa graduatoria vede primeggiare tre modelli, l’unità Toshiba da 4 TB, il Seagate da 8 TB e l’HGST da 8 TB di Hitachi, che nel corso del 2016 non hanno mai dato prova di malfunzionamenti.

Attenti ai guasti. In totale, come spiegato da Blackbaze, il numero totale di dischi che hanno segnalato problemi durante l’anno è stato 1225, che significa, tradotto in altri termini, un tasso di 3,36 dischi rotti al giorno o 5 dischi per giorno lavorativo. Comunque, è positivo notare che il failure rate generale degli hard disk è in diminuzione, arrivando nel 2016 all’1,95% contro il 2,47% del 2015 e l’alto 6,39% del 2014. Tra i prodotti più problematici, però, vanno segnalati tre modelli come il Seagate da 4 TB, il Toshiba da 3 TB e il Western Digital da 3 TB, che ha avuto 35 “drive failure” nel corso dell’anno.

Il pericolo hacker. A questa bocciatura, come detto, la Western Digital ha aggiunto una ulteriore nota stonata: secondo alcuni esperti in sicurezza informatica, infatti, una parte degli hard disk proprio dalla nota azienda sarebbero vulnerabili agli attacchi degli hacker, minacciando i dati di milioni di utenti. I ricercatori di Exploitee.rs hanno infatti riscontrato alcune falle nel sistema di protezione dei device storage, che consentirebbero ai cyber criminali di raggiungere in remoto i dati salvati all’interno.

Come rimediare. In particolare, in pericolo ci sono gli hard disk My Cloud, ovvero le unità di memorizzazione per il cloud computing sviluppate da Western Digital, che i pirati informatici hanno scoperto essere più vulnerabili alle loro infiltrazioni illecite, e neppure l’update avviato dall’azienda avrebbe risolto del tutto questa falla. Cosa si può fare, dunque, in attesa di ulteriori azioni da parte di WD? I tecnici di Recovery File, azienda italiana leader negli interventi di recupero file da hard disk danneggiati, consigliano innanzitutto di disattivare l’accesso online di questi hard disk “incriminati”, e di tenere a mente alcuni rimedi basici di sicurezza, come cambiare spesso le password ai dispositivi, non cliccare su link sconosciuti ed effettuare con frequenza e costanza dei backup dei propri dati.

Gianluca Bottiglieri