Governo rafforzato dal “pieno” del Pd e dallo stop del Pdl

Governo rafforzato  dal “pieno” del Pd  e dallo stop del Pdl

Come abbiamo pensato subito alle 15,20 anche noi di RomaSettimanale.it, il Presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha interpretato i risultati delle amministrative come un rafforzamento del suo Governo. Silvio Berlusconi, infatti, incassa una serie di sconfitte tutte assieme. Se anche avesse avuto in mente di fare uno sgambetto all’esecutivo adesso, per andare al voto in autunno, è costretto a ripensarci tante volte sopra e, poi, forse, a non farne niente.

Ha perso in tutti i capoluoghi di Provincia. In quelli che erano suoi ed in quelli che suoi non erano. Soprattutto, ha perso Roma. In malo modo. Dire che la cosa era attesa non migliora la situazione! Gianni Alemanno non ha saputo tesorizzare il recupero del Pdl alle politiche di Febbraio. E’ stato cacciato dal Campidoglio a furor di popolo. 63 a 37, o giù di li. Ha provato a darsi una spiegazione collegando la cosa all’astensionismo. La classica toppa che fa notare di più il buco. L’astensionismo, infatti, punisce chi governa. Nell’ufficio di Sindaco romano, con bella vista sui Fori romani, c’è stato lui per cinque anni, mica noi. Vuol dire che secondo i romani ha governato male. Punto e basta. Perché, altrimenti, lo avrebbero dovuto bastonare così duramente come hanno fatto? Mica sono dei sadici sconsiderati!

alemanno_marino_compositeGianni Alemanno non è riuscito neppure ad approfittare del fatto che, con la candidatura di Ignazio Marino, il Pd ha traslocato tutto il proprio baricentro in un orbita laicista, semi grillina, da sinistra “facciamolo strano”. Una dislocazione che giustifica i tanti assenti del centro sinistra dalle urne. Soprattutto dei cattolici e dei gruppi più moderati del partito di Epifani. In teoria, questa “ radicalizzazione” del Pd, tramite la candidatura Marino, avrebbe dovuto favorire proprio il sindaco uscente. Se fosse stato capace di attrarre il voto cattolico, moderato e senza tanti grilli per la testa. Invece, i moderati di Roma se la devono vedere con un Centro Destra capace solo di pensare ai fatti propri. Solo di puntare sul carisma di Silvio Berlusconi. Un Centro Destra indifferente alle richieste di rinnovamento della classe dirigente, di aprirsi alla società civile, ai professori universitari, ai manager veri, non quelli delle imprese sovvenzionate dai soldi pubblici, e a quelli con qualche idea in testa. Purtroppo di questa gente i Tajani, gli Antoniozzi, i Piso, gli Alemanno hanno solo paura perché son bravi. In quindici anni, si son guardati bene di aprir loro il partito. Cosa vuoi che il Pdl concluda, allora?

Paradossalmente, l’arrivo del Governo Letta è come se sancisse la fine delle chiacchiere e della politica da “due palle un soldo”. Il circuito, molto romano, di coloro che pensano che solo perché parlano la gente dà loro ragione. Non è più così! Lo ha sperimentato il Pd a febbraio quando sembrava in procinto di rovesciare il mondo. furnari6 grillo-la7-palcoLo sta sperimentando addirittura Beppe Grillo. Enunciare è facile, fare è un pochettino più complicato. Quasi nella tomba, ci deve riflettere sopra tutta la Lega!

Il problema vero te lo trovi davanti quando devi governare. Non a caso, un certo De Gasperi si rivolse ai giovani democristiani del suo tempo. I Dossetti, i Fanfani,ed altri- non so se mi spiego di chi stiamo a parlare- ed usò una espressione colorita ma efficace: avete idee? Volete fare?, chiese loro lo statista trentino. “Allora, alla stanga”! E li mise a lavorare! Fanfani corse a farlo da ministro! Poi, loro, quasi tutti loro, perché Dossetti preferì farsi prete e preparare il Concilio di papa Giovanni, fecero fuori De Gasperi. Ma questa è tutta un’altra storia. Quei giovani dimostrarono, comunque, di valere qualcosa.

Alemanno e tutto il codazzo degli esponenti del Pdl romano hanno confermato, invece, di valere qualcosa se Berlusconi non rimbocca loro la coperta quasi ogni sera? I grandi statisti “de noartri”, quelli che sgomitavano per cantare sui palchi quando tutto andava a gonfie vele perché c’era Silvio a portar voti! A pensarci bene, se c’è un posto dove ogni giorno dovrebbero mettere il disco di “Meno male che Silvio c’è” sono proprio le sezioni, quasi sempre chiuse, del Pdl nell’area romana.

bettiniMa il detto “se Atene piange, Sparta non ride” vale, nonostante l’euforia di Bettini e degli altri capataz del Pd romano, anche per il partito di Epifani e Letta. Questi capataz dopo mesi di nascondimenti sono usciti fuori come se avessero preso milioni di voti e non ne avessero persi, invece, a vagonate. Bettini, come se niente fosse, si è messo a parlare in televisione con l’aria di chi fa e disfà. Ma dov’era in tutti questi mesi? Sponsorizzando ora Matteo Renzi, pensa che i romani si sono dimenticati di quando, con la stessa sicumera, piazzava l’articolo Walter Veltroni?

Io al posto dei pd, ma questa è solo una mia opinione, me ne andrei a letto come la sera in cui Pirro si coricò dopo la famosa battaglia che gli deve il nome. Hanno vinto dappertutto. E’ vero! Non c’è stata storia. Ieri, al Rolland Garros, sarebbe stato 6 0., 6 0, 6 0! Che batosta per il Pdl! A via dell’Umiltà, alla sede di Berlusconi e Bondi, ancora rintronano le finestre! I democratici, cosa da non credere, hanno vinto persino nell’ex XXesimo municipio, oggi XVesimo della Capitale. Per chi non conosce Roma è come se la Juventus vincesse 12 a zero in casa dell’Inter. Vuol dire che tutto l’elettorato della destra di Roma, che più destra non si può, se ne è andato davvero al mare! Ma l’hanno fatto per non votare i loro. Eppure se c’era uno che entrava negli occhi loro, più fastidioso del fumo, questo era proprio Ignazio Marino.

roberto-maroni1Lo stesso, però, è accaduto a Brescia, a Treviso, a Viterbo. Posti mai lontanamente collegabili al centro sinistra. Una “debacle” totale per Berlusconi e per i suoi. Che l’accomuna a quella della Lega che, certo, non viene premiata per i cortesi scambi di opinione ricorrenti tra Bobo Maroni ed Umberto Bossi. Sembrano più interessati a prendersi a scopate tra di loro che a raddrizzare la carretta del popolo celtico. Così hanno perso ruote e mozzi del loro carrozzone lungo l’intera “ macro regione del Nord”. Di macro, ormai, è rimasto solo lo sconquasso che si sono provocati a vicenda i due grandi secessionisti.

Quindi, è presto spiegato perché chi esce rafforzato da questo voto è un certo Enrico Letta. Scalzarlo sarà più difficile di prima. Anche se i guai possono portarglieli quegli inguaribili ottimisti dei suoi compagni di partito. Costoro, dopo ogni vittoria che riescono a conseguire, anche se non per merito loro, sono presi da un irrefrenabile moto: devono fare di tutto per non ripetersi la volta dopo.

Giancarlo Infante