Gli scienziati dei Lincei: la sperimentazione sugli animali necessaria per la salute dell”uomo

Gli scienziati dei Lincei:  la sperimentazione sugli animali  necessaria per la salute dell”uomo

Gli scienziati dell’Accademia dei Lincei vanno controcorrente e gli studiosi combattono chi si batte contro gli animali da esperimento. Un gruppo di esperti nelle scienze biologiche e biomediche denuncia, infatti, la crescita progressiva e preoccupante, avvenuta negli ultimi anni, di gruppi contrari all’uso degli animali nella sperimentazione scientifica. Esperti che ribadiscono come fino ad oggi gran parte degli studi alla base del progresso della medicina e della salvaguardia della salute dei cittadini sono stati condotti proprio per mezzo della sperimentazione su animali.

Gli scienziati che sostengono questa linea, che ha acceso ovunque nel mondo dibatti e discussioni anche con violente polemiche, affermano che lo sviluppo delle conoscenze a livello cellulare modellistico, anche se ha condotto a risultati significativi, non potrà mai eliminare l’impiego della sperimentazione sugli animali. Infatti, tutti i risultati ottenuti in vitro, devono necessariamente essere verificati e ampliati a livello animale prima di poter essere continuati a livello di ricerca sull’uomo. L’uso degli animali è di conseguenza indispensabile anche per gli studi di tossicologia finalizzati a prevenire il rischio di intossicazioni causate da farmaci prima dell’introduzione in terapia.

animali3Queste conclusioni non sono sostenute soltanto dall’industria farmaceutica, come spesso denuncia parte degli animalisti. Esse sono il risultato di centinaia di migliaia di studi pubblicati a livello internazionale sulle più quotate riviste scientifiche, sostenuti da finanziamenti pubblici e di fondazioni non profit, sia in America che in tutti i paesi europei.

Un argomento spesso utilizzato contro la sperimentazione animale riguarda le condizioni in cui gli animali, soprattutto cani e gatti, vengono trattati e manipolati con pesanti sofferenze inflitte nel corso degli esperimenti. A questo proposito bisogna sottolineare che in Italia oltre il 90 per cento degli esperimenti vengono condotti su topi e ratti e che i gatti non vengono utilizzati; che la sperimentazione sui cani si limita solo a un piccolo numero di malattie genetiche, analoghe a quelle dei bambini, escludendo oprazioni di “vivisezione” che tanto allarmano e turbano l’opinione pubblica. Ma va da se, è la risposta agli scienziati, come a dispetto di protocolli e consuetudini, protetti da “interessati segreti”, ni nascondano spesso laboratori clandestini diretti da spregiudicati emuli del dottor Mengel, foraggiati da quell’industria privata animali8ufficialmente sana, trasparente e pulita, ma che opera anche con l’apporto di elementi “deviati” e privi di scrupoli. E interessati al denaro ben di più che alla scienza.

L’Accademia nazionale dei Lincei sottolinea, comunque, come lo sviluppo dei medicinali e le cure per l’uomo trovino, incece, largo impiego proprio nella cura degli animali, come è bene noto a tutti i proprietari di cani e di gatti e di altre specie. E in tutti i casi, d’altra parte, la sperimentazione animale viene condotta già da molti anni nel rispetto di rigide regole che escludono ogni tipo di tortura: ogni programma di ricerca deve essere approvato da un comitato altamente qualificato a livello non solo scientifico ma anche morale; tutto il lavoro con animali avviene sotto il controllo di veterinarii incaricati dal Ministero della Sanità e le ispezioni delle Asl sono costanti. I ricercatori hanno costituito, inoltre, una Società internazionale, la International Basel Declaration Society, che fornisce informazioni e interviene in caso di segnalazioni di scorrettezze. E’ quindi praticamente impossibile che gli eventi denunciati dagli animalisti possano essere realmente avvenuti nel nostro Paese.

animali4La preoccupazione non solo degli scienziati dell’Accademia, e dell’intera comunità scientifica del nostro Paese, riguarda possibili modifiche che potrebbero essere introdotte nel recepimento della Direttiva Europea (2010/63) dettate non da criteri culturali e scientifici, ma da preoccupazioni politiche o populiste, che, purtroppo, nulla hanno a che vedere con la scienza e sono spesso solo frutto di una superficiale ignoranza. Modifiche relative alla proibizione di specifiche ricerche, che sono state inserite nel testo di recente approvato dal Senato, indurrebbero infatti gravi danni alla ricerca, ne limiterebbero molto la libertà, interferirebbero con il progresso della medicina nel nostro Paese e provocherebbero danni irreparabili allo sviluppo alla nostra industria biotecnologica e farmacologica, già molto meno sviluppata rispetto agli altri Paesi europei.

Riccardo Marini