Firenze: tempi duri per i clienti delle prostitute

Firenze: tempi duri per i clienti delle prostitute

Guai fermarsi per la strada e intrattenersi con una prostituta; se il cliente occasionale è colto dalla polizia, in divisa o in borghese, nel momento di chiedere una prestazione sessuale a una prostituta, viene multato con una ammenda di 206 euro. Se poi si è sorpresi mentre consuma l’atto sessuale con la “lucciola”, scatta il procedimento penale che prevede la condanna fino a tre mesi di carcere. Non sono previste sanzioni per la prostituta che offre la propria prestazione. E’ l’effetto dell’ordinanza comunale emanata dal Sindaco di Firenze Dario Nardella contro i “clienti” delle “passeggiatrici” che è in vigore ormai dal 15 settembre scorso. Lo prevede l’articolo 650 del codice penale per violazione della sicurezza urbana. La clamorosa ordinanza del Sindaco di Firenze è stata resa possibile dal decreto del Ministro dell’Interno Minniti convertito in legge nell’aprile di quest’anno. Infatti, il decreto consente ai Sindaci di emettere ordinanze comunali contro i clienti che si appartono o consumano un atto sessuale con una prostituta. Peraltro, l’ordinanza riguarda tutte le zone della città, per evitare una “transumanza” delle lucciole in altre zone periferiche. In effetti la piaga della prostituzione nelle strade di tutte le città italiane ha raggiunto ormai livelli insopportabili per il decoro e la difesa di donne sfruttate, malmenate, costrette spesso a “battere la strada” dopo aver ricevuto promesse di lavoro e una vita comoda rivelatosi poi inesistente. Sottolinea il Sindaco di Firenze in un’intervista riportata da Repubblica:  “La nostra società non può rimanere cieca di fronte a un fenomeno così vasto che distrugge la dignità di migliaia di donne ridotte a oggetto spesso in stato di schiavitù e che consente un vergognoso arricchimento della malavita organizzata; spero che Firenze possa essere un buon esempio per tutto il Paese per una battaglia di civiltà prima ancora che di legalità.

Secondo un recente studio, sono circa 100 mila le prostitute in Italia, un terzo delle quali minorenni. Provengono per lo più dai paesi dell’Est, Romania, Bulgaria, Albania, e dall’Africa, soprattutto Nigeria. Il giro d’affari è da capogiro, si aggira sui 2,86 miliardi secondo una valutazione del Codacons di dieci anni orsono.

La prostituzione è il più antico “mestiere del mondo”; da sempre i Governi cercano di eliminare o, perlomeno, regolamentare una pratica che sfugge a ogni regola legale. Una pratica di sfruttamento ai danni  di minorenni e di povere ragazze spesso ignare della vita miserevole costrette a fare per arricchire, poi, il “protettore”, quasi sempre violento e senza scrupoli.

In Europa e nel mondo sono diversi i paesi che hanno ancora case di tolleranza in funzione, la più conosciuta è Amsterdam, la Thailandia, il Brasile, e poi la Spagna, la Svizzera, l’Austria a pochi chilometri dal confine con l’Italia. Molti uomini del nord Italia approfittano della vicinanza di questi paesi per passare un’ora della loro giornata in una casa di tolleranza straniera. In Italia, invece, le case di tolleranza sono state definitivamente chiuse quasi 60 anni fa, con una legge del 20 febbraio 1958 n. 75. Una battaglia parlamentare condotta dalla prima firmataria, Senatrice Socialista Lina Merlin, per la chiusura definitiva delle case di tolleranza e l’abolizione della regolamentazione della prostituzione. Nei primi due articoli della legge si legge:

Art.1 : E’ vietato l’esercizio di case di prostituzione nel territorio dello Stato e nei territori sottoposti all’amministrazione di autorità italiane.

Art. 2: Le case, i quartieri e qualsiasi altro luogo chiuso, dove si esercita la prostituzione, dichiarati luoghi di meretricio ai sensi dell’art. 190 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, dovranno essere chiusi entro sei mesi dall’entrata in vigore della presente legge.

La chiusura delle case di tolleranza in Italia aveva gettato nello sconforto migliaia e migliaia di uomini abituati a frequentare le “case chiuse”. All’ingresso della casa di tolleranza c’era il prezzario. “Sora Gemma”, ad esempio, praticava 4 tipi di prezzi: alla buona, £ 1,10; doppietta, £ 2; mezza ora £ 4.50; ora intera £ 6, 30. E poi tante altre, “Casino della Jolanda”; “Pensione Primavera”. In tutte le case di tolleranza si praticavano sconti ai militari.

Da quell’epoca remota molti politici in Italia si sono cimentati per far riaprire le case di tolleranza, senza però mai riuscirci. Resiste ancora un minimo di pudore per evitare che lo Stato sia il “cassiere” ai danni di tante sventurate costrette, loro malgrado, a questa umiliante professione. L’ordinanza del Sindaco di Firenze è un tentativo serio di stroncare una pratica quasi sempre odiosa e moralmente inaccettabile. Può darsi che la sua ordinanza comunale si estenda ad altre città. Ma, certo, non sarà sufficiente a far cessare il più antico mestiere del mondo.

Giuseppe Careri