Esplode la polemica sugli F35 Consiglio di Difesa: non decide il Parlamento

Esplode la polemica sugli F35  Consiglio di Difesa: non decide il Parlamento

Una nuova grana d’ordine costituzionale sta deflagrando sui palazzi che contano nella Capitale. Riguarda gli F35 su cui recentemente una mozione parlamentare ha chiesto la sospensione di sei mesi della decisione dell’acquisto del nuovo mezzo aereo di cui dovrebbe dotarsi la nostra aviazione. Ebbene, secondo il Consiglio Supremo di Difesa, il Parlamento non avrebbe “il potere di veto” in materia perché questione costituzionalmente affidata al Governo.

C’è da sobbalzare sulla sedia. Non siamo più in una Repubblica parlamentare? Le commissioni parlamentari della Difesa non possono più avere un compito ispettivo che possa giungere anche alla conclusione che questa o quella spesa è sbagliata e che quella o questa strategia di armamento è da rivedere o, magari, da rinviare?

Il Consiglio Supremo di Difesa è un organo costituzionale previsto dall’art 87 ed è stato istituito con la legge 624 del 28 luglio 1950 secondo quale il Consiglio “esamina i problemi generali, politici e tecnici attinenti alla difesa nazionale e determina i criteri e fissa le direttive per l’organizzazione e il coordinamento delle attività che la riguardano”. Nella legge 18 febbraio 1997, n.25 si legge che “il Ministro della difesa, preposto all’amministrazione militare e civile della difesa e massimo organo gerarchico e disciplinare: a) attua le deliberazioni in materia di difesa e sicurezza adottate dal Governo, sottoposte all’esame del Consiglio supremo di difesa e approvate dal Parlamento…”.
parlamento
E quindi? Il Parlamento, alla fine, resta l’organo sovrano in questo Paese. Anche in materia di difesa ed armamenti. Che piaccia o meno, è l’organo che decide se e come si spende anche un solo Euro pubblico pure in materia di Difesa. Sbagliamo? O ci vogliamo dimenticare l’obbligo costituzionale tassativo della copertura di spesa che il Parlamento deve votare per ogni legge. Che facciamo: in alcuni casi ci pensa da solo l’Esecutivo?

Che, poi, le cose vadano affrontate razionalmente e in uno spirito di collaborazione tra i diversi poteri dello Stato, è un altro discorso. Ovviamente, auspicabile.

In particolare, nel caso specifico, il ritirarsi dal progetto degli F35 sembra a molti esperti del settore proprio impossibile. Ci sarebbero costi di penali altissime. Si perderebbero numerosi posti di lavoro, visto il coinvolgimento di imprese e lavoratori italiani. Si sarebbe tagliati fuori da un progetto internazionale che a molti non piace e che, secondo altri, sarebbe del tutto sbagliato, ma che ha comunque la sua importanza sotto il profilo tecnologico.

C’è chi muove un rilievo di natura costituzionale perché si tratterebbe di un mezzo tecnicamente da considerare da “guerra” vero e non da “difesa” e, pertanto, contrario all’art 11 della nostra Carta fondante che “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.

Insomma, il discorso sarebbe lungo. Soprattutto, doveva essere affrontato quando, tanti anni fa, ci si imbarcò nel progetto di questa nuova arma multifunzione che dovrebbe rinnovare tutto il parco dei jet della nostra aviazione militare.
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Il comunicato di oggi rischia, adesso, di provocare un ampio dibattito di natura costituzionale e, soprattutto, uno di natura politica rinfocolando le polemiche che, invece, in qualche modo, erano state sopite con la decisione di soprassedere per sei mesi su ogni decisione relativa agli F35.

A proposito dei quali continuano a giungere notizie non proprio incoraggianti su alcuni aspetti tecnici che, ora, sembrerebbero riguardare alcune componenti degli F35 utilizzati sulle portaerei della Marina Usa. La Us Navy, infatti, dopo molte reticenze ha amesso i problemi, fino ad ora negati, provocati dallo scarico del motore dell’F35 nelle operazioni, appunto, sulle portaerei. E’ stato comunicato che saranno necessarie diverse modifiche sia sul velivolo che a bordo delle navi.

Negli Stati Uniti, intanto, rispondendo a una richiesta del Congresso, Air Force Navy e Marine Corps hanno comunicato che gli F35A dell’Air Force raggiungeranno la cosiddetta IOC, ovvero la presenza di abbastanza aerei in uno squadrone operativo con sufficiente personale addestrato, nel dicembre 2016, gli F35B dei Marines nel dicembre 2015 e gli F35C da assegnare ad un Carrier Air Wing della Marina nel febbraio 2019. Previsioni, tuttavia, condizionate dal rispetto dei tempi dei programmi di collaudo IMS (Integrated Master Schedule) Version 7.

Giancarlo Infante