E’ morto a 83 anni Giancarlo Bornigia fondò il mitico Piper di Roma nel 1965

E’ morto a 83 anni Giancarlo Bornigia  fondò il mitico Piper di Roma nel 1965

Il papà del mitico Piper di Roma non c’è più. E’ morto Giancarlo Bornigia, l’uomo che ha rappresentato una pietra miliare del mondo della musica, tra i maggiori protagonisti di quella “rivoluzionaria beat generation”” degli anni ’60 e ’70 i cui effetti sono tuttora quanto mai presenti. Contribuì in misura determinante a quel fermento artistico e mondano italiano che trovò nel locale nel quartiere bene del “quasi Parioli” uno dei suoi principali punti di riferimento. A settembre Giancarlo Bornigia avrebbe compiuto 83 anni. Folgoranti le sue intuizioni, da vero appassionato di musica, per di più in possesso di un consistente spessore culturale.

Bornigia fondò il Piper nella primavera 1965 in via Tagliamento, una fino ad allora tranquilla strada del quartiere salario proprio al confine con i blasonati Parioli. Subito fu strepitoso successo, con folle di “capelloni” e delle prime ragazze in minigonna che fin dalle prime ore dei pomeriggi degli ultimi giorni della settimana bloccavano il traffico nell’attesa di riuscire a entrare nel locale sempre superaffollato. Un locale, dove chi entrava per la prima volta, era sopraffatto e stordito dall’altissimo numero di decibel con cui veniva diffusa la musica all’interno. Novità anche questa, insieme all’esordio di artisti allora giovani e sconosciuti assunti in breve, grazie anche, o soprattutto, al Piper, all’Olimpo del successo internazionale.

aaapravo1Dal Piper passò, e si fermò per diverso tempo, Patty Pravo. Poi Mita Medici, Rita Pavone, Mal e i suoi Primitives, L’Equipe 84, The Rockers, Renato Zero, Mia Martini. E ancora gli affermati e già noti Pink Floyd,
i Genesis, l’allora giovanissimo Jimi Hendrix, Fred Bongusto, Romina Power, i Dik Dik. Impossibile ricordarli tutti. Il Piper era un mito, insostituibile ritrovo di generazioni di romani. E non solo. Al Piper si veniva da fuori, da ogni parte d’Italia. E anche da più lontano.

Giancarlo Bornigia, re dei locali templi della musica. Al Piper si affiancarono il Gilda, l’Alien. Sempre molto attento al contesto internazionale, amava essere il primo a portare per la prima volta in Italia e a Roma grandi artisti come i Rolling Stones, gli Who, i Pink Floyd, che esordirono nella capitale il 18 e il 19 aprile 1968.

In una recente intervista, a proposito del concerto dei Genesis al Piper, Giancarlo Bornigia raccontò: “Tutti i concerti di allora al Piper erano degli eventi, per tanti i Genesis erano un gruppo come un altro, ma comunque il pubblico affollava i locali per aaapravo20ascoltare musica, per conoscerne di nuova e farlo condividendo l’esperienza. Allora tanti gruppi stranieri non erano conosciuti a tutti in Italia, come oggi, e ci è anche capitato che gli Who, dopo il concerto al palazzetto dello sport, passassero al Piper e improvissassero un concerto anche qui… con gli spettatori che osservavano pronti a recepire le nuove esperienze”.

Giancarlo Bornigia, colto amante dell’arte, portò al Piper Club anche opere contemporanee, tra cui dipinti di Andy Warhol, alcuni di Schifano e opere di Piero Manzoni e di Mario Cintoli. La morte di Bornigia rappresenta la fine di un’era. E l’inizio di un grande vuoto.

Enrico Massidda