Dopo lo “strappo” Berlusconi Alfano si minimizza sulle spaccature del Pdl. Berlusconi non andrà al Senato per la sua “decadenza”

Dopo lo “strappo” Berlusconi Alfano si minimizza sulle spaccature del Pdl. Berlusconi non andrà al Senato per la sua “decadenza”

Nel Pdl, il giorno dopo, la parola d’ordine è quella di minimizzare. Non è vero che il partito é spaccato sostiene Silvio Berlusconi. Ricorda che, prima, il suo era definito un “partito di plastica perché le decisioni le prendeva solo Berlusconi”. Ora , ha aggiunto, ci sono personalità che hanno sensibilità diverse e che discutono. Lui giura che non ha mai voluto, anche da imprenditore, che gli fosse detto solo di sì perché non è un bene persino per un’azienda.

La minimizzazione del duro scontro interno, al limite della rottura frontale, consumato sia al Senato, sia alla Camera, è diventato, poi, silenzio totale per le drammatiche notizie provenienti da Lampedusa dove Angelino Alfano è volato a nome del Governo per portare la solidarietà ai sopravvissuti e per seguire le ricerche degli scomparsi.

Il silenzio, forse, servirà a lenire le ferite più purulenti e per svelenire gli animi più agitati che, in alcuni casi, sembra siano arrivati al punto di slanciarsi in un vero e proprio scontro fisico con gli avversari. Antiche amicizie si sono ritrovate di colpo infrante. Alla complicità di partito è subentrato la diffidenza, se non l’ostilità più o meno manifesta.

Il Pdl è uscito dal drammatico confronto parlamentare sostanzialmente spaccato in tre gruppi. Il primo è quello capitanato da Angelino Alfano e fabrizio Cicchitto che hanno avuto il coraggio e la forza di costringere Silvio Berlusconi alla resa. Vi è poi la pattuglia degli “irriducibili” capitanati da Denis Verdini, Daniela Santanché e del direttore de “Il Giornale”, Alessandro Sallusti.
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In mezzo, quelli che si potrebbero chiamare i “pontieri”. Consapevoli che l’esperienza politica di Silvio Berlusconi è agli sgoccioli si sono schierati con lui ma ascoltando sempre più il richiamo e le ragioni di Angelino Alfano. E’ il gruppo che, soprattutto al Senato, alla fine, ha fatto pendere la decisione di Silvio Berlusconi per l’inattesa dichiarazione del voto di fiducia dopo aver messo in crisi l’esecutivo di Letta.

Proprio per continuare a “dialogare” con questo gruppo di mezzo ed attirarne sempre più componenti verso Alfano, Fabrizio Cicchitto e Roberto Formigoni hanno rallentato vistosamente sull’idea di costituire da subito gruppi parlamentari distinti da quelli oggi guidati da Renato Schifani e da Renato Brunetta.

Siamo arrivati al 4 Ottobre. La Giunta per le Elezioni e le immunità del Senato giunge all’appuntamento finale per la decisione sulla decadenza di Silvio Berlusconi dal suo seggio. Un momento cruciale che, però, Alfano ed i suoi hanno deciso di gestire senza che vi siano contraccolpi negativi sul Governo Letta.

Berlusconi ha annunciato di aver rinunciato all’ipotesi di presentarsi di fronte alla Giunta. E’ stato lui stesso a rendere noto l’invio di una memoria in cui, di fatto, si disconosce l’autorità di quel “tribunale” i cui componenti, tra l’altro, sono rimproverati di aver già espresso la propria sentenza.

Giancarlo Infante