Dopo anni di attesa giunge la riforma del sistema bancario cooperativo- di Gianluca Scialanga

Dopo anni di attesa giunge la riforma del sistema bancario cooperativo- di Gianluca Scialanga

Il Consiglio dei ministri ha approvato la riforma delle banche di credito cooperativo, ma vengono rimandate, con altro provvedimento del ministero dell’economia, le norme sui criteri per i rimborsi ai clienti delle quattro banche fallite , “salvate “ poi  da un provvedimento governativo a seguito dell’applicazione della direttiva della “ bail in”.

Il salvataggio era da intendersi  come recupero dell’istituzione bancaria, non certo come recupero dei risparmi dei clienti di quegli istituti di credito .

Le norme relative ai criteri di rimborso verranno previste  in un DPCM del Ministero dell’economia e successivamente validate dal Consiglio di Stato.

Si può già prevedere però che il perimetro di applicazione delle norme saranno molto ridotte , senza contare la discrezionalità delle autorità nello scindere da chi era in buona fede  nella sottoscrizione delle obbligazioni (e che non era messo in condizione di valutare il rischio) , da  chi  invece aveva le competenze per capire che quegli strumenti finanziari incorporavano un rischio rilevante.

Dal CdM comunque è stata varata una importante riforma : quella delle Banche del Credito Cooperativo. È da tempo che se ne parlava, sempre più insistentemente dopo la riforma delle banche popolari effettuata a gennaio 2015.

Una soluzione condivisa a quanto è dato sapere, da Federcasse e consegnata al Mef, come bozza di autoriforma, per la realizzazione di un’unica capogruppo del futuro gruppo bancario cooperativo.

La riforma delle banche di credito cooperativo con il decreto legge varato  dal consiglio dei ministri, si prevede che  entrerà in vigore entro 18 mesi, anche se ci saranno dei prevedibili miglioramenti da parte del parlamento.

La riforma prevede una holding capogruppo, con almeno un miliardo di patrimonio, per tutte le Bcc che decideranno di stare all’interno della nuova struttura . Il modello delle Bcc rimane, ma esse devono stare dentro un sistema che avrà maggiore forza e solidità.

L’intento di Palazzo Chigi ,come si descrive in un comunicato,  è quello di  renderlo più resistente agli shock, e mettere gli istituti nelle condizioni migliori di finanziare l’economia reale e favorire la crescita e l’occupazione , vista la mutata situazione economica.

La riforma consentirà di  superare alcune aspetti critici del sistema cooperativo derivanti dalle attività particolarmente esposte all’andamento dell’economia locale di riferimento  e ad altri elementi organizzativi, quali la dimensione e l’interferenza di agenti territoriali .

Cosa importante, però, da evidenziare è che nella riforma viene confermato il valore del modello cooperativo , come prevede la Costituzione, ed inoltre non viene modificato il principio del “voto capitario” .

La Bcc che non intende aderire ad un gruppo bancario, può farlo a condizione che abbia riserve  per almeno 200 milioni e versi un’imposta straordinaria del 20 per cento sulle riserve. Il ministro per l’Economia Pier Carlo Padoan ricorda che, al momento, sono circa una decina le banche che corrispondono a questo identikit ma non è detto che tutte scelgano di non entrare nella nuova holding nell’arco dei 18 mesi di tempo previsti per la scelta.

In altri termini, spiega il ministro, le banche  ad oggi sotto il livello dei 200 milioni di riserve possono aumentarlo nel giro di un anno e mezzo, per poi staccarsi dal gruppo.

La società capogruppo svolgerà una attività di direzione e di coordinamento sulle Bcc in base ad accordi contrattuali chiamati “contratti di coesione” in modo da disciplinare i poteri della holding sulla singola banca che saranno diversi a seconda del grado di rischiosità di quest’ultima.

La riforma prevede inoltre che la maggioranza del capitale della capogruppo sia detenuto dalle Bcc del gruppo. Il resto del capitale potrà essere detenuto da altri soggetti bancari o sarà destinato al mercato dei capitali . E’ stato, inoltre, innalzato il livello massimo di investimento in azioni e il numero minimo di soci richiesto, con la finalità di aumentare la patrimonializzazione delle BCC.

Il Comitato Esecutivo di Federcasse, sembra  confermi la validità dell’impianto costruito in collaborazione con le Autorità e  ribadisce, la volontà di procedere verso la realizzazione di un unico Gruppo Bancario Cooperativo, “il solo in grado di consentire alle banche di comunità di restare allo stesso tempo autonome ma competitive all’interno di quello che potrà diventare il terzo gruppo bancario del nostro paese ed il primo per apporto di capitali interamente italiani”.

Il CdM ha poi preso atto dell’accordo con Bruxelles sulla garanzia statale per le sofferenze bancarie cartolarizzate (la Gacs). Uno schema, quest’ultimo, ufficialmente validato nel frattempo dalla Commissione europea che non lo ritiene aiuto di Stato, perché la garanzia verrà “remunerata in linea con le condizioni di mercato” e sarà recepito dal decreto banche.

Il Consiglio dei Ministri ha varato anche un disegno di legge delega per aggiustamenti del diritto fallimentare, invitabile per delle procedure concorsuali che possano risolvere più rapidamente il recupero e la cessione dei crediti.
A proposito di sofferenze bancarie, si rileva che una trentina di Bcc, riunite sotto l’ombrello di Iccrea Banca, hanno ceduto un pacchetto di sofferenze per 300 milioni di euro lordi. A comprare è stato un fondo americano, Bayview Fund Management.

Da indiscrezioni, tramite Iccrea Banca e il gruppo bancario Iccrea, nel settore si sta lavorando alla cessione di un’altra tranche di crediti cosiddetti “non performing” dalla dimensione analoga a quella appena venduta, pari ad almeno 300 milioni.

Vi sono già state operazioni simili nei giorni  scorsi, quale ad esempio, Creval e Credito Fondiario per la cessione di un portafoglio costituito da esposizioni in sofferenza secured e unsecured per un valore di circa 314 milioni di euro , ed  Monte Paschi di Siena che si è liberata di un pacchetto significativo di “non performing loans”.

Il gruppo senese ha sottoscritto un contratto di cessione pro soluto di un portafoglio di crediti in sofferenza a Epicuro Spv, veicolo di cartolarizzazione finanziato esclusivamente da società riconducibili a Deutsche Bank.

Si segnala che nelle ultime ore sono emerse,  tra le altre, ipotesi circa l’introduzione di strumenti per il prepensionamento di dipendenti bancari, cosa che nel breve periodo avrebbe un impatto notevole sui conti pubblici .

Gianluca Scialanga