Denuncia del “The Guardian”: case farmaceutiche mobilitano pazienti contro trasparenza delle sperimentazioni

Denuncia del “The Guardian”:  case farmaceutiche mobilitano pazienti  contro trasparenza delle sperimentazioni

Dopo i guai combinati all’amministrazione Obama, ed anche ai servizi di spionaggio britannici, per la questione del controllo di tutte le comunicazioni mondiali, “The Guardian” non si smentisce e fa un brutto scherzo al potentissimo mondo dell’industria farmaceutica. Il giornale londinese rivela che le principali società produttrici di medicina avrebbe “mobilitato” un esercito di gruppi di pazienti per fare pressione contro l’obbligo delle imprese di pubblicare i loro documenti segreti sulle sperimentazioni dei farmaci.

E’ risaputo che le case farmaceutiche pubblicano solo una piccola frazione dei loro risultati. Tengono riservate gran parte delle loro informazioni perché temono che i risultati raggiunti possano essere sottoposti a verifiche, soprattutto in materia di sicurezza ed efficacia. Questa, però, è una cosa poco gradita dalle autorità di controllo. L’Unione Europea, invece, sta definendo nuove norme che costringerebbero le ditte produttrici a fornire tutti i dati, inclusi quelli necessari a capire quali sono i farmaci che non funzionano o che provocano effetti collaterali pericolosi.

Nell’impeto della resistenza, molte aziende sembra si siano consorziate, e forse tassate?, per ottenere il sostegno dei loro pazienti, molti dei quali ricevono finanziamenti per sottoporsi alla sperimentazione di nuovi ritrovati e medicinali.

La strategia secondo il quotidiano londinese sarebbe stata elaborata da due grandi gruppi commerciali: la PhRMA statunitense e la Federazione europea delle industrie e delle associazioni farmaceutiche, efpia, così come sarebbe confermato in una mail di cui è entrato in possesso “The Guardian”.

L’appunto rivelatore è stato scritto da Richard Bergström, direttore generale di EFPIA. Indirizzato a direttori e consulenti legali della Roche, Merck, Pfizer, GSK, AstraZeneca, Eli Lilly, Novartis, e a molte altre piccole imprese, è stato consegnato ai giornalisti britannici da una società farmaceutica indipendente.

Nella email è descritto per filo e per segno lo sviluppo di una campagna da sviluppare mobilitando gruppi di pazienti cui far esprimere preoccupazione sul rischio per la salute pubblica, a causa dell’eventuale diffusione dei risultati delle ricerche scientifiche sui farmaci perché ciò potrebbe provocare allarme sanitario.

L’azione di lobby é rivolta verso l’Agenzia europea per i medicinali (EMA) intenzionata a pubblicare tutte le relazioni degli studi clinici delle aziende in un data base pubblico al fine di garantire il massimo della trasparenza scientifica e medico sanitaria.

Tim Reed, di “Tim Reed“, un gruppo che ha già denunciato i legami finanziari tra alcune case farmaceutiche e gruppi di pazienti, ha dichiarato al riguardo: “E ‘incredibilmente ironico che questa iniziativa di trasparenza viene osteggiata dall’industria farmaceutica, pronta ad utilizzare le organizzazioni di pazienti per combattere l’idea. I pazienti diranno che pensano che sia una grande idea mantenere segreti gli studi clinici. Perché dovrebbero farlo se non per il fatto che sono stati ingaggiati dall’industria farmaceutica? I pazienti possono trovare ascolto da parte dell’opinione pubblica perché si presume rappresentino la voce della sofferenza. L’industria li strumentalizza per dire che non otterremo farmaci innovativi se le imprese sono dissuase dall’investire perché è costrette ad essere trasparenti circa i loro studi clinici”.

Secondo una recente ricerca, si stima che solo la metà di tutti gli studi sono stati pubblicati finora per intero e che i risultati positivi sono stati resi noti due volte in più rispetto a quelli negativi.

Altri due filoni della campagna che sarebbe organizzata dalle società farmaceutiche comprendono discussioni con le associazioni scientifiche circa i rischi della condivisione dei dati e della diffusione di segreti commerciali ed informazioni riservate.
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Le società farmaceutiche hanno reagito alle rivelazioni del “The Guardian” sostenendo, in alcuni casi, che le notizie diffuse non rispondono al vero. Un portavoce della Roche ha detto che la società ha consultato i gruppi di pazienti solo per capire le loro preoccupazioni circa le sperimentazioni cliniche. Quello della Lilly ha dichiarato che la compagnia è ”impegnata a collaborare con le organizzazioni in difesa dei pazienti a vantaggio dei pazienti”. Altre, come AstraZeneca e Novartis, non hanno risposto.

John Balcony