Da Arcore l’ardua sentenza Berlusconi riunisce i suoi per decidere su vita Governo Letta ed elezioni anticipate

Da Arcore l’ardua sentenza  Berlusconi riunisce i suoi per decidere  su vita Governo Letta ed elezioni anticipate

Occhi puntati sulla residenza di Arcore di Silvio Berlusconi. C’è un vertice decisivo, almeno in questa fase del dibattito politico parlamentare, sulla vicenda del capo del Centro Destra alla ricerca di un modo per non doversene rimanere un anno al di fuori dall’agone politico. Ovviamente, lo sanno anche i sassi, oramai, tutto nasce con la sentenza dello scorso 30 Luglio della Cassazione che ha reso definitiva la condanna a quattro anni di reclusione per frode fiscale per i diritti Mediaset.

L’indulto consente a Silvio Berlusconi di dovere scontare solo un anno perché gli altri tre sono cancellati. Egli, però, dovrebbe finire vittima della legge Severino che prevede la perdita automatica del seggio da parlamentare per tutte le condanne superiori ai due anni.

Berlusconi non ci sta. Intanto, perché ritiene la sentenza ingiusta. Su questo, però, ha solo la possibilità di rivolgersi alla Corte Europea dei diritti Umani perché la decisione per la Legge italiana è definitiva. Poi, perché, in realtà, lui sa che, se la situazione non cambia entro la prossima metà di Ottobre, i carabinieri lo andranno ad arrestare e dovrà scontare l’anno residuo di reclusione o ai domiciliari o in affidamento ai servizi sociali. Ma sempre carcere sarà e, così, non potrà certo continuare a “restare in campo” politico come lui, invece, vorrebbe continuare a fare.
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Allora le alternative sono: la grazia, l’amnistia o riuscire a mandare di fronte alla Corte Costituzionale l’esame della Legge Severino per anticostituzionalità.

Peccato che richiedere la grazia voglia dire accettare la sentenza. Inoltre, si profilano all’orizzonte altre sentenze, una già in primo grado gli ha aggiunto altri sette anni per il caso Ruby, per le quali nel caso dovessero andare male richiederebbero altre domande di grazia, chiaramente improponibili.

Le altre due ipotesi, amnistia e ricorso alla Corte Costituzionale, hanno bisogno dell’accordo con una larga parte del Parlamento. Soprattutto del Pd che alla Camera, da solo, ha la maggioranza assoluta. Il Pd non ne vuole sapere nonostante la consapevolezza che una parte del Pdl è pronto a far cadere il Governo Letta.

A questo punto non restano molte altre soluzioni. Sì molti giornali, berlusconiani e non, parlano di un Berlusconi pronto ad andare avanti con la sua battaglia nonostante tutto. Il rischio, però, è che a metà Ottobre, comunque, i giochi siano finiti. Almeno per un anno. Periodo lungo il quale dovrà scontare la pena in questione.
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Persistendo questa situazione, pertanto, salvo che in ballo non ci sia altro, che a me sfugge, il vertice di Arcore servirà a decidere se Berlusconi vorrà provare a dare un’accelerazione alla crisi. Questo potrebbe significare anche rovesciare il Governo Letta per provare a cimentarsi in un tentativo estremo per arrivare alle elezioni anticipate e trovare i voti che consentono di fare in un nuovo Parlamento quello che in quello attuale non è davvero pensabile.

La scelta in questa direzione sembrerebbe dipendere molto anche dalla consistenza del cosiddetto gruppo interno delle “colombe” del Pdl, cioè coloro che hanno sempre spinto per una moderazione dei toni, per un dialogo con Napolitano e con una politica di maggior realismo anche nei confronti della sopravvivenza del Governo Letta.
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Berlusconi, non a caso, ha chiamato ad Arcore anche i cosiddetti “ministeriali”, quelli cioè che, avendo incarichi di governo, potrebbero esser ritenuti i meno inclini ad una decisione estrema.

In ogni caso, questa eventuale decisione estrema deve tener conto anche di altri fattori. In primo luogo, il fatto che Napolitano potrebbe portare la crisi benissimo ben al di là del limite di metà Ottobre. In questo caso sarebbe molto ridimensionato il peso che Silvio Berlusconi potrebbe portare in una campagna elettorale in cui potrebbe risultare assente e, probabilmente, rendendo possibile le elezioni solo nel prossimo Febbraio come accaduto quest’anno, alla fine dell’esperienza del Governo Monti.

Può anche darsi che la riunione di oggi possa far parte di quel “mostrare la bandiera”, cui seguono le offerte di ramoscello di ulivo, come Berlusconi ha continuato a fare negli ultimi mesi. Anche se, adesso, i giochi stanno per finire.

Giancarlo Infante