Como: il Sindaco vieta di essere poveri per 45 giorni – di Giuseppe Careri

Como: il Sindaco vieta di essere poveri per 45 giorni – di Giuseppe Careri

In una ordinanza del Sindaco di Como, destinata ad avere una durata di 45 giorni, si vieta “di mendicare in forma statica o dinamica oltre che di bivaccare, nella zona più centrale della città”. L’ordinanza prevede sanzioni da 50 a 300 euro nonché ” il sequestro cautelare e la confisca dei mezzi utilizzati per commettere la violazione”.

L’ordinanza del Sindaco comasco, il medico Mario Landriscina, eletto da indipendente in una giunta di centro destra, Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia, ha scatenato un’ondata di proteste da parte delle associazioni umanitarie, del volontariato e della Caritas. Nell’”editto” comunale è stato fatto divieto ai volontari  di portare per colazione bevande calde ai senza tetto che stazionano in centro città sotto il portico della Chiesa di San Francesco.

L’ordinanza comunale colpisce anche una onlus che da sette anni distribuisce cibo ai diseredati, ai senza tetto, ai più sfortunati, agli ultimi. In un articolo pubblicato su La Stampa i volontari, tra i quali senza frontiere, accusano: “A differenza delle altre mattine,  domenica ci è stato proibito distribuire latte, caffè, thè caldo, fino al 10 gennaio perché i nostri semplici gesti sarebbero contrari alla nuova ordinanza del sindaco. Insomma neanche un piccolo simbolo d’amore perché in vista del Natale non è decoroso”. 

Il Sindaco, di fronte al coro unanime di proteste, ha dichiarato di essere stato frainteso e di aver applicato una direttiva del Ministero dell’Interno Minniti. Per la verità, in passato il medico si è ben distinto per vari e lodevoli episodi di carattere sociale, dalla creazione e gestione del 118, all’elisoccorso Lariano ed altro ancora.

A dispetto delle proteste il Sindaco in una dichiarazione rilasciata a Repubblica.it non intende fare nessun passo indietro: “Non ritirerò l’ordinanza anti accattonaggio. Sono un uomo libero, anche di sbagliare, ma ho un’etica cui non rinuncio. Non devo fare carriera, per cui se la città me lo chiede io mi dimetto”.

E’ guerra aperta tra il direttore della Caritas Roberto Bernasconi che ha richiesto al Sindaco di Como il ritiro dell’ordinanza per consentire anche ai poveri, almeno a Natale, di usufruire di un pasto caldo.

Accattonaggio per le strade di Como

Certo, in una città notoriamente ricca come quella lariana, fa una certa impressione accostare le due immagini: quella dell’opulenza con quella dell’emarginazione, del degrado e della povertà. Fa impressione vedere i negozi e ritrovi del lusso ostentati in questa ricca provincia italiana; colpisce la riunione di imprenditori che si riuniscono ogni anno a Cernobbio per discutere sulle sorti dell’economia mondiale; riunioni svolte in un ambiente davvero bello, circondato dal lago e da sale di ristoro con tavoli imbanditi ricchi di ogni prelibatezza culinaria; e fa impressione contrapporre questa ricchezza del mondo imprenditoriale a una  ciotola di minestra o di un tè caldo distribuito ai poveri da volenterosi della Caritas e di altre organizzazioni umanitarie.

Non siamo più nel periodo del romanticismo ottocentesco quando Manzoni celebrava “Quel ramo del Lago di Como che volge a Mezzoggiorno”, dove la cultura dell’amore attraversava i sentimenti più alti della società. Oggi siamo nel periodo della globalizzazione, del profitto, della disuguaglianza. Non basta avere più  disponibilità economiche che consentono una vita agiata, ma si pretende addirittura di non sopportare l’immagine di un ” povero cristo” che chiede l’elemosina in un angolo della città, al freddo, da solo, senza amore ne comprensione. E’ come voler nascondere la polvere sotto il tappeto; nascondere un’immagine, una realtà, un quadro natalizio di oggi che, eppure, lo vogliamo o no, esiste in tutte le nostre città.

Giuseppe Careri