Cinema e fumetti: Batman e l’ America “missioni parallele”

Cinema e fumetti:  Batman e l’ America  “missioni parallele”

Batman & Joker – volti e maschere dell’America, di Giuseppe Sacco, è un libro che parla di cinema e di personaggi dei fumetti, ma non è un libro destinato al ristretto pubblico che si occupa di questi temi.
Il volume parte infatti dimostrando chiaramente, inequivocabilmente, ed una volta per tutte, che il cinema d’evasione, in senso stretto, non esiste. Almeno non nel cinema americano, E che anche durante gli spettacoli d’intrattenimento, quando la vigilanza critica del pubblico è pressoché spenta, si fa politica. Anzi soprattutto quando lo spettatore ha “la guardia abbassata”

Sfatate le differenze tra: cinema impegnato e non, Giuseppe Sacco analizza il ciclo dei film di Batman a partire dalla fine degli anni 80, Mostrando quanto la missione salvifica dell’Uomo pipistrello, sia parallela a quella dell’America stessa.

Non a caso, sottolinea l’autore, i primi quattro film sono ambientati a Gotham City, rappresentazione dell’America come mondo a se stante, mentre a partire dal quinto film Batman begins, realizzato dopo l’attacco al World trade Center, anche Batman, come gli americani, deve fare i conti con una minaccia esterna. A conclusione della saga troviamo “The Dark Knight Rises”, un film dai contenuti quasi propagandistici – almeno in apparenza, in realtà un segno della estrema radicalizzazione politica del’America di oggi – e che vede la minaccia rivoluzionaria abbattersi su Gotham city e che ha come primo obbiettivo la Borsa valori, l’occupazione di Wall Street.

L’autore da grande spazio e indaga la personalità infinitamente complessa del Joker di Chrisopher Nolan sottolineando il fascino politico esercitato sul pubblico, dal questo super-criminale nemesi dello stesso Batman. Personaggio spontaneamente carismatico, metà delinquente psicopatico e metà istrione, Joker è l’elemento cruciale dell’universo filmico della saga, che con sprezzante ironia apre una riflessione sul senso della democrazia e della stessa possibilità di un ordine sociale non iniquo. Un personaggio, perciò, tanto ambiguo da assumere il pericoloso ruolo di anti-eroe anti-sistema. E così controverso, ma anche così immensamente popolare, da spingere la Warner Bros a un tentativo di correre ai ripari, prima ancora dei tragici fatti di Aurora, in Colorado.

Il libro, andando assai oltre quanto suggerito nel titolo, amplia il suo campo d’indagine al di fuori del circoscritto universo del Cavaliere Oscuro, e di fatto apre una discussione sui rapporti tra cinema e realtà storica. Un’operazione necessaria per comprendere le motivazioni narrative che permettono allo spettatore partecipare emotivamente a quanto rappresentato sullo schermo, e di accettarlo come credibile nella medesima misura di ciò che avviene nella vita reale.

Batman1_joker_tvGiuseppe Sacco compie perciò rapide incursioni nella storia della grande cinematografia; fulminanti blitz che mettono in luce le connessione tra la dimensione politica e le vicende dei personaggi immaginari. Il parallelo tra “La parola ai giurati”, di Sidney Lumet, dove il pregiudizio condannerebbe un ragazzo innocente se non vi fosse la dedizione alla fairness di Henry Fonda, si accosta all’intervento militare di “Eisenhower in Arkansas” per garantire il diritto d’acceso agli studenti di colore nelle scuole pubbliche. La solitudine di Batman si associa a quella di De Gaulle e di tutti coloro che sono chiamati ad una missione superiore.

Un’azione solitaria, ma al contempo indispensabile, quando la società e i suoi strumenti di difesa risultano inefficaci. Medesima similitudine, di segno contrario, la ritroviamo nell’accostamento della sensuale Poison Ivy di Batman & Robin a Theodore John Kaczynski, meglio conosciuto col nome di Unabomber. Entrambi ricercatori passati al crimine per portare a termine la loro personale battaglia ecologista.

Le convergenze tra finzione e realtà – messe ben in luce da Sacco – sono continue e molteplici. Come il ruolo svolto da Batman nel rendere possibile, con un’audace missione ad Hong Kong, la testimonianza-chiave in un maxi-processo a tutto il crimine organizzato di Gotham City, e il ruolo svolto del Capo della FBI Louis Free – e del testimone suo prigioniero, Tommaso Buscetta – nel processo (vero questo, e tenutosi a Palermo) contro più di 400 mafiosi. E come nel film, così nella realtà, i giudici che avevano osato tanto salteranno su una bomba, ma il loro sacrificio non sarà inutile.

Il risultato finale è un continuo montaggio connettivo che mostra come l’intera saga di Batman sia un costante e spontaneo adeguamento in forma drammatica delle paure del pubblico americano. Riproponendo le minacce sociali in un’ esperienza visiva e catartica.

La plateale disumanità dei super-criminali è tale, almeno negli intenti degli autori, da costringere chi guarda a prenderne le distanze. Viene così costantemente riaffermata nello spettatore la propria estraneità all’efferatezza spettacolarizzata. Un ‘operazione talvolta difficile, visto il cortocircuito scatenato dall’inaspettata popolarità di un villain come Joker. La cui complessa personalità, analizzata in profondità attraverso i filtri dei Social network, ha scatenato nel mondo dei fans un dibattito assai sentito, e prodotto così tante di chiavi d’interpretazione grazie ai quali le opere di Nolan sono state arricchite di una batman3 sei-batman-o-joker-0_16900--400x320enorme mole di contenuti, e si sono rivelate come opere estremamente “aperte”.

E questo successo dell’eroe negativo, la popolarità del terrorista e della sua filosofia nichilista presso gli spettatori più giovani, è stato tale da spingere la produzione, sottolinea Sacco, a reagire lanciando, nel più recente film della serie, un “cattivo” assai più tradizionale che avrebbe dovuto cancellare il troppo pericoloso Joker dall’immaginario del pubblico .

Leggibile da differenti e opposte angolazioni, questo antagonista – Bane, il flagello – nel complesso più mansueto del precedente Joker, ha non a caso fatto ottenere il plauso dei più conservatori a “The Dark Knight Riser”, capitolo finale della saga.

Emerso dal Patheon americano dei supereroi, Batman risulta un prodotto global che per la sua diffusione planetaria e si proietta a pieno titolo nella mitologia moderna. Ma Gotham City, la città alla cui salvezza egli si dedica, è invece la materializzazione di tutte le bassezze della vita pubblica. Spicca in particolare per la corruzione che la divora; una corruzione che, seppur sia un male cronico di ogni paese, è qui mostrata nella sua forma più palesemente spudorata. E gli abitanti di Gotham City vi sono così immersi che sembrano non accorgersene. Anzi essi si lasciano facilmente abbindolare da personaggi dalla moralità patentemente assai dubbia. L’opinione pubblica è una folla anonima sempre ben disposta a un incontrollabile entusiasmo nei confronti dei peggiori impostori. Dove giornalisti, stampa e televisione, privi di codici etici, operano in un regime di netta disinformazione.

Altro elemento cardine è la psicologia dei protagonisti, affrontata con intima consapevolezza. Un primo aspetto investe la famiglia. La prima tra le relazioni personali che, qui, scopriamo sempre marchiata da un destino tragico che accomuna gli interpreti principali e travalica i peggiori timori. Una comunità, per intenderci, dove la festa del papà coincide con il giorno dei morti. Batman, Molti personaggi, negativi e positivi, come lo stesso Joker, Robin e Batgirl, hanno come denominatore comune la perdita dei genitori per morte violenta, eventi simili a quello che segna in maniera indelebile Bruce Wayne spingendolo ad assumere la terrorizzante maschera del pipistrello, a intraprendere una regola di vita che gli impone una quotidianità di facciata alla stregua della finzione teatrale e, sotto le spoglie di Batman, a scendere in campo contro il male.

batman4 batman-and-the-joker-b37a7a5aa8b8e779cfe47ba400b365dcPer paradosso il volto “naturale” di Bruce Wayne, pur essendo di carne e ossa non è altro che una maschera superficiale che cela una personalità ben più profonda e complessa, anche se fatta di lattice e di gomma. Perché la personalità di Batman è alla fine relegata nell’intimità misteriosa del costume. I suoi avversari, non hanno esistenze migliori. A partire dal Pinguino, dapprima rinchiuso in una gabbia, sin da quando era in fasce, e poi abbandonato dai genitori che, dall’alto di un ponte, lo gettano nelle fogne.

Quella del Pinguino è una sorta di emblema della famiglia contemporanea. L’unica forma di famiglia possibile per il paladino mascherato da pipistrello, come per i suoi avversari, e per i comprimari e tutti gli altri personaggi che lo circondano sembra infatti essere quella di una “ricostruita”, cioè un posticcio travestimento di famiglia composta di membri sopravvissuti a tragedie che hanno distrutto le famiglie naturali. Batman, Robin e Batgirl poggiano la base del loro legame nella triste esclusione da ogni altra forma di relazione sociale; o su relazioni sociali a carattere puramente “di copertura”.

Anche la vita sentimentale di Batman è vissuta all’insegna della sofferenza, della problematicità, dell’aspirazione irrealizzabile. O realizzabile in maniera ben modesta. In Batman Begins, che ricostruisce la giovinezza di Bruce Wayne, e il percorso che porterà alla nascita dell’uomo pipistrello, la donna più vicina a Bruce e al suo doppio non è altro che la sua compagna di giochi, ormai divenuta adulta; ancor meno della “ragazza della porta accanto”, quasi un amore ancillare, dato che Rachel è figlia della governante di Casa Wayne. Ed alla fine della saga vediamo che Bruce, tra tutte le donne di Gotham City, finisce per intraprendere una relazione con Selina: al secolo Catwoman, una ladra che il casellario giudiziario è nota fina dall’infanzia. E, comunque, in tutte le diverse interpreazioni del personaggio, una donna sola e frustrata che detesta e al contempo desidera Batman.

È evidente che nevrastenia e disturbi comportamentali sono a Gotham City più comuni che altrove, ma la malattia mentale non è mai vissuta come deficit. È la forma più spontanea per sottolineare la propria personalità e calcare il palcoscenico per intraprendere una carriera, che sia dal alto della legalità o contro di essa. Harvery Dent è un procuratore onesto, ma ben presto impazzito, la cui split personalità – che lo farà diventare Harvey-two face, si manifesta ben presto nell’incapacità di prendere una decisone se non affidandosi al lancio di una moneta.

batman100 Jonathan_Crane_Batman_of_Arkham_001Crane, lo spaventapasseri, è uno folle psichiatra che “cura” i pazienti terrorizzandoli. Bane, nato in un lager ha un passato semplicemente disastroso. Per finire lo schizofrenico Joker di Nolan teatralizza, di volta in volta, una versione differente dell’origine delle sue cicatrici. Lo stesso Batman è da considerarsi un individuo in bilico tra desiderio di giustizia e follia. La solitudine e il rapporto controverso con l’opinione pubblica lo colloca, alla fine, forse più vicino a Joker di quanto di lo spettatore possa inizialmente pensare. E Joker è probabilmente l’unico personaggio che può comprendere appieno la natura controversa dell’uomo pipistrello.

E poi, tutti i protagonisti e i personaggi della saga, senza distinzione alcuna, sono sottoposti a un’ineluttabile forza di gravità esistenziale che li attira irrimediabilmente verso il basso. Batman, Penguin, Catwoman, Two Face, Joker, Bane, sono segnati fisicamente e ancor più psicologicamente da un’esperienza che Sacco definisce, con un termine biblico, come la caduta. Un tonfo al contempo fisico e morale. Dal quale, indistintamente, si rialzano differenti. Per poter affrontare pienamente la quotidianità distorta di Gotham City. Il libro si sofferma su alcuni aspetti della menomazione perenne del loro inconscio. La fossa dei pipistrelli di Bruce Wayne, il tuffo involontario di Mr Freeze nell’azoto liquido, la defenestrazione di Selina Kyle, il volto sfigurato dall’acido di Harvey Dent, il tuffo di Joker nella vasca di rifiuti chimici e la vita di Bane in fondo al pozzo della disperazione, ed infine il precipitare nelle fogne, tra il popolo dell’abisso, di tutti i ragazzi che l’orfanotrofio di Gotham City non può più mantenere.

La società in costume di Batman, a differenza di quella reale, inscena un carnevale serio che nei tratti di Tim Burton ammicca forse ad Halloween, anche se le molteplici maschere di Gotham City non hanno nulla in comune con la burla (Trick or treat?). Queste sono sempre il volto della paura e trovano forse una corrispondenza nella realtà nell’inflazionata maschera del Guy Fawkes di V for vendetta.

Altro aspetto del libro è l’analisi della “società civile drammatizzata” simboleggiata da Gotham City: il teatro d’ ambientazione di stragrande parte della saga. Una città e i suoi abitanti. Cupa, infelice, pericolosa, dagli apparati difensivi inetti. Dove si erge l’Arkham Asylum, manicomio per super-criminali, dove non mancano mai le occasioni d’evasione per i suoi sinistri ospiti. batman101La città dove albergano tutti i mali di un’opinione pubblica isterica e sempre disponibile a dar credito a demagoghi e ad individui di dubbia meriti. La cui società democratica non riesce a far fronte al male. Legittimando l’intervento di Batman. Una città che in maniera sempre preoccupate predilige i giustizieri alle regole della giustizia.

Ed è per questo che, al termine della lettura di questo articolato excursus tra i volti e le maschere dell’America, il lettore scopre quale sia la vera ed appropriata collocazione per Gotham City e per i suoi singolari e bizzarri abitanti. E non possiamo non constatare una che Gotham City non alberga semplicemente in uno spazio geopolitico della fantasia, ma alberga nella coscienza di ognuno di noi.

Riccardo Pesce
Scenarista, Walt Disney Co,
Professore di Drammaturgia Multimediale, Accademia di Brera, Milano