Braccio di ferro Apple-Congresso: i 100 miliardi di dollari di tasse evase “mai saranno riportati da noi in Usa”

Braccio di ferro Apple-Congresso:  i 100 miliardi di dollari di tasse evase  “mai saranno riportati da noi in Usa”

Si potrebbe definire l’arroganza del Potere. Oppure l’arroganza del “digitale” e del presunto evasore “ virtuale”, ma sempre vero evasore. Chi si aspettava che la Apple avrebbe chiesto scusa per le tasse non pagate negli Usa perché i profitti erano ufficialmente ottenuti all’estero non solo è rimasto deluso, ma ha assistito dinanzi alla commissione d’inchiesta del Congresso statunitense a qualcosa di veramente inatteso.

Un evento eccezionale. Con il presunto evasore a minacciare, sia pure con un tocco di perfida ironia, le istituzioni pubbliche di non riportare in patria neppure un centesimo a meno che le tasse non vengano ridotte. Lui, e la sua povera Apple, sarebbero vittime di un sistema fiscale fuori moda, da modificare. Un sistema che non tiene conto dell’era “ digitale” in cui siamo immersi fino al collo. Le cose, insomma, cambiano, cari miei! E noi ne approfittiamo.

Tim Cook, il boss dei boss del gigante californiano di Cupertino, non si è scomposto più di tanto: non ci pensiamo neppure- ha detto in sostanza- a riportare qua, negli Stati Uniti, circa 100 miliardi di Dollari Usa che voi ci vorreste tassare al 35 per cento. Candidamente ha aggiunto: ma a noi chi ce lo fa fare se abbiamo un accordo con l’Irlanda, dove la Apple ha di fatto rintanato 30 miliardi di Dollari Usa, la quale ci fa pagare solo il 2 per cento? Un ragionamento che non fa una grinza. Così esplicito perché, evidentemente, Cook e i suoi pensano di averla fatta franca per benino, senza violare di un pelo la legge americana.

apple207 dollarsSecondo i calcoli del prof J. Richard Harvey Jr., della cattolica Università agostiniana “Villanova Law School” di Philadelphia, nel corso del 2011 la Apple ha dichiarato in Irlanda il 64 per cento dei ricavi lordi. Peccato che nella verde e piovosa isola britannica il gigante del “digitale” abbia solo il 4 per cento degli occupati e l’1 per cento dei clienti.

Non sarà un imbroglio, ma la cosa è intrigante. Bisogna vedere cosa ne penseranno, comunque, i componenti dell’apposita commissione d’inchiesta organizzata presso il Congresso degli Stati Uniti.
Chi ha assistito all’interrogatorio del boss dell’Apple, ha sentito confermare, nei fatti, che la grande società statunitense ha costruito un’efficace rete in tutti e cinque i continenti. Con tante belle strutture sussidiarie in modo che, alla fine della fiera, non paga tasse da nessuna parte del mondo.

Così, le reazioni non provengono solo dagli attoniti politici statunitensi di Washington.
Ad esempio, il professor Edward Kleinbard, della USC Gould School of Law, famosa scuola di legge del sud California, non tanto lontana da Cupertino, ribadisce che i politici dovrebbero, finalmente, varare una riforma internazionale dei diversi sistemi fiscali per evitare abusi di questo genere.

apple210 jennifer Stessa reazione da Jennifer Blouin, dell’ Università della Pennsylvania, secondo la quale le ammissioni della Apple sono straordinarie ma non sorprendenti.” Abbiamo già visto- ha aggiunto- la stessa storia con Microsoft e con Google. Dobbiamo andare verso un nuovo sistema globale”.
Secondo lei, però, i dirigenti della Apple potrebbero aver sfruttato leggi scritte quando l’epoca dei grandi profitti realizzati e nascosti all’estero non era ancora arrivata. Ha rovesciato il concetto di Cook. Deve essere rivisto, sì, il sistema, ma per impedire a lui ed alla Apple, e a tanti altri, di continuare a non pagare le tasse!

Per fare ciò bisogna giungere a regole condivise da un numero sempre più ampio di paesi.
In pochi ci fecero caso a suo tempo ma è quello che il Consiglio Pontificio Giustizia e Pace auspicò già nell’autunno del 2011. Sviluppò i concetti espressi da Benedetto XVI nell’enciclica “Caritas in Veritate” ed auspicava la creazione di un “ nuovo sistema finanziario internazionale, nella prospettiva di un’Autorità pubblica a competenza universale”.
Chissà se l’ironica arroganza di Mr Cook non possa spingere in questa direzione un po’ tutti quanti per impedire che per l’esagerato arricchimento di pochi, anche se bravissimi uomini dell’epoca “digitale”, i molti hanno sempre meno risorse pubbliche a disposizione.

Enrico Massidda