Botta e risposta tra Renzi e Letta. Il primo chiede un gioco a “carte scoperte”. L’altro: non mi farete solo galleggiare

Botta e risposta tra Renzi e Letta. Il primo chiede un gioco a “carte scoperte”. L’altro: non mi farete solo galleggiare

Botta e risposta tra Matteo Renzi ed Enrico Letta nella Direzione del Partito democratico. Un riunione attesa soprattutto dopo il gran tam tam dei giorni scorsi sulla scia di una presunta intenzione del Segretario di voler sostituire l’amico di partito a Palazzo Chigi. Se Renzi invita Letta a giocare a “scarte scoperte” sulle vicende che riguardano assetti e prospettive dell’esecutivo, Letta risponde sostenendo che non intende affatto limitarsi a galleggiare. In poche parole si rimproverano l’un l’altro. Il primo teme che il Governo “afflosci” la spinta riformatrice. Il Presidente del Consiglio é risentito perché non si sente adeguatamente sostenuto dal Segretario ed é quindi ridotto a “galleggiare” anche per colpa dei suoi. Così il suo “non voglio solo galleggiare”, può anche essere tradotto in un “non mi farete solo galleggiare”.

I due, insomma, continuano a punzecchiarsi confermando che se non riescono a rompere del tutto, neppure riescono a collaborare con serenità reciproca. Non siamo ancora alla rottura, ma è chiaro, come mi diceva un amico parlamentare del Pd, che “può succedere di tutto perché si è oramai messa in moto una macchina che, come spesso accade, al di là della buona volontà dei singoli, finisce per muoversi da sola”. Ovviamente lui auspica che non vada a sbattere contro un muro, ma neppure lui che conosce vecchi e nuove dinamiche del Pd può mettere la mano sul fuoco su nessuno dei tanti esiti possibili.

Renzi si è presentato alla Direzione smentendo di fatto  l’intenzione di fare un  scelta alla Veltroni, cioè di seguire una linea di autoreferenzialità elettorale. Quella che sei anni fa segnò la fine dell’esperienza veltroniana alla Segreteria di un Partito democratico libero “dai ricatti” dei pariti minori ed il rilancio di un Berlusconi dato per defunto fino a pochi mesi prima.

Matteo Renzi ha esplicitamente detto: “Vedo un simbolo del Pd, ma accanto do per scontato ci sia un raggruppamento di moderati che non vuole stare con il Pd, ma neanche dall’altra parte e presumibilmente una parte della sinistra”. Dunque un Pd che qualche alleanza deve pur fare. Anche con alcuni di quei “partitini” che furono tanto ostici a Veltroni, e che lo sono tantissimo anche a Renzi, ma altrettanto necessari per vincere nel caso fosse varata una legge elettorale come quella presentata alla discussione del Parlamento.

renzi letta

Anche se, improvvisamente, una volta presentata “in tempo” la piattaforma di riforma, come tengono in ogni occasione a ricordare i giovani collaboratori e le giovani collaboratrici del Sindaco di Firenze, è stato tutto rinviato per un qualche tempo. Pausa di studio? Delle reazioni interne al Pd, che ha mal digerito la novità? Delle reazioni di Berlusconi che subito si è messo a gridare che aveva già vinto le prossime elezioni?  Oppure, la sospensione è necessaria a chiarire altre questioni. Come quella legata alla sopravvivenza del Governo Letta?

Resta, in ogni caso, la parola d’ordine sul “tempo scaduto”. In particolare quello per fare le riforme perché è su quel terreno che, a suo avviso, il principale partito del Centro sinistra da una mano al Paese. Così solamente,  sembra dire Renzi, si individua la via migliore per vincere le elezioni, non solamente un problema legato al tipo di sistema elettorale che si va a scegliere. Non è il sistema cosiddetto dell’Italicum che fa vincere o perdere le elezioni. Se il Pd perde con il trio Berlusconi, Bossi, Casini  vorrà dire che il problema “siamo noi”.

Renzi nel suo intervento fa ancora capire che non raccoglie il messaggio delle sirene che lo vorrebbero portare a Palazzo Chigi al posto di Letta anche se non si sa con quanta sincerità. Lui non pone problemi, il Pd non ha mai fatto mancare il suo appoggio in nessun passaggio rilevante. La nostra fiducia è sempre stata costante» “. E’ Letta che deve decidere: «Se ritiene che le cose vadano bene come stanno andando, che vada avanti. Se ritiene che ci siano dei cambiamenti da apporre, affronti il problema nelle sedi politiche e istituzionali, indichi quali e giochiamo a carte scoperte”.

Renzi ha poi annunciato due nuove riunioni del massimo organo decisionale del partito con scadenza settimanale. Quella sulla collocazione europea,  e sulle candidature alle Elezioni  europee, del prossimo 13 febbraio, e quella sul cosiddetto “Jobs Act”- in italiano la legge sul lavoro- prevista per il 20 di Febbraio.

Giancarlo Infante