Bonino: India inaffidabile sul caso dei marò. Aumenta la pressione sull’Unione Europea. Latorre ai giornalisti: “dite la verità, é una faida tutta indiana”

Bonino: India inaffidabile sul caso dei marò. Aumenta la pressione sull’Unione Europea. Latorre ai giornalisti: “dite la verità, é una faida tutta indiana”

La Ministro degli Esteri, Emma Bonino, e l’inviato italiano in India per il caso dei marò, Massimiliano Latorre e  Salvatore Girone , alzano i toni contro il Governo di Nuova Dehli. “Sono inaffidabili”, “La pazienza è arrivata al limite”. Queste frasi,  pronunciate in occasione del la conclusione della missione in India di una commissione parlamentare italiana, la dicono lunga sul clima che si è consolidato tra le due capitali dopo che continua a sussistere l’incertezza sul tipo di legge che le autorità indiane intendono  applicare per il processo ai due italiani. Processo, sia detto per inciso, che gli indiani non sono stati neppure in grado di avviare.

il ministro della Difesa Mario Mauro, da Roma, ha nuovamente difeso i due marines italiani:: “In ogni circostanza dobbiamo ribadire l’innocenza dei nostri fucilieri, vorrei fosse convincimento di tutti italiani. Dopo due anni non si conoscono le reali accuse che li coinvolgono”.

La delegazione italiana ha incontrato anche l’ambasciatore dell’Unione Europea a New Delhi, Joao Cravinho, il quale considera “inaccettabile” la possibilità che i due militari italiani vengano condannati a morte. L’Italia sta, infatti, aumentando la pressione diplomatica sugli indiani minacciando di porre seri ostacoli, fino all’uso del diritto di veto, se possibile, alla definizione degli accordi commerciali che l’India è interessata a firmare con l’Unione Europea.

delegazione con marò

In occasione dell’incontro con i parlamentari italiani i due fucilieri di marina italiani si sono detti stanchi e stremati dal sempre più stressante gioco del gatto con i topi ed hanno invitato i giornalisti a dire “la verità” sulla morte  dei due pescatori indiani. Una verità che a loro dire  potrebbe essere scomoda e pure  foriera di guai. Insomma, un “pasticciaccio brutto” tutto  indiano  frutto di faide interne da non far conoscere al mondo intero. Così, l’accorato appello lanciato da Latorre e Girone  ai giornalisti al seguito della delegazione bicamerale  italiana, suona come una richiesta precisa: “Scrivete la verità” perché altrimenti è un male.  E’ Latorre rivolgersi  ai cronisti perché “si muovano” per dare sostegno morale, ma soprattutto per fare pressione sul governo locale.

La conversazione di Latorre con i giornalisti è andata a lungo avanti e si è trasformata in un invito “a riascoltare l’intervista al comandante in seconda della petroliera Enrica Lexie, Carlo Noviello”, per fare luce sulla vicenda che lo coinvolge.

1a9600 lexieIl comandante in seconda Noviello aveva fornito telefonicamente, nel marzo scorso, una sua ricostruzione dei fatti: quella che si è verificata ai danni dell’Enrica Lexie sarebbe stata una “chiara manovra di abbordaggio” da parte di una “barchetta”, avvicinatasi all’imbarcazione italiana a più di 20 miglia dalla costa, in piene acque internazionali. La barca in questione avrebbe continuato ad avvicinarsi, fino ad arrivare a 100 metri dalla petroliera italiana, nonostante le segnalazioni ottiche inviate dai due marò per bloccarne l’avanzata. A questo punto i due fucilieri avrebbero sparato dei colpi in acqua, in seguito ai quali la “barchetta” avrebbe ripreso il largo. Sarebbe però apparso chiaro agli occhi dei marò che tutti i membri a bordo fossero vivi. La morte dei pescatori indiani sarebbe allora addirittura un’”un’invenzione”, un “errore” in cui i militari italiani sarebbero stati immischiati.

Secondo la ricostruzione del comandante, infatti, uno scontro a fuoco ci sarebbe stato, ma all’interno del porto di Kochi, tra la Guardia Costiera locale e una barca. Il secondo ufficiale Carlo Noviello suppone bonino2quindi che i morti ci siano stati in quel frangente, ma senza il coinvolgimento dell’Enrica Lexie. E per Noviello, addirittura la barca con i morti era diversa da quella che aveva tentato l’abbordaggio della Lexie. La Coast Guard avrebbe poi chiesto alla nave italiana di entrare a Kochi per riconoscere, tra le due barche fermate, quella che aveva tentato l’approccio alla nave su cui si trovavano i fucilieri della marina italiana. Ci sarebbe quindi un complotto, organizzato ai danni dei marò italiani, magari per coprire un errore dei militari indiani?

Questa versione dei fatti offrirebbe un valido sostegno alla tesi di innocenza testardamente propugnata dai due militari, fin da quando hanno cominciato a prendere forma le accuse a loro carico.

L’ultima parola spetta però alla Corte Suprema indiana, che solo qualche giorno fa la ha chiesto al governo di trovare una soluzione entro due settimane allo stallo che sta ritardando il processo ai due marò. La prossima udienza si terrà il 3 febbraio.

Isadora Casadonte