Berlusconi ed il “ritorno all’ovile” di Casini ed Alfano. Ha la “pazza” idea di votare tra un anno e, con i “minori”, di battere Renzi

Berlusconi ed il “ritorno all’ovile” di Casini ed Alfano. Ha la “pazza” idea di  votare tra un anno e, con i “minori”, di battere Renzi

“Le decisioni migliori e più sagge non derivano dalla ragione ma nascono da una visionaria lungimirante follia”».  Silvio Berlusconi ricorda la frase di Erasmo da Rotterdam al “Corriere della Sera”. Non svela completamente la sua “folle” idea per riprendere il potere, ma fa capire che una ce l’ha. Conoscendolo, folle o meno che sia questa idea, non ne dubitiamo affatto.  Berlusconi si guarda bene dal rivelare la strategia, ma è chiara qual è la stella polare che lo anima: ritornare alle elezioni politiche per vincerle.

Come già ha fatto nel 2008. Allora, considerato per la terza o quarta volta politicamente  morto, beffò quel Walter Veltroni che dava oramai per scontata la vittoria della sinistra e di essere in condizione di determinare la definitiva uscita di scena di quello che, invece, è rimasto il capo della destra italiana,  dopo 20 anni e dopo tutti i “funerali” che gli hanno fatto.

I sondaggi erano anche in quei giorni tutti contro il Cavaliere. Il Pd era finito in mano a Veltroni,  convinto dalla sua idea di potere essere vincente da solo. Pronto, così, a fare uno dei  tanti “parricidi” della sua breve storia. Intendeva accantonare  Romano Prodi  e provare a vincere le elezioni senza avere bisogno dei cosiddetti “partitini”. Quelli che fino ad allora avevano creato tanti problemi, ma anche  consentito la vittoria delle coalizioni capeggiate dal professore bolognese. L’unico capace di sconfiggere  Silvio Berlusconi.

Alla fine, invece, vinse lui: Silvio Berlusconi. Riuscì a trasformare i suoi immancabili sondaggi personali in voti veri. Cosa in cui non avevano creduto neppure i suoi. Al punto che gli uffici del Pdl erano stati frequentati per mesi solo da pochi intimi. Ovviamente, la sede di Via dell’Umiltà si gremì di folla al momento dell’apertura dei seggi che coincise con la fine politica del suo avversario Veltroni.

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Berlusconi queste cose le ricorda bene ed è intenzionato ad utilizzare la tante analogie che, con l’avvento di Matteo Renzi, gli si presentano dinanzi. Vede nuovamente un Sindaco, questa volta é quello di Firenze,  riproporre ai democratici la suggestione di fare da soli e di disinteressarsi della sorte dei partiti minori. Entrambi, Berlusconi e Renzi, lavorano per distruggere il “centro” con la differenza, però che il primo riesce sempre ad attrarne i voti.

Questa volta, in più, i sondaggi di opinione  dicono che il Centro destra è addirittura avanti agli avversari. Come se la spinta propulsiva del “fattore Renzi” fosse incapace di portare il Pd oltre l’asticella già raggiunta sotto la guida di Pierluigi Bersani. Insomma, Berlusconi si vede la vittoria già in pugno. E’ solo questione di tempo. E tutti in giro cominciano a pensare che ancora una volta  finirà per vincere.

A questo punto, sembra di capire, che Berlusconi abbia persino cambiato idea e che non sia più travolto dallo smodato desiderio di andare subito alle elezioni. Una cosa  che nei mesi scorsi sembrava agitarlo in maniera ossessiva. No, da quello che racconta nell’intervista concessa al Corriere sembra, anzi,  convinto dalla necessità di prendere più tempo. In fondo, può essersi detto, se Renzi non ha sfondato ora, fresco fresco di vittoria interna al Pd, il tempo può lavorare solo contro di lui e, quindi, a vantaggio mio.

Inoltre, tra un anno, ammesso pure che perda il ricorso in Europa, Berlusconi tornerà ad essere libero e si vedrà restituita tutta intera la propria agibilità politica. Certo, restano aperte le delicatissime vicende giudiziarie di Napoli e di Milano, ma a quelle é meglio non pensarci.

“Il rieccolo”, nomignolo affibbiato ad un grande politico, magari antipatico, ma sempre grande, cioè Amintore Fanfani, con Berlusconi rischia, così, proprio di impallidire. I gatti, pure, sono  preoccupati di essere sostituiti nel detto sulle nove vite da Silvio Berlusconi. Il quale sembra proprio credere al fatto che possa gestire la politica italiana in eterno. Anche se qualcosa, ogni tanto, si inceppa.

Lui, però, fa finta di non vedere i tanti inciampi che lo hanno fatto caracollare nel corso degli anni. Tende, persino, a far finta che queste difficoltà non siano mai esistite. Di sicuro ricorda le vicende con Pier Ferdinando Casini, da lui tanto sbeffeggiato e deriso allorquando il leader centrista decise di non fare parte del Pdl. Eppure, Berlusconi, adesso, fa finta di niente.

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Lo stesso vale con Angelino Alfano con il quale la separazione è così recente che non si è neppure asciugato l’inchiostro con cui è stata scritta. Anche per lui é pronto a sacrificare il vitello migliore. E di Fini che potremmo dire?

Berlusconi gongola. Diventa uomo senza memoria quando c’è da incassare “un ritorno all’ovile”. Berlusconi ringiovanisce, persino. Si veste dei  panni migliori: quelli dell’uomo delle campagne vittoriose. Poi, sì c’è il resto. Con il faticoso peso quotidiano della gestione. Con le seccature che creano i “partitini”.

Intanto lui, però, a differenza di quelli del Centro sinistra, se ne lamenta ma se ne prende anche i voti per vincere. Visto che siamo in vena di reminescenze di frasi celebri viene proprio da dirlo: “la seccatura di un partitino val bene Parigi”.

Giancarlo Infante