“Basta con l’inutile tessera del tifoso, ma nuovi stadi con locali per custodire i più violenti in attesa di un rapido processo”. E’ la ricetta del Presidente del Coni Malagò a un convegno a Roma della Polizia

“Basta con l’inutile tessera del tifoso, ma nuovi stadi con locali per custodire i più violenti in attesa di un rapido processo”. E’ la ricetta del Presidente del Coni Malagò a un convegno a Roma della Polizia

Il Presidente del Coni Giovanni Malagò “boccia” la tessera del tifoso, un documento indica i tifosi violenti negli stadi, ma non ne permette una schedatura. E per contestare il provvedimento che avrebbe dovuto costituire la soluzione all’irrisolto problema non sceglie una sede a caso, ma la la Scuola Superiore di Polizia di Roma, dove appunto il Capo della Polizia, Alessandro Pansa, ha organizzato il convegno dal titolo emblematico: “Giochi di squadra. un cantiere aperto per un calcio migliore”.

1malago5La violenza negli stadi, ovvero un problema che ormai da anni non fa dormire sonni tranquilli ai responsabili del Viminale e delle Forze dell’Ordine. Dibattiti, convegni, tavole rotonde seminari. Iniziative tante, risultati concreti pochi, forse nessuno. Ora ci prova lo stesso capo della Polizia, a sei anni di distanza dell’omicidio di Catania nel quale perì il sottufficiale di Polizia Raciti per opera dei tifosi violenti.

Un’occasione importante, alla quale il Presidente del Coni non poteva mancare. Proprio nella sede 1malago4istituzionalmente più adatta per discutere di questi problemi. Così Malagò “boccia” senza riserve la cosiddetta tessera del tifoso. “Con questo documento – sostiene il Presidente del Coni – non è possibile che, per colpa di poche persone, ci sia una forte penalizzazione, in termini di complessità procedurali e burocratiche”. E la ricetta per superare lo scoglio è indicata nella “Costruzione di stadi nuovi che consentano alle Forze dell’Ordine di poter agire nell’immediato, come avviene, ad esempio in 1malago6Inghilterra.” Secondo il presidente del Coni sarà possibile dotare le nuove strutture di impianti tecnologi mediante i quali sarà possibile identificare i violenti e bloccarli all’istante. Isolandoli, in un luogo apposito all’interno dello stadio, dove potrebbero essere trattenuti in stato di fermo, in attesa del processo per direttissima, entro due giorni. E solo “in caso di conferma delle accuse – precisa Malagò – scatterebbe allora il divieto di accedere agli impianti e la perdita del posto di lavoro. Come del resto avviene in Inghilterra”.

Parole chiare che indicano la volontà dei dirigenti sportivi di superare, nel migliore dei modi, il grave e sentito problema per permettere allo sport di abbandonare la violenza che, purtroppo, ancora la fa da padrone. Ma l’ipotesi dei nuovi stadi attrezzati in modo da poter aver anche la funzione di prigione, per quanto suggestiva, stentiamo proprio a ritenere che qui in Italia possa davvero trovare applicazione.

Enrico Barone