Bambini: generazione 2.0 e la natura

Bambini: generazione 2.0 e la natura

E’ un dato di fatto che ci stiamo indirizzando verso una generazione di bambini high tech 2.0. E questo a partire dalla scuola. L’obiettivo zero zainetti (e quindi meno carta e minor peso) si raggiungerà attraverso la virtualizzazione del materiale scolastico e con il supporto di mini-computer. C’è un nuovo progetto che vede coinvolti cinque istituti professionali italiani: uno di Trapani, uno di Palermo e tre di Roma, dove saranno sperimentati presto i primi prototipi di banchi informatizzati, funzionali e a basso costo, capaci di sostituire libri e quaderni. Uno schermo lcd touch, collegato a un mini computer della dimensione di un palmo di mano, e una chiavetta usb collegata al dispositivo per caricare i contenuti della didattica.

Una soluzione innovativa e intelligente per una scuola più tecnologica ed eco. Certo, per completare il processo bisognerebbe fornire le scuole di energia verde, solo così infatti i dispositivi elettronici potrebbero davvero impattare di meno sull’ambiente. Tutto ciò mi vede però ancora dubbiosa!

Lavorando in un ospedale pediatrico, vi posso assicurare che il numero di bambini ricoverati per essere caduti dal letto supera di gran lunga quelli che si recano in una struttura sanitaria dopo essere caduti da un albero.
Il National Trust, l’equivalente inglese del nostro FAI (Fondo Ambientale Italiano), ha stilato una lista di cose che si possono fare con i bambini per recuperare il rapporto con la natura. Sicuramente, la generazione di bambini attuali vive chiusa tra le mura di casa, passando le giornate tra giochi online, console multimediali e televisione.

bambini2Per spezzare questo circolo che sta diventando emergenza sociale, il National Trust britannico propone, quindi, una lista di cose da fare prima dei 12 anni. Si tratta, in sostanza, di un elenco di esperienze che ogni bambino, per crescere e svilupparsi in salute e equilibrio con il mondo che lo circonda, dovrebbe vivere entro il suo dodicesimo compleanno. Quasi tutte le proposte riguardano la natura: cogliere una mela dall’albero e assaporarne il gusto; costruire con gli amici una diga in un ruscello; imparare fischiare con un filo d’erba; fare una torta di fango. Per ora mi sento più affine a questa scuola di pensiero!

Dopo l’esempio, uno dei mezzi più efficaci per insegnare ai più piccoli la riscoperta della natura sono i libri: spesso colorati e con magnifiche illustrazioni i libri per i più piccoli sono risorse preziose per tutti quei genitori che vogliono crescerli insegnando loro i valori “verdi”. C’è per esempio “Il quaderno degli alberi” di Salvatore Mariano: un libro gioco alla scoperta degli alberi che, attraverso il gioco, vuole avvicinare i bambini al piacere di scoprire e conoscere più da vicino l’ambiente naturale che li circonda. Ve lo consiglio.

Per chi non può proprio fare a meno della tecnologia, almeno cerchiamo di renderla funzionale per coinvolgere il bambino alla scoperta del mondo naturale. È il caso del reality game lanciato da una fondazione americana, il Natural Lands Trust, per invitare i bambini a riscoprire il parco di Strout in Pennsylvania, usando smartphone e tablet. Scaricando l’app SCVNGR, i visitatori sono guidati attraverso le bellezze naturali della riserva da una serie di sfide e di giochi che permettono di conquistare punti e condividere le proprie esperienze con gli amici. Su un principio simile si basa Geocaching, un social network che consiste in una caccia al tesoro collettiva. L’obiettivo è trovare oggetti nascosti da altri utenti all’aperto, utilizzando le coordinate GPS fornite sul sito.

bambini5iSpot e Observado sono, invece, siti che consentono di scambiare immagini e informazioni sul mondo naturale. Observado, dedicato alla biodiversità, coinvolge una serie di esperti che su base volontaria verificano tutti i dati postati dagli utenti ed hanno già raccolto un database di 27 milioni di record. Leafsnap è, infine, una guida digitale sviluppata dalla Columbia University in collaborazione con l’Università del Maryland e la Smithsonian Institution che consente di identificare le specie arboree. Il progetto si basa su un’app gratuita per iPhone e iPad, che utilizza il riconoscimento visivo per identificare fotografie di foglie, fiori, bacche e cortecce. Meglio di niente!

Finirei con il riportarvi una buona notizia italiana. Questa è la storia di un progetto speciale. Diventerà realtà tra poco, con un accordo tra Wwf e Asl. I ragazzini socialmente svantaggiati trascorreranno campi vacanze nelle oasi maremmane del Wwf e troveranno nella natura educazione e terapia. Da anni a Burano, in quella parte della Maremma che si perde nella Toscana del Sud sino ad abbracciare l’Alto Lazio, si organizzano campi estivi per ragazzi. Ma mai si era pensato, in collaborazione con il servizio sanitario nazionale, di organizzare un campo per bambini dai 9 ai 12 anni, assistiti dall’Asl.

Il primo centro d’educazione ambientale d’Italia, recuperato dal Wwf dopo varie traversie, si chiama Casale della Giannella: si trova davanti alla laguna di Orbetello, a duecento metri dal mare ed è un micro universo (posto a me davvero caro e pieno di ricordi!). Nelle oasi si scoprono i misteri degli animali, si collabora alla loro conservazione, si fa bird watching, si pulisce il lago, si diventa creativi con i lavoratori di creta: gioco, ambiente e amore per gli animali saranno i libri e le medicine.

Sonia Festa – © www.imperialbulldog.com