Autorità portuali: Lupi porta avanti il suo piano. Creazione dei distretti logistici e riduzione del numero

Autorità portuali: Lupi porta avanti il suo piano. Creazione dei distretti logistici e riduzione del numero

Creazione dei distretti logistici e riduzione quasi automatica del numero delle Autorità portuali. Il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Maurizio Lupi, è intenzionato a procedere sulla linea illustrata all’ultima assemblea di Assoporti e si prepara a presentare il suo piano per riorganizzare l’intero settore.

La notizia arriva lo stesso giorno in cui lo stesso Lupi ha illustrato al Consiglio dei Ministri il nuovo Piano nazionale per gli aeroporti, che interviene a razionalizzare un settore in attesa di riforme da più di venti anni. Lo stesso numero di anni da cui si attende il varo della riforma dei porti, che non si è riusciti ad approvare alla fine della scorsa legislatura e che sembra ormai superata nei fatti (e, di fatto, abbandonata da tutti, anche dalla stessa Assoporti

1a2056 lupiLe grandi linee del nuovo piano sono state anticipate dallo stesso Lupi: si punta alla creazione di distretti logistici che raggrupperanno su base territoriale una di serie di scali, superando di fatto anche la struttura delle autorità portuali. Il Ministro ha provveduto a inviare ai presidenti delle Commissioni Trasporti di Camera e Senato una bozza della riforma che, dopo un esame, diventerebbe poi lo schema di un decreto disegno di legge varato dal Governo.

La riforma individua una nuova “Autorità portuale e logistica” con funzione e interesse strategico che presidiano una serie di distretti che fanno riferimento ai nodi della rete di trasporti Ten-T e ai corridoi individuati a livello europeo. I nuovi distretti saranno otto in tutto: Alto Tirreno, Medio Tirreno, Basso Tirreno, Alto Adriatico, Medio Adriatico, Basso Adriatico-Ionio, Sicilia e Sardegna.

1a2062 triesteL’attribuzione dei porti all’uno o all’altro non sarebbe ancora stata individuata nel dettaglio. E’ presumibile che del distretto Alto Tirreno facciano parte i porti di Genova, Savona e Spezia e forse anche Livorno se si decide di aggregarlo a questo distretto; del Medio Tirreno i porti della stessa Livorno, di Piombino, di Massa Carrara e di Civitavecchia; del Basso Tirreno, Napoli, Salerno e Gioia Tauro; dell’Alto Adriatico, Venezia e Trieste; del Medio Adriatico, Ancona e Ravenna; del Basso Adriatico-Ionio, Manfredonia, Bari, Taranto e Brindisi; e, infine, in Sardegna Cagliari e Olabia e, in Sicilia, Palermo, Messina, Augusta e Catania.

Il progetto ha già spaccato Assoporti, creando una divisione che attraversa trasversalmente i vari fronti, con i grandi porti come Genova, Venezia o Trieste a favore di un’aggregazione che consenta la crescita di un ruolo competitivo anche a livello internazionale e gli altri porti che temono di essere inglobati e limitati nella loro autonomia. Le divisioni corrono anche a livello politico: il viceministro dei Trasporti De Luca, ad esempio, che riveste anche il ruolo di sindaco di Salerno, si è dichiarato contrario all’aggregazione del porto cittadino con quello di Napoli perché sostiene che dall’unione ad essere danneggiato sarebbe proprio lo scalo salernitano che – secondo De Luca – è molto più efficiente e funzionale dello scalo napoletano (che, di fatto, è ancora senza guida e sostanzialmente paralizzato nella sua attività e nei suoi progetti di sviluppo).

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