Approvato dal Governo: se una banca fallisce pagano anche i clienti

Approvato dal Governo: se una banca fallisce pagano anche i clienti

Ne avevamo parlato già lo scorso 23 aprile in occasione di un intervento del Governatore della Banca d’Italia, allorquando Visco anticipò la necessità di adeguarci ai meccanismi richiesti dall’Europa introducendo una norma secondo cui nel caso di un fallimento di una banca dovranno ripianare i debiti gli azionisti e gli obbligazionisti senza più prevedere l’intervento dello Stato, come è stato finora. Il guaio è che finiranno  con il pagare anche i clienti.

La conferma viene dal provvedimento approvato dal Consiglio dei Ministri su proposta del Presidente Matteo Renzi e del Ministro dell’economia e delle finanze Pietro Carlo Padoan, secondo il quale saranno garantiti i conti dei clienti solo fino a 100mila euro.

Se poi le perdite non venissero ripianate, è previsto l’intervento di un fondo di garanzia finanziato dalle stesse banche.

Se è vero che il lodevole intento di Palazzo Chigi è quello di ridurre al minimo l’impatto sui conti pubblici dei dissesti di istituti privati come sono le banche che nel passato hanno sempre portato il conto dei loro guai allo Stato, è altrettanto vero che non si capisce perché il conto di eventuali pessime gestioni del bilancio di una banca debba essere presentato ai correntisti che poco hanno a che intervenire sulle decisioni del vertice della propria banca.

E’ chiaro che un provvedimento del genere implica più stringenti controlli sulle banche da parte delle autorità, a partire dalla Banca d’Italia che, però, purtroppo, è stata fatta diventare di loro proprietà, e che siano anche introdotti forti previsioni di condanna al carcere per gli amministratori infedeli o incapaci.

Lo scorso 23 aprile scrivevamo:

“I clienti di una banca rischiano di dover ripianare i debiti dell’istituto cui hanno affidato i loro depositi ed i loro investimenti a partire dal 2016? Sarà proprio così?  Se è vero abbiamo circa sei mesi di tempo per metterci i soldi sotto il materasso, viste le condizioni di alcuni nostri istituti di credito.

Una notizia, a ben guardare, clamorosa che dovrebbe preoccupare non poco. Che dovrebbe far riflettere sul fatto che i clienti, in molti casi già vittime delle loro banche, rischierebbero pure di pagare per le tante follie, errori, speculazioni sbagliate che, oramai è appurato, vengono fatte da bancari e banchieri senza preoccuparsi poi tanto delle conseguenze. Molto raramente ci vanno di mezzo loro.

Il fatto è che la notizia viene direttamente dal Governatore della Banca d’Italia e sembra che la cosa non abbia poi smosso più di tanto noi italiani, oramai abituato a subire di tutto, vittime consapevoli della cosiddetta “sindrome di Stoccolma”.

Ovviamente, la questione meriterebbe articoli, articolesse, editoriali, elzeviri e quanto altro la penna del Governatore e dei nostri attenti giornalisti economici finanziari sono in grado di produrre. Invece no, il tutto è affidato per il grande pubblico ad un “twitt”- dicasi un “twitt”- di tre righe fatto cinguettare, come se niente fosse, dall’Ufficio stampa della Banca d’Italia, a seguito dell’audizione in Senato del Governatore della Banca d’Italia.

C’è da rimanere senza parole. C’è veramente da invitare tutti questi nostri uomini di stato a rinunciare al vezzo che hanno preso di “twittare” cose non “twittabili”- tra l’altro in un Paese dove sembra che Internet sia patrimonio d’uso quotidiano di meno della metà della popolazione, e smetterla di ridurre argomenti fondamentali per la vita della gente a quattro frasette gettate così nel calderone di Internet.

Nel caso specifico,  la frasetta di tre righe nasconde una grande potenziale fregatura per milioni di correntisti ed apre un dibattito veramente serio che chiama in causa un’entità sconosciuta in Italia che potremmo chiamare “democrazia economica”. Sì, perché, allora, si deve parlare degli effettivi diritti di controllo che, per un rischio del genere, dovrebbero essere trasferiti anche ai semplici clienti.

Cose da dibattiti in prima pagina e nei famosi “talk-show” delle nostro reti che sono sempre più “show” e meno “talk”. In un altro Paese, però, dove magari le banche non posseggono direttamente i giornali o non sono di fatto le proprietarie dei giornali attraverso aziende che, in realtà, sono in mano a loro.

Noi, invece, abbiamo avuto solo un’anodina registrazione da parte di quasi tutti i quotidiani. Perplessità e critiche le abbiamo dovute trovare da altre parti.

Il professor Antonio Rinaldi, che non è proprio il più convinto sostenitore di tanti modi di fare dei banchieri europei, così declina la questione e ce la spiega: “Il numero uno di Via Nazionale ha fatto questa considerazione in ottemperanza a quanto disposto dai Meccanismi di vigilanza e di risoluzione che costituiscono i veri pilastri su cui si basa l’Unione Bancaria e che entreranno a regime dal gennaio del 2016. In poche parole ha iniziato a mettere in guardia che potrebbero esserci delle insolvenze a carico di qualche banca italiana e per le nuove regole europee i clienti potrebbero essere chiamati direttamente a contribuire a farne fronte. Praticamente come dire che d’ora in poi chi affida la propria automobile a un parcheggio privato per la custodia, nel caso di fallimento del garagista, se la vede venduta coercitivamente.

La gravità dell’affermazione è duplice perché non solo è formulata dalla massima autorità istituzionale nazionale in materia, ma anche perché la Banca d’Italia esercita la funzione di vigilanza del sistema bancario e potrebbe pertanto già mettere le mani avanti su situazioni di default che nel breve potrebbero verificarsi. O peggio ancora, proprio per la sua funzione ispettiva e di vigilanza, è già a conoscenza che a breve i clienti di qualche istituto bancario saranno letteralmente rapinati per far fronte a default societari. Inutile ricordare che in Europa si continua indisturbati e in modo arrogante a sfornare sempre più meccanismi automatici vincolanti in totale sfregio delle rispettive Costituzioni ad iniziare dalla nostra. Nessuno a livello istituzionale ha mai sollevato problemi di palese illegittimità fra il Meccanismo di Risoluzione e l’art.47 della Costituzione che prevede in modo inequivocabile che “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme…”.

Ci scusiamo se abbiamo saccheggiato a man salva il pensiero del professor Rinaldi, ma forse letto quanto ha scritto c’è davvero poco da aggiungere, a parte qualche considerazione sull’Europa.

E’ vero, non sono poche le decisioni che giungono dall’Europa e che ci appaiono assolutamente strampalate. A noi pare assurdo  che i clienti possano essere chiamati a pagare per le responsabilità dei banchieri. C’è però da riflettere sul fatto che la decisione introduce adesso la necessità che a livello nazionale vengano introdotti controlli più stringenti sulle banche, proprio perché di mezzo potrebbero andarci i correntisti. In poche parole, questa è un’altra di quelle occasioni in cui dobbiamo essere consapevoli che l’Europa, molte volte, offre delle occasioni che poi non riusciamo o non vogliamo cogliere noi italiani.

Allora, nello specifico, cerchiamo di capire quale intenzione ha al riguardo la Banca d’Italia che, di proprietà delle stesse banche sottoposte al suo controllo, non può certo cavarsela solo con un cinquettio”.