Approvata la riforma costituzionale di Renzi senza le opposizioni. Ora tocca al referendum

Approvata la riforma costituzionale di Renzi senza le opposizioni. Ora tocca al referendum

Approvata dalla Camera dei Deputati la riforma costituzionale voluta da Matteo Renzi, della quale spicca la trasformazione del Senato come lo conosciamo noi in una cosa diversa  perché nella visione nuova le leggi le varerà solamente la Camera e la seconda camera si trasformerà in un’altra cosa, piena di Sindaci e rappresentanti regionali.

Il voto di oggi è stato caratterizzato dal fatto che tutte le opposizioni, di destra e di sinistra,  sono uscite al momento del voto per marcare ancora di più la loro contrarietà e il loro dissenso da un provvedimento considerato da alcuni addirittura un duro colpo potenziale alla democrazia.

Così, alla fine, hanno votato di si in 361 e solo sette contrari, mentre i parlamentari del Movimento Cinque Stelle, della Lega, di Fratelli d’Italia, di Forza Italia e quelli della Sinistra Italiana se ne stavano fuori dall’aula in attesa di un voto scontato.

Ovviamente, la questione non finisce qui perché il voto di oggi, alla conclusione di un lungo iter durante il quale il provvedimento non è stato votato in seconda lettura, da entrambe le camere, con la maggioranza qualificata dei due terzi dei voti,  dovrà essere confermato da un referendum già previsto per il prossimo autunno.

Sarà un voto a rischio per il provvedimento votato oggi visto che per questo tipo di referendum costituzionale non è previsto alcun quorum, come ricorda l’art. 138 della Carta costituzionale, ed è probabile che a votare andranno più compatti quelli del no che non gradiscono una riforma  voluto ad ogni costo da Renzi, il quale è giunto persino al punto di legare al suo esito finale, quello del referendum, il proprio futuro politico.

Intanto, però, Renzi deve immediatamente già fare i conti con quanti, incluso la minoranza interna al Pd,  e qualcuno delle forze sue alleati minori di governo,  chiedono a viva voce la modifica della legge elettorale, del cosiddetto Italicum , come bilanciamento in senso più democratico della riforma approvata oggi e riducendo così il rischio che il paese sia governato da una sola persona e da un solo partito.