Al via la flotta europea nel Mediterraneo, ma nessuna decisione su “quote” migranti

Al via la flotta europea nel Mediterraneo, ma nessuna decisione su “quote” migranti

I ministri dell’UE hanno approvato un piano di intervento in materia di migrazione sulle acque del Mediterraneo che prevede l’organizzazione di una forza navale diretta al contrasto del traffico dei migranti condotto da moderni schiavisti senza scrupoli.

Ancora, però, non è venuta fuori nessuna soluzione ad uno dei temi che maggiormente stava a cuore al Governo italiano di Matteo Renzi e cioè la ripartizione delle quote dei migranti da distribuire, una volta recuperati in mare, tra i diversi paesi dell’Unione europea.

Dopo che il criterio delle quote era stato deciso a livello di vertice dei Capi di Stato e di Governo le trattative dovranno comunque andare avanti, ma niente fa pensare che la questione sarà risolta alla svelta. Ad oggi, però, resta il punto interrogativo sul come verranno suddivisi i 20 mila migranti che si prevede di accogliere con lo status di rifugiati.

Per quanto riguarda la flotta destinata al recupero della gente in mare e il contrasto agli scafisti, i ministri europei hanno stabilito che il comando sarà impiantato a Roma con a capo un ammiraglio italiano, con l’obiettivo di far diventare operativo il progetto a partire dal prossimo mese di giugno.

L’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea, Federica Mogherini ha così riassunto i punti che articolano l’intervento europeo:

– lavoro di intelligence per la raccolta di informazioni sui trafficanti e scafisti

– controllo ed intercettazione delle imbarcazioni utilizzate dai contrabbandieri di uomini

– distruzione dei natanti utilizzati per il trasporto dei migranti

La Mogherini ha comunque precisato che il vero obiettivo dell’intervento europeo è quello di colpire e distruggere le reti ed i collegamenti che i trafficanti utilizzano per la gestione del loro business.

Resta, ovviamente, da capire quale sarà l’articolazione concreta dell’operazione, la sua ampiezza in termini di mezzi e di finanziamento e delle cosiddette regole d’ingaggio. Sullo sfondo resta il via libera delle Nazioni Unite per le operazioni che si svolgeranno nella vicinanza delle coste libiche.