A Il Cairo, il giorno dopo: stato d’assedio. Si contano i morti Guerra pure sulle vittime: 500 o 4500? Rischio di nuovi scontri e violenze

A Il Cairo, il giorno dopo:  stato d’assedio. Si contano i morti  Guerra pure sulle vittime: 500 o 4500?  Rischio di nuovi scontri e violenze

Il Cairo, il giorno dopo. Un vero e proprio campo di battaglia. I morti ufficiali, secondo i dati del Ministero della Sanità egiziano sarebbero 463 e 2926 i feriti. A questi devono essere aggiunti 45 tra poliziotti e soldati uccisi dai dimostranti che non hanno esitato a fare uso delle armi. i Fratelli Mussulmani denunciano, invece, oltre 4500 vittime.

Sono cifre altamente discordanti che, per quanto riguarda i “conteggi ufficiali”, non tengono conto di tutti i cadaveri ed i feriti gravi portati via dai dimostrati e, magari, portati a morire lontano dai registri ufficiali del Governo.

Il 14 Agosto 2013, però, non segna solo la data di una delle più grandi stragi avvenute durante la lunga stagione delle cosiddette “primavere arabe” perché potrebbe segnare un altro terremoto politico in un Egitto che non riesce a trovare pace.

Il Vice Presidente Al Baradein si è dimesso di fronte alla violenza con cui lo sgombero delle piazze dove si assembravano i contestatori, approvato anche da lui, è stato portato avanti.
Sit-in of Morsi supporters cleared in Cairo
Decretato lo stato d’assedio per un mese in tutto l’Egitto.
Decine e decine di chiese cristiane sono state assaltate in varie zone del Paese, così come la famosa Biblioteca di Alessandria. Tre giornalisti stranieri sono finiti vittime dei colpi di arma da fuoco scambiati tra forze di polizia e i seguaci di Morsi.

A livello internazionale, il comportamento delle forze di polizie e dell’esercito egiziano è stato criticato dalla stragrande maggioranza dei paesi occidentali e provocato una profonda irritazione da parte dell’Amministrazione Obama. Gli Usa non vogliono che vengano introdotte leggi speciali e che, pertanto, anche lo stato d’assedio sia annullato.

La Turchia e molti paesi arabi, in prima fila il Qatar, hanno chiesto l’intervento del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e della Lega Araba perché cessi il bagno di sangue.
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Il giorno dopo, non si tratta solo di fissare un bilancio definitivo di morti e feriti, bensì anche di vedere quale sarà la reazione dell’opposizione. La Fratellanza Mussulmana, come si è detto, parla ora di oltre 4.500 morti e di più di 10.000 feriti. Invita la gente a scendere nuovamente in piazza.

Non sembra che l’esercito intenda lasciar fare e, quindi, c’è purtroppo solo da attendersi nuovi scontri e nuove vittime.

Red