Accuse reciproche tra Pd e Pdl. Fine settimana di “passione” per il Governo Letta. Napolitano tira fuori dal cilindro la possibilità che il Parlamento voti l’amnistia.

Accuse reciproche tra Pd e Pdl. Fine settimana di “passione” per il Governo Letta. Napolitano tira fuori dal cilindro la possibilità che il Parlamento voti l’amnistia.

Enrico Letta getta il guanto di sfida e chiede una verifica. Il Pdl spara fuoco e fiamme contro il Pd rimproverato dai sostenitori di Berlusconi di incassare il loro sostegno e la loro partecipazione al Governo Letta e, poi, di pugnalarli alle spalle. L’accusa è di votare per la decadenza di Silvio Berlusconi dal seggio senatoriale a causa di quella Legge Severino che, per il Pdl, verrebbe applicata retroattivamente, in barba ad ogni norma giuridica consolidata.

I Pd, ma anche Enrico Letta, ovviamente, non concordano. Tirano diritto perché loro non si sentono obbligati per nulla a non rispettare una legge votata dal Parlamento senza obiezioni di sorta. Inoltre, i democratici sostengono, e questo lo disse lo stesso Presidente del Consiglio, non è proprio il Governo che avrebbero voluto, bensì il frutto di uno stato di necessità scaturito dai risultati delle elezioni politiche del febbraio 2013. La questione Berlusconi non c’entra assolutamente niente

Pd e Pdl, dunque, confermano di essere stati sostenitori di Enrico Letta con prospettive ed intenzioni diverse. Ora che la cosa è disvelata, le accuse reciproche si sprecano. Tutti, per i rispettivi avversari, menerebbero coltellate alle spalle. Il Pd è accusato di darle a Berlusconi. Guglielmo Epifani rimprovera lo stesso gesto criminale al Pdl, a danno dell’Italia intera.

Sandro Bondi, che da tempo sembrava essersi ritirato a vita privata, anche se è ancora coordinatore del Pdl, ce l’ha proprio tanto con il Pd e con Giorgio Napolitano. Li accusa di ricattare il partito di Berlusconi: “Già il fatto che presidente del Consiglio e presidente della Repubblica concordino una linea da seguire dopo il gesto etico e civile assunto dai parlamentari del Pdl, rappresenta un atto di sfida e di ricatto piuttosto che di rispetto e di comprensione di fronte a una testimonianza che avrebbe dovuto essere riconosciuta nelle sue motivazioni profondamente democratiche. L’iniziativa concordata di Napolitano e Letta è un’ulteriore umiliazione del popolo dei moderati”.
letta e ministri
Forse alcuni del Pd gli ricorderebbero che l’incarico a Letta di formare il Governo è venuto da Giorgio Napolitano. Il Presidente della Repubblica non può non continuare a seguire cosa accade tra i partiti e nel Parlamento. Soprattutto, se c’è il rischio di una incombente crisi di Governo e conseguenti, possibili elezioni politiche generali. Dove sta, dunque, il problema? Se c’è un “ricatto”, e questo termine l’ho usato anch’io ieri sera, ma la mia era un’iperbole giornalistica, dopo la decisione di Letta di andare ad una verifica lasciando volutamente irrisolta la questione Iva, questo “ricatto” è nei fatti, nella forza delle cose.

Semmai, molti del Pd, animati da un estremo spirito di rivalsa, potrebbe ricordare che nei mesi passati i “ricatti” sono venuti solo dal Pdl. Questione Imu ed Iva “docet”. Così come potrebbero confermare i tanti interventi in materia dei due Renato capigruppo Pdl al Senato ed alla Camera, Schifani e Brunetta.

Molto da discutere sarebbero anche le critiche rivolte al Presidente Giorgio Napolitano. Egli ha la strana ventura di essere, a volte, indicato da uomini e donne del Pdl come un “sovversivo” e, il giorno dopo, salutato come il Presidente “ideale”. Non è per questo ultimo giudizio che ne hanno votato il “rinnovo” pure loro del Pdl?

Il fatto è che nella furia polemica, in molti non ascoltano e non leggono bene le dichiarazioni di Napolitano. Invece, farebbero bene a prestargli maggior attenzione. Ad esempio, il Capo dello Stato è appena stato al Carcere di Poggioreale da dove ha sollecitato il Parlamento a prendere in considerazione un provvedimento di “indulto o amnistia”. Egli annuncia di avere pronto sul tema un messaggio alle Camere. Non lo avrebbe ancora inoltrato perché in attesa di “un momento di maggiore serenità politica affinché venga letto e meditato con tutto lo sforzo e il coraggio”.
berlusconi napolitano 1
“Abbiamo un obbligo giuridico come ci impone la Corte di Strasburgo – precisa Giorgio Napolitano- per dare una risposta soddisfacente all’affollamento delle carceri. Per questo pongo al Parlamento anche l’interrogativo se esso non ritenga di prendere in considerazione la necessità di un provvedimento di clemenza, di indulto e di amnistia. E’ un provvedimento che non può prendere d’autorità il Presidente della Repubblica che non ne ha i poteri, che non può prendere il Governo da solo e che ha bisogno di un consenso molto ampio delle Camere, forse troppo ampio secondo quanto stabilito”.

E’ probabile che io mi sbagli ma, forse, invece di intestardirsi su posizioni sterili, destinate a non raggiungere alcun risultato, gli uomini del Pdl farebbero bene a riflettere sul ramoscello di ulivo teso da Napolitano sulla possibile amnistia.

Il Presidente é consapevole, comunque, del fatto che non bastano la disponibilità sua e quella di Enrico Letta. E’ necessario anche convincere una discreta parte del Pd in cui molti si dicono contrari ad ogni provvedimento di clemenza che possa aiutare, almeno un po’, Silvio Berlusconi.
letta ascolta parlamento
La sopravvivenza del Governo di Enrico Letta, o almeno dell’attuale Governo Letta, può essere legata a queste poche frasi del Presidente della Repubblica che, nonostante i suoi detrattori, è lì a lavorare per tenere in piedi questo Paese. Pronto a prendersi i rimproveri o gli strali dei malumori più o meno espliciti da parte di tutti. Dopo queste sue dichiarazioni, forse, anche da parte di alcuni settori del Pd.

Giancarlo Infante